Commercio ambulante: drammatica la situazione in città, Confcommercio lancia l’allarme
La Confcommercio suggerisce, per contrastare il fenomeno dell'abusivismo, un controllo a tappeto dei commercianti illegali appostati nelle zone più assurde della città, rotatorie, strisce blu, incroci, strade a 4 corsie dove è vietato sostare
Presentato a Catania con immagini scherzose di ambulanti in piena attività nelle strade cittadine, montate sulle note del re del country Johnny Cash il video- inchiesta che racconta il commercio illegale, un male diffuso a macchia d’olio nella nostra città.
Serie, serissime, invece, le dichiarazioni del vice presidente nazionale di Confcommercio Imprese per l’Italia Pietro Agen che insieme al presidente Ascom Catania Giovanni Saguto e Francesco Sorbello, hanno illustrato la situazione drammatica del commercio ambulante tutta catanese, un problema comunale visto che a Catania manca del tutto l’applicazione della legge, tanto da annunciare un esposto in Procura se non si troveranno soluzioni immediate intorno a un tavolo che coinvolge istituzioni, forze dell’ordine e rappresentanti del Comune.
“Da qualunque parte si entri a Catania – esordisce in conferenza stampa Pietro Agen – il biglietto da visita della città sono i carretti degli ambulanti, soprattutto quelli di ortofrutta, pensate che ogni 600 sequestrati farebbero nascere 100 negozi in regola. Quello che Confcommercio chiede da sempre è il sequestro del mezzo e della merce, solo così si scoraggerebbero le centinaia di commercianti non in regola. Ma a Catania non esiste nessuna vera forma di contrasto all’abusivismo commerciale che così è diventata punto ricettivo per l’hinterland, dove il fenomeno, invece, non è così diffuso”.
E’ un fiume in piena Agen e nel commentare le immagini del video non le manda a dire a nessuno, men che meno alla classe dirigente.
“Dalla sindacatura Bianco la lotta all’abusivismo ha avuto una battuta d’arresto - continua Agen - anche se allora il Sindaco cominciò bene ma poi gettò la spugna. I circa 1500 abusivi che operano oggi esclusivamente nel territorio catanese godono magari dell’indennità di disoccupazione e dei benefici statali, tipo la casa popolare o l’esenzione del ticket sanitario, e tutto ciò l’amministrazione comunale sembra non volerlo vedere. Anche perché colpire gli abusivi vuol dire perdere migliaia di voti”.
Ciò che la Confcommercio suggerisce è un controllo a tappeto dei commercianti abusivi appostati nelle zone più assurde della città, rotatorie, strisce blu, incroci, strade a 4 corsie dove è vietato sostare, una verifica del pagamento del suolo pubblico, della partita IVA e di tutte le autorizzazioni sanitarie. Perché il commercio ambulante è praticabile e previsto dalla legge ma se effettuato nel rispetto delle regole, comprese quelle del codice stradale.
“I controlli – dichiara Francesco Sorbello - sono del tutto inefficaci. Ho assistito a scene inverosimili: vigili che preannunciano il controllo agli abusivi ed altri che comprano il pane, sequestro di solo due casse di ortofrutta a fronte di una cospicua esposizione di merce, abusivi che sfrontatamente vendono nonostante la presenza dei vigili a pochi passi. Se i controlli continuano a essere fatti così è meglio che non li facciano più, ci sentiamo offesi e derisi.”
Eppure, ne è convinta la Confcommercio, basterebbero 22 uomini per un buon controllo del territorio, se accompagnato da un decreto sindacale che permetta il ritiro della merce e del mezzo. Meglio ancora sarebbe cercare di mettere in regola quanti più abusivi possibile, come spiega il presidente dell’Ascom etnea Giovanni Saguto.
“Esistono tre tipi di abusivi – spiega Saguto – quelli totali, quelli parziali che hanno solo la licenza ma non la copertura fiscale, e quelli che, pur avendo la licenza e tutto, operano però in aree non autorizzate. Noi di Confcommercio ci siamo messi sempre a disposizione di chi vuol regolarizzare la propria posizione ma spesso sono proprio i commercianti che non hanno precisa volontà di pagare le tasse e sfruttano una forma di parassitismo autorizzato, sviluppando un giro d’affare di quasi cento milioni di euro l’anno e creando un mancato gettito per l’erario di circa 27 milioni di euro, parte dei quali vengono meno alle casse comunali, considerato che i commercianti irregolari evadono IVA, IRPEF, TARSU, INPS e suolo pubblico e non sottostanno alle rigide regole in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro e autocontrollo alimentare”.