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Mercoledì, 17 Aprile 2024
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Delitto Falcidia: in appello il processo al medico Vincenzo Morici

È cominciato, davanti alla prima Corte d'assise d'appello, dopo oltre 19 anni dal delitto, il processo a Vincenzo Morici, il medico accusato di avere ucciso per gelosia la moglie

È cominciato, davanti alla prima Corte d'assise d'appello, dopo oltre 19 anni dal delitto, il processo a Vincenzo Morici, il medico accusato di avere ucciso per gelosia la sera del 4 dicembre del 1993 la moglie, la professoressa Antonella Falcidia, nella loro abitazione in via Rosso di San Secondo, a Catania.

In primo grado, a conclusione del processo col rito abbreviato, il 3 marzo del 2011, l'imputato è stato assolto dal gup Grazia Caserta "per non avere commesso il fatto". La Procura, che ha appellato la sentenza, aveva chiesto la condanna a 30 anni di reclusione, sostenendo che il movente del presunto uxoricidio era passionale.

Nel corso dell'udienza la Corte, accogliendo la richiesta del procuratore generale Domenico Platania, ha disposto esami del Dna sui capelli di donna trovati in mano alla vittima. Un'analoga richiesta era stata più volte sollecitata dalla difesa dell'imputato che hanno ribadito l'innocenza del loro assistito. L'udienza per il conferimento dell'incarico al prof. Emiliano Giardina, dell'università Tor Vergata di Roma, si terrà il prossimo 10 aprile.

Vincenzo Morici, primario del reparto di Chirurgia generale dell'ospedale di Taormina, fu arrestato il 14 marzo 2007, a distanza di oltre 13 anni dalla morte della moglie, in esecuzione di un ordine di custodia cautelare, con l'accusa di omicidio. Il professionista fu scarcerato 25 giorni dopo dal tribunale del riesame per mancanza di indizi. Decisione poi ribadita dalla Cassazione. L'inchiesta era stata riaperta dalla Procura di Catania nel febbraio 2007.

La svolta era arrivata dopo che uno scanner in uso nell'università di Trieste - durante esami del Ris su una macchia di sangue confusa ai bordi inferiori di un divano con tappezzeria fiorata - aveva evidenziato, secondo l'accusa, le prime tre lettere a stampatello del nome del marito, 'ENZ', che sarebbero state scritte dalla vittima, che avrebbe così indicato nel coniuge l'omicida. Una tesi non condivisa dal gup che ha assolto con formula piena l'imputato.

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