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Cronaca

Controlli serrati contro il commercio irregolare di arance rubate

La polizia di Stato, insieme a finanza, municipale, servizio annona, polizia provinciale e forestale ed ai carabinieri, ha dato vita a un’azione sinergica che ha iniziato a dare i primi frutti

A garanzia della sicurezza della produzione agrumicola e contro il fenomeno dei furti di arance che danneggia gravemente il già depresso comparto di produzione delle arance, un tempo fiore all’occhiello della Sicilia, il questore di Catania Alberto Francini, a seguito di appositi tavoli tecnici e riunioni del Comitato per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica convocati dal Prefetto Claudio Sammartino, ha emanato un’ordinanza, che impegna nella lotta a questa fattispecie criminale, tutte le Forze di Polizia che agiscono nella provincia etnea.

La polizia di Stato, insieme a finanza, municipale, servizio annona, polizia provinciale e forestale ed ai carabinieri, ha dato vita a un’azione sinergica che  ha iniziato a dare i primi frutti.

Supera le 16 tonnellate, infatti, il quantitativo di agrumi di dubbia provenienza complessivamente sequestrato e donato a enti benefici e sono 28 le persone denunciate per aver posto in vendita merce di provenienza furtiva. Il coordinamento delle operazioni è esercitato dalla Questura e vede impegnate le forze in campo in maniera diversificata, per meglio valorizzarne conoscenze, capacità e competenze che, se da un canto sfociano spesso in misure di polizia giudiziaria e amministrativa per le violazioni che attengono più specificatamente alla provenienza e alla rivendita degli agrumi, dall’altro danno la stura a una serie di accertamenti di polizia tributaria che, andando oltre il precipuo scopo dei controlli, riguardano la sfera fiscale e contributiva di commercianti non in regola con la legge.

I commissariati di Librino, Borgo Ognina e Nesima, insieme a personale di Guardia di Finanza e Polizia Locale, hanno attivato controlli in centro città dove siù spesso si riscontra la presenza di estemporanei venditori che installano, del tutto abusivamente, postazioni di smercio di agrumi di cui non possono dimostrare la provenienza e che, in definitiva, ammettono di aver acquistato a prezzi irrisori, sì da configurare gli estremi del reato di incauto acquisto.

Agenti del commissariato distaccato di Caltagirone, insieme a polizia stradale, carabinieri, polizia provinciale e corpo forestale regionale, hanno agito nelle zone rurali del calatino e del paternese – dove si concentrano le zone di maggiore produzione – con posti di blocco e di controllo per intercettare i veicoli, spesso vecchie vetture adattate a mo’ di furgoncino, utilizzati dai malviventi per trafugare gli agrumi e trasportarli nei centri abitati.

Non deve sfuggire la valenza socio-economica dell’azione intrapresa: la di là dell’apparente convenienza goduta dall’acquirente al minuto, infatti, rimane da considerare il gravissimo danno arrecato ai produttori d’arance i quali, già gravati da enormi difficoltà che ne ostacolano il lavoro, vedono via via scemare i possibili vantaggi economici delle loro attività che, a causa anche della concorrenza di prodotti importati a basso costo, sono sempre più spesso costretti a chiudere, lasciando il passo a frutti di provenienza estera. Ed è questo, in definitiva, ciò che ogni cittadino dovrebbe chiedersi: acquistando arance rubate, quanto danno si provoca agli agrumicoltori siciliani? E fino a quando si potrà continuare a farlo?

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