Favorì la latitanza di Magrì, arrestato titolare del night club "River"
Giovanni Castelli aveva il compito di custodire due telefoni cellulari che dovevano essere consegnati rispettivamente al Magrì e al familiare o appartenente al clan, che intendeva interloquire con il latitante tramite sms
Questa mattina all'alba, i carabinieri del Comando provinciale di Catania hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere - emessa dal Gip presso il Tribunale di Catania - nei confronti di Giovanni Castelli, 36enne pregiudicato, per il reato di favoreggiamento personale aggravato dalla finalità mafiosa per avere aiutato il latitante Orazio Magrì a sottrarsi alle ricerche delle forze di Polizia.
Mafrì, reggente operativo dell’organizzazione mafiosa Santapaola, era sfuggito alla cattura il 25 luglio 2012 quando i carabinieri avevano tentato di notificargli un provvedimento di carcerazione per associazione per delinquere di tipo mafioso (operazione "Stella Polare").
Il giorno 2 ottobre 2012 il G.I.P. di Catania, su richiesta della Procura della Repubblica, emetteva a suo carico un ulteriore provvedimento restrittivo per l'omicidio di Paratore Sebastiano, avvenuto in Acicatena 1'11 marzo 2005.
Le indagini condotte dalla locale Dda presso la Procura della Repubblica e dai carabinieri per la cattura del latitante, attraverso le attività di intercettazione ed i tradizionali servizi di osservazione e pedinamento, hanno consentito di appurare che Castelli, titolare del night club denominato "River" in Aci Sant'Antonio, è stato colui che ha consentito al Magrì di sottrarsi alla cattura per quasi un anno e di mantenere i contatti con l’organizzazione mafiosa.
Dopo una lunga attività d’indagine sulla presunta rete di fiancheggiatori, i Carabinieri sono riusciti a trovare finalmente la pista giusta per arrivare al latitante accertando che Castelli era il “custode” del telefono che veniva usato saltuariamente da Magrì per comunicare, tramite sms, con i propri familiari o per impartire disposizioni agli associati per la gestione del clan.
Il Castelli aveva il compito di custodire due telefoni cellulari che dovevano essere consegnati rispettivamente al Magrì e al soggetto, sia esso un familiare o appartenente al clan, che intendeva interloquire con il latitante tramite sms (evidentemente ritenuti più sicuri delle conversazioni a voce).
L’attività investigativa ha consentito anche di ricostruire i flussi di denaro che dall’Italia arrivavano in Romania per il sostentamento del latitante. Ingenti erano le somme (oltre 2000 euro al mese) che venivano indirizzate, tramite un money transfer, a una donna rumena, originaria di Curtea De Arges (località in cui il latitante veniva catturato), con la quale Magrì intratteneva una relazione sentimentale e che, in Italia, risultava anagraficamente inserita nel nucleo familiare di Castelli.
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