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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Comunità terapeutiche assistite: "Pazienti dimenticati, per loro nessuna fase 2 o 3"

Sono abituati ad essere isolati. Hanno disturbi psichici di varia natura e gravità, l’epidemia di Covid ha generato per loro un lockdown nel lockdown. A denunciare la situazione è Grazia Adorni,  genitore e segretario della Consulta Dipartimentale per la salute mentale (Asp Catania)

Sono abituati ad essere isolati. Hanno disturbi psichici di varia natura e gravità, l’epidemia di Covid ha generato per loro un lockdown nel lockdown. Le Cta (Comunità Terapeutiche Assistite), 17 nella sola provincia di Catania con circa 40 assistiti per ciascuna - coerentemente secondo le direttive contenute nel “Rapporto Iss Covid-19 n. 4/2020 sulla prevenzione - hanno chiuso gli accessi in uscita ed in entrata ai loro ospiti per ben 103 giorni, con le inevitabili limitazioni del lavoro terapeutico riabilitativo, impattando negativamente con gli utenti tutti, compresi gli stessi operatori. Mentre cercavano di curare i loro malesseri psichici sono stati, quindi, travolti da questa emergenza e anche adesso che in Sicilia, si torna alla normalità, per loro, ancora, non è cosi.

“ Per 103 giorni questi assistiti non hanno incontrato i loro familiari, non hanno potuto abbracciare i loro cari e non hanno potuto usufruire di permessi per uscire o altro. Uscire dalla comunità e dalla routine quotidiana è una grande occasione per il percorso riabilitativo che ognuno di loro svolge. Anche quando l’emergenza si è ridotta, per loro non c’è stata nessuna fase 2 o 3”. A segnalare questa situazione di disagio è Grazia Adorni, genitore e segretario della Consulta Dipartimentale per la salute mentale (Asp Catania). La Presidente della Consulta, inoltre, aggiunge che dietro l’accoglienza delle nostre istanze “queste persone alle quali i è stata preclusa la loro limitata libertà personale, solo da mercoledì 18 giugno, grazie ai direttori sanitari che hanno voluto accogliere le minimali raccomandazioni del Direttore del DSM di Catania e del Commissario ad Acta – Emergenza Covid Asp Ct, in mancanza di necessari decreti esplicativi regionali e ministeriali, è stato permesso loro di incontrare i familiari in spazi all’interno della struttura controllati e con preventivo triage ed effettuare brevi passeggiate con gli operatori “.

Tali iniziative non rappresentano certo soluzioni adeguate, per soggetti fragili, bisognosi di ritorno alla “normalità” che viene loro negata malgrado sia visibile, attraverso i media, che la società ha ripreso i comportamenti abituali, ma senza di loro. "Tali limitazioni, della loro legittima libertà, con diritti così calpestati in nome di precauzioni valide, forse in altri periodi di situazioni emergenziali, oggi, a dichiarazione di fine emergenza, sembrano davvero eccessivi. Per questi cittadini tutto rimane chiuso, in attesa che un nuovo decreto si ricordi che loro esistono. Le responsabilità sono da giorni e giorni da individuare, perché soggette ad un continuo rimbalzo tra le istituzioni deputate: locali, regionali e statali, che suppongono che la problematica l’abbia risolta qualcun altro. Però il problema esiste e si racchiude in una sola parola: dimenticati", continuaAdorni. Le barriere si aggiungono, pertanto, alle limitazioni che già hanno. Prima che scoppiasse il coronavirus stavano facendo un percorso riabilitativo ma tutto si è fermato per loro, sono diventati invisibili e continuano ad essere sottoposti a privazioni perché nessuno si è ricordato di autorizzare il loro ritorno alla ”normalità”. “E’ una deprivazione di libertà personale” conclude la Adorni lanciando un appello alle istituzioni affinché non si continuino a calpestare i diritti fondamentali della persona.

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