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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Estorsioni e traffico di stupefacenti, sequestrato il "tesoretto" del clan Santangelo

Sequestrati 12 beni immobili, tra cui diverse ville, 5 beni mobili registrati, dell’impresa individuale “Vinciguerra Carmelo”, operante nel settore delicato delle “slot machine”. Sequestrati diversi rapporti finanziari. Il tutto, per un valore stimato in circa 1,3 milioni di euro

La polizia ha proceduto, nei giorni scorsi, all’esecuzione di quattro decreti di sequestro di beni che saranno, poi, oggetto di un procedimento finalizzato alla confisca, disposti dal Tribunale di Catania – sezione misure di prevenzione – nei confronti di sei appartenenti all’associazione mafiosa Santangelo -Taccuini di Adrano, affiliata alla famiglia di Cosa Nostra catanese “Santapaola-Ercolano”. I decreti di sequestro sono stati emessi a seguito delle dettagliate proposte, a firma congiunta del Procuratore della Repubblica e del Questore di Catania, che sono state avanzate al Tribunale - Sezione Misure di Prevenzione di Catania, per l’applicazione di una misura di prevenzione personale e patrimoniale nei confronti di tutti gli interessati.

Il video dell'operazione

L'indagine

L’attività di indagine che ha condotto alla identificazione dei beni come “investimento” degli illeciti proventi del crimine organizzato, rientra nell’ambito delle attività di contrasto della criminalità organizzata mafiosa, particolarmente curata da un apposito Ufficio della Divisione Polizia Anticrimine, in seno alla Questura di Catania. Sotto la lente dei poliziotti sono passati i beni riconducibili a Santangelo Alfio, classe 1953, in atto detenuto, indiscusso capo dell’omonimo clan mafioso operante prevalentemente in territorio di Adrano, Paternò e Biancavilla, territorio conosciuto come triangolo della morte. Sebbene detenuto in carcere per lunghi periodi, Santangelo ha continuato ad impartire ordini e strategie criminali agli associati, mantenendo sempre il comando dell’omonimo gruppo, al cui interno militano numerosi suoi stretti parenti. I provvedimenti hanno, quindi, riguardato anche il genero Quaceci Antonino, del 1970, pregiudicato detenuto e i figli di quest’ultimo, Quaceci Alfio, del 1994 e Quaceci Salvatore, del 1992, pregiudicato detenuto; interessato dal decreto di sequestro, ancora, Santangelo Gianni, del 1983, pregiudicato, detenuto e VIinciguerra Ignazio, del 1965, pregiudicato, in atto detenuto. A carico dei soggetti interessati è stata anche richiesta l’applicazione della misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale, per un congruo periodo di tempo, con obbligo di soggiorno nel comune di residenza, che verrà determinata con separati procedimenti ed eventualmente eseguita al termine dello stato detentivo. Il Tribunale di prevenzione, ha ritenuto che gli elementi investigativi raccolti dal personale del gruppo di lavoro integrato della Questura, fossero idonei all’emissione del provvedimento di sequestro di prevenzione, finalizzato alla confisca, di 12 beni immobili.

Beni sequestrati

12 beni immobili di cui diverse ville, 5 beni mobili registrati, dell’impresa individuale “Vinciguerra Carmelo”, operante nel settore delicato delle “slot machine”. Sequestro del 100% della società “Q.F. Auto S.r.L.”, allo stato attuale inattiva, e del 100% della società “Le Delizie Trasporti Società Cooperativa Agricola”. Sono stati, inoltre, sequestrati diversi rapporti finanziari. Il tutto, per un valore stimato in circa 1,3 milioni di euro. Dietro il “tesoretto” del clan Santangelo, l’attività criminale spietata e abituale che vedeva i sodali dediti, tra l’altro, a estorsioni e traffico di stupefacenti. I numerosi elementi raccolti nei confronti dei sei appartenenti all’associazione mafiosa, hanno evidenziato la sproporzione tra i redditi formalmente dichiarati al fisco ed i beni acquistati e realizzati nel tempo dagli stessi, che non hanno trovato alcuna compatibile giustificazione. Infine, nel gennaio del 2018, cinque dei sei soggetti interessati sono stati arrestati, in esecuzione dell’ordinanza custodiale emessa dal Gip presso il Tribunale di Catania, per associazione a delinquere di stampo mafioso, finalizzata alla commissione di delitti contro la persona, contro il patrimonio e in materia di stupefacenti, nell’ambito dell’operazione Adranos, un’indagine condotta dalla Squadra Mobile di Catania e dal commissariato di polizia di Adrano, avviata dopo la scarcerazione, per decorrenza dei termini di custodia cautelare, di alcuni componenti della cosca Santangelo, tra i quali l’indiscusso boss Santangelo Alfio e il genero Quaceci Antonino. La cosca Santangelo, peraltro, era stata già duramente colpita nel 2009 con l’operazione “Terra Bruciata”, condotta dal Commissariato di Adrano, che aveva interessato i contrapposti clan Santangelo e Scalisi per l’egemonia nella gestione dei traffici illeciti nel comprensorio di Adrano e protagonisti di una sanguinosa faida.

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