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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Mattarella e Musumeci inaugurano il nuovo ospedale San Marco

Realizzato nel quartiere Librino alla periferia sud del capoluogo etneo, su un terreno di oltre 20 ettari, il San Marco è dotato di un’area comune dedicata ai servizi di diagnosi, cura e riabilitazione e di un corpo per le degenze realizzato secondo il criterio delle intensità di cure

“Il progetto di costruzione del nuovo ospedale San Marco ha seguito un percorso tormentato durato alcuni decenni, ma oggi è una struttura moderna capace di offrire il meglio della tecnologia ospedaliera e coniugare la possibilità di sostituire le strutture esistenti ma già ritenute obsolete, come l’ex ospedale Vittorio Emanuele, destinato a diventare un importante polo museale”. Il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci ha esordito così, inaugurando il nosocomio catanese alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Alla cerimonia sono intervenuti anche l’assessore alla Salute Ruggero Razza, il sindaco etneo Salvo Pogliese e il rettore dell’Università degli Studi di Catania Francesco Priolo. Realizzato nel quartiere Librino alla periferia sud del capoluogo etneo, su un terreno di oltre 20 ettari, il San Marco è dotato di un’area comune dedicata ai servizi di diagnosi, cura e riabilitazione e di un corpo per le degenze realizzato secondo il criterio delle intensità di cure.

Il Capo dello Stato Mattarella al San Marco

“In quanto presidio dell’azienda ospedaliera dell’Università di Catania - ha proseguito il governatore -, è orientato alla ricerca e alla didattica essendo in grado di soddisfare quei principi indicati dalla Commissione ministeriale presieduta dall’architetto Renzo Piano: l’umanizzazione delle cure e la tutela dei pazienti, la qualità dell’assistenza, l’organizzazione per aree dipartimentali e per intensità di cura, l’affidabilità e l’innovazione delle soluzioni organizzative, strutturali e di sicurezza”. Musumeci ha ricordato che dopo la posa della prima pietra, la Regione Siciliana ha proposto ed ottenuto, nel 2016, l’inserimento dell’ospedale San Marco tra i grandi progetti facenti parte del PO FESR 2007/2013, in quanto in linea con i criteri di ammissibilità previsti dalla Commissione europea. “Tuttavia - ha sottolineato - durante la realizzazione dell’opera non sono mancate le difficoltà, paventando addirittura anche il rischio di una clamorosa incompiuta. Ma questa terra non se lo poteva, e non se lo può, permettere e questa ipotesi è stata scongiurata nel 2018 grazie a un intervento congiunto di tutti gli attori istituzionali coinvolti, a partire dalla stessa Azienda Policlinico-Vittorio Emanuele e dalla Regione Siciliana”. Su impulso del governatore, infatti, mediante la collaborazione istituzionale di IRFIS, venne attivata nei confronti della ditta titolare dei lavori una linea di credito in grado di rassicurare fornitori e maestranze, e finalizzata al completamento dell’ospedale. Alla fine del 2018 fu così possibile effettuare il collaudo statico dell’intero stabile per verificarne la tenuta antisismica e cominciò la stagione delle verifiche tecniche propedeutiche all’apertura. Nel primo trimestre del 2019 l’assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza, ha pubblicato il decreto di accreditamento delle attività sanitarie dell’ospedale San Marco avviando il percorso di trasferimento dei reparti provenienti dai presidi ospedalieri Santo Bambino, Vittorio Emanuele e Santa Marta dell’Azienda. “Questa struttura rischiava di diventare l’ennesima cattedrale nel deserto, simbolo della sconfitta della sana amministrazione e quindi della buona politica - ha detto nel suo intervento l’assessore Razza -. Siamo, invece, soddisfatti perché il lavoro di questi mesi consegna ai cittadini un ospedale all’avanguardia, con 458 posti letto e nel quale, a regime, lavoreranno 1500 persone. Anche con questo esempio, la sanità della nostra regione dimostra di essere in continua evoluzione e di guardare alla tutela della salute come a quel diritto fondamentale della persona al quale ogni cittadino deve potere accedere, in modo uguale da nord a sud”.

"Il presidio San Marco è il simbolo di quel nuovo corso in cui tutta la comunità accademica, in collaborazione con la componente ospedaliera, è impegnata oggi con forza, determinazione ed entusiasmo". Ha dichiarato il rettore Francesco Priolo, rivolgendosi al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

"La scelta di investire in questa parte della città le nostre più avanzate conoscenze in campi come la Ginecologia, la Pediatria, la Chirurgia Pediatrica, la Chirurgia Maxillo-Facciale, la Chirurgia Generale e la Neurochirurgia – ha proseguito il rettore - è stata meditata e fortemente voluta. Siamo consapevoli di dovere dare all’esterno un chiaro segnale di presenza e di rinnovamento, di legalità e trasparenza, ma soprattutto di potenziare i servizi agli studenti che rappresentano il futuro di questa terra. E i risultati che i nostri docenti e il personale medico-sanitario sapranno raggiungere anche in questo Presidio daranno nuova prova del ruolo irrinunciabile dell’Università di Catania come istituzione culturale radicata nel territorio".

"Ancora nel pieno della crisi – ha aggiunto il prof. Priolo -, noi abbiamo scelto di ristabilire quel rapporto di fiducia che abbiamo sempre avuto con la società civile, ripartendo dal valore delle principali missioni universitarie. Per questo, ci siamo impegnati a dare risposte concrete in materia di legalità e trasparenza, ma soprattutto a potenziare i servizi agli studenti e alle studentesse. Nonostante le difficoltà finanziarie – ha annunciato il rettore -, gli organi di Ateneo hanno approvato un fondo premiale di assoluto rilievo per studenti e studentesse meritevoli. La speranza è che – differenziando i luoghi e i percorsi della formazione, premiando il merito e attivando nuove politiche per il periodo post-laurea – la corsa verso gli Atenei del Nord possa rallentare. Impegneremo tutte le risorse di cui siamo capaci per favorire crescita e sviluppo, ma al Sud raggiungere e superare gli standard fissati a livello nazionale è molto più difficile che al Centro e al Nord. Pesano i criteri di valutazione e di assegnazione dei fondi fortemente penalizzanti che non tengono conto delle specificità strutturali delle nostre realtà: mai come adesso chiediamo maggiore sensibilità e apertura". 

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