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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca

Crisi Pubbliservizi, avviate le procedure di licenziamento collettivo

Dopo l'esito negativo della procedura di riduzione oraria con ricorso al Fondo di integrazione salariale aperta l'ottobre scorso da parte di Pubbliservizi, l'azienda ha dunque avviato la procedura di licenziamento collettivo

Si è conclusa mercoledì scorso con un verbale negativo, la procedura di riduzione oraria con ricorso al Fondo di integrazione salariale (FIS) aperta l'ottobre scorso da parte di Pubbliservizi. L'azienda ha dunque avviato la procedura di licenziamento collettivo. Al tavolo istituzionale dell’Ufficio del lavoro erano presenti, oltre all’azienda e alle parti sociali, anche il commissario della ex Provincia regionale di Catania. Tutte le sigle sindacali hanno rigettato la richiesta della riduzione oraria tramite FIS, poiché priva di un progetto di risanamento e riorganizzazione dell’ente, ed anche a fronte di un probabile contratto triennale di circa 700 mila euro mensili da rapportare ad una spesa gestionale e costi del lavoro di 1 milione di euro.

Secondo i sindacati, "le cifre menzionate non avrebbero permesso neppure una discussione di risanamento dell’azienda ma avrebbero invece autorizzato una sorta di miopia gestionale ed organizzativa, dove i lavoratori sarebbero diventati gli unici soggetti a pagare il prezzo della mala gestione della politica e dei vari presidenti".

Per il segretario generale della Cgil Catania Giacomo Rota e quello della Filcams Cgil di Catania, Davide Foti, "siamo di fronte ad un epilogo che non avremmo minimamente mai pensato potesse accadere, almeno non rispetto alla funzionalità della Pubbliservizi per la garanzia dei servizi essenziali nel nostro territorio. La gestione clientelare e politica degli anni passati in Pubbliservizi emersa in questi mesi grazie alle inchieste, agli arresti e permessa in passato dai mancati controlli gestionali da parte della Provincia, oggi mettono in ginocchio i circa 380 lavoratori e le proprie famiglie. Irregolarità amministrative e compiacenze istituzionali hanno fatto sì che oltre al debito di circa 8 milioni di euro, si arrivasse anche ad una conclusione immorale e cioè ad una procedura di licenziamento. Non si poteva accettare l’uso di uno strumento di ammortizzazione sociale senza un vero contratto triennale che tenesse conto di tutta una riorganizzazione aziendale e del risanamento del patrimonio".

"La cifra messa in gioco dalla Provincia di Catania,  - continuano i sindacati  etnei - si rivela l’ennesimo passaggio consumato a danno dei lavoratori che in questa maniera avrebbero dovuto rinunciare per i prossimi 3 anni al 35% del proprio stipendio. Le passerelle politiche da parte di presunti futuri assessori che assecondano di fatto questo massacro civico, dimostrano come nessuna istituzione e soprattutto nessun politico degno di tale nome, voglia responsabilmente salvare i lavoratori e la società. Oltre a chiedere ufficialmente l’intervento del nuovo Presidente della Regione, chiederemo al Governo nazionale di farsi carico di questo ennesimo atto di mala gestione dell’amministrazione pubblica".

"I prossimi giorni serviranno a riportare la vertenza sulla diritta via - concludono Rota e Foti -  e soprattutto saranno fondamentali per ricercare soluzioni che garantiscano l’occupazione a tutti i lavoratori e una remunerazione dignitosa per rimanere nella strada del buon senso e della legalità “.

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