rotate-mobile
Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca Aci Sant'Antonio

Favorì la latitanza di Magrì, arrestato titolare del night club "River"

Giovanni Castelli aveva il compito di custodire due telefoni cellulari che dovevano essere consegnati rispettivamente al Magrì e al familiare o appartenente al clan, che intendeva interloquire con il latitante tramite sms

Questa mattina all'alba, i carabinieri del Comando provinciale di Catania hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere  - emessa dal Gip presso il Tribunale di Catania - nei confronti di Giovanni Castelli, 36enne pregiudicato, per il reato di favoreggiamento personale aggravato dalla finalità mafiosa per avere aiutato il latitante Orazio Magrì a sottrarsi alle ricerche delle forze di Polizia.

Mafrì, reggente operativo dell’organizzazione mafiosa Santapaola, era sfuggito alla cattura il 25 luglio 2012 quando i carabinieri avevano tentato di notificargli un provvedimento di carcerazione per associazione per delinquere di tipo mafioso (operazione "Stella Polare").

Il giorno 2 ottobre 2012 il G.I.P. di Catania, su richiesta della Procura della Repubblica, emetteva a suo carico un ulteriore provvedimento restrittivo per l'omicidio di Paratore Sebastiano, avvenuto in Acicatena 1'11 marzo 2005.

Le indagini condotte dalla locale Dda presso la Procura della Repubblica e dai carabinieri per la cattura del latitante, attraverso le attività di intercettazione ed i tradizionali servizi di osservazione e pedinamento, hanno consentito di appurare che Castelli, titolare del night club denominato "River" in Aci Sant'Antonio, è stato colui che ha consentito al Magrì di sottrarsi alla cattura per quasi un anno e di mantenere i contatti con l’organizzazione mafiosa.

Dopo una lunga attività d’indagine sulla presunta rete di fiancheggiatori, i Carabinieri sono riusciti a trovare finalmente la pista giusta per arrivare al latitante accertando che Castelli era il “custode” del telefono che veniva usato saltuariamente da Magrì per comunicare, tramite sms, con i propri familiari o per impartire disposizioni agli associati per la gestione del clan.

Il Castelli aveva il compito di custodire due telefoni cellulari che dovevano essere consegnati rispettivamente al Magrì e al soggetto, sia esso un familiare o appartenente al clan, che intendeva interloquire con il latitante tramite sms (evidentemente ritenuti più sicuri delle conversazioni a voce). 

L’attività investigativa ha consentito anche di ricostruire i flussi di denaro che dall’Italia arrivavano in Romania per il sostentamento del latitante. Ingenti erano le somme (oltre 2000 euro al mese) che venivano indirizzate, tramite un money transfer, a una donna rumena, originaria di Curtea De Arges (località in cui il latitante veniva catturato), con la quale Magrì intratteneva una relazione sentimentale e che, in Italia, risultava anagraficamente inserita nel nucleo familiare di Castelli.
C

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Favorì la latitanza di Magrì, arrestato titolare del night club "River"

CataniaToday è in caricamento