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Cronaca

Droga dalla Calabria a Catania: in manette i trafficanti del clan Cappello

Sono 23 le persone arrestate oggi dalla polizia. Su di loro pendono le accuse di traffico di droga e sequestro di persona. Reati che diversi gruppi criminali avrebbero realizzato per conto del clan Cappello-Bonaccorsi

Il traffico di sostanze stupefacenti che dalla Calabria - dalla piana di Gioia Tauro, in provincia di Reggio - arrivano in territorio catanese torna ad essere al centro dell'attenzione delle forze di polizia. La Squadra mobile di Catania, diretta da Antonio Salvago, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia, ha infatti portato a termine un'operazione che ha permesso di arrestare 23 persone. Tutte accusate, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata al traffico e spaccio di stupefacenti, di detenzione delle sostanze. Per alcuni è stato contestato anche l'aggravante di aver commesso i fatti agendo con il metodo mafioso, per agevolare il clan catanese dei Cappello-Bonaccorsi. Un lavoro complesso d'indagine tradizionale, alla quale hanno contribuito anche alcune dichiarazioni di collaboratori di giustizia, che ha restituito una vera e propria istantanea del narco-traffico etneo. Che, come si è visto, è ben articolato nei diversi quartieri della città. 

I saluti degli arrestati, i sorrisi e i baci ai familiari

I volti delle persone arrestate

Il gruppo di "Iano occhiolino"

Tra le diverse associazioni, secondo la ricostruzione degli inquirenti, ad emergere era il gruppo capeggiato da Sebastiano Sardo, noto negli ambienti criminali con il nome di "Iano occhiolino", affiliato al clan Cappello, arrestato a gennaio del 2017 nell'operazione Wink e oggi collaboratore di giustizia. Era lui che coordinava Simone Guglielmino, Antonino Ivano Santangelo, Nunzio Davide Scrivano, Francesco Troina, Filippo Beninato, e Giuseppe Treccarichi Scauzzo. Ciò che li distingueva dagli altri - secondo le accuse - era la sua articolata organizzazione e la capacità di gestire vendite e acquisti di grossissimi quantitativi di stupefacenti, rifornendosi da esponenti di spicco della criminalità organizzata calabrese. In particolare i catanesi entravano in contatto con Giuseppe e Gregorio Cacciola, della piana di Gioia Tauro, per comprare le sostanze che poi rivendevano tra Catania, Palermo  e Siracusa. 

I nomi degli arrestati

Il ruolo delle donne e i palermitani

Dalle indagini è emerso anche il contributo "significativo" all'associazione criminale di due donne, Ramona Santa Boncaldo e la madre Mattea Barbera, addette non solo a ricevere e custodire lo stupefacente, ma anche a confezionarlo per la successiva immissione nel mercato della droga. Il gruppo di soggetti palermitani che acquistavano consistenti quantitativi di stupefacente era composto da Manuel D'Antoni, Fabio Comito, Gabriele Lo Pinto, Onofrio Lo Nigro e Rocco Tutone. 

I sequestri di persona

Tra le modalità operative del gruppo di Iano occhiolino c'era anche il sequestro degli acquirenti che non pagavano immediatamente le partite di droga. Nel 2015 era stato infatti rapito Manuel D'Antoni, prelevato a Palermo e costretto a seguire i criminali fino a Catania, dove è stato trattenuto fino al pagamento di 16 mila euro, come parziale pagamento di una partita di cocaina. In un sms inviato da Nunzio Scrivano al palermitano Pietro Luisi si legge chiaramente "Ciao Piero sono Davide porta 16 mila euro a Ct e in più il cognato di Gabriele e ti vieni a prendere a Manuele". "In un'occasione - come ha spiegato il dirigente della Squadra mobile Antonio Salvago - è stato sequestrato anche un cane", come ritorsione nei confronti di Cacciola, che non aveva restituito del denaro per una partita di stupefacente.

I calabresi 

Tra i narcotrafficanti calabresi, intercettati dagli agenti dell'Antidroga, a spiccare erano il reggino Giosafatte Giuseppe Elia, noto come "Pinu Elia", ed i cosentini Marco Perna, Daniele Mirco Pucci e Pasquale Francavilla. Pinu Elia, in particolare, riforniva Consolato Salvatore Coppola che per l'approvvigionamento e il trasporto in Sicilia si avvaleva del lavoro di Francesco Pellegriti, autista di mezzi pesanti. 

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