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Cronaca

La sicurezza alla Ecs Dogana: Andrea Zeta “il saggio” e il “crollo” del fratello Rosario

Dall'operazione Z emerge un quadro familiare complesso. Il cantante neomelodico media con il padre in carcere, mentre il fratello perde il suo potere criminale

Una famiglia complessa quella degli Zuccaro con uno spaccato che proviene dalle oltre cento pagine dell'ordinanza firmata dal gip Marina Rizza. Le indagini della mobile, su delega della procura etnea, hanno portato all'arresto di 14 persone, tra cui il famoso cantante neomelodico Andrea Zeta, all'anagrafe Filippo Zuccaro.

Dopo aver suonato nei palasport più prestigiosi del meridione e anche, lo scorso primo marzo, al teatro Metropolitan di Catania, l'artista - figlio del boss - sembrerebbe aver giocato un ruolo di raccordo all'interno della sua famiglia come emerge dai risvolti dell'inchiesta giudiziaria.

Una descrizione che sembra un vero e proprio romanzo criminale con Andrea Zeta che appare come un saggio, nonostante sia il fratello minore di Rosario, e con il padre Maurizio che riveste ancora un ruolo di primo piano dovuto al “rispetto” che ancora gli viene portato anche dalle altre famiglie malavitose. Mentre il fratello del neomelodico, Rosario, sembra quello più "caldo" e imprevedibile.

Uno degli episodi contestati all'associazione criminale è la gestione della sicurezza della discoteca Esc Dogana. Qui a mettere gli occhi sopra l’affare è Rosario Zuccaro nel 2016. La struttura era in locazione alla società "Deus ex machina" di cui era prorietaria del 51% delle quote Michela Gravagno, adesso ai domiciliari, e legata allo stesso Zuccaro da una relazione sentimentale extraconiugale.

Ma nell'affaire della security c'era già un altro clan: il servizio era stato affidato, all'inizio del 2016, a Massimiliano Salvo, esponente della famiglia Cappello - Bonaccorsi che intascava sia una provvigione “contro gli infortuni” che potevano accadere sia un pagamento per i servizi di controllo agli ingressi e dentro il locale.

Ma Rosario Zuccaro non ci sta e spinge per prendere una fetta della "torta". Gli esponenti delle due famiglie così si incontrano: da una parte Rosario Zuccaro per i Santapaola – Ercolano , e dall’altra Massimiliano Salvo, per i Cappello - Bonaccorsi. Il vertice avviene nell’ottobre del 2016 per decidere i destini del servizio di sicurezza. Con Zuccaro ci saranno Luigi Gambino, Carmelo Giuffrida, Giovannni Fabio La Spina.

All'appuntamento, secondo le ricostruzioni degli inquirenti e le intercettazioni, Rosario Zuccaro si presenta agitato, molto nervoso e armato. Cosa che non piace completamente a chi lo accompagna come Luigi Gambino. Sembrebbe che con la sua mediazione la situazione non degenera e si arriva a un accordo (apparente). Massimiliano Salvo cede il servizio di sicurezza a Zuccaro pur di non condividerlo con altri. Il passo di lato di Salvo sarebbe anche dovuto al rispetto per il boss detenuto Maurizio Zuccaro e per la volontà di evitare uno scontro tra clan.

Una calma apparente che Rosario Zuccaro sottovaluta. Così come sottovaluta il suo comportamento che porta a una disgregazione degli equilibri interni del gruppo, con Luigi Gambino molto critico.

Quest'ultimo dice “Rosario è leggero”. Con la stessa leggerezza il fratello di Andrea Zeta però tiene per sé tutti i proventi del nuovo affare, senza dividerli e piazza dentro il locale persone di sua fiducia. Inoltre avrebbe detto di destinare al padre i proventi del locale ma in realtà li tiene tutti per sè, tanto che Gambino in una conversazione dice che “questo si ammucca tutti i soldi”.

Dentro questo romanzo criminale, dove si comunicava anche in carcere durante gli incontri tra gli Zuccaro, c'è anche una cartolina spedita da Gambino e Giuffrida a Maurizio Zuccaro. Un'epistola con parole in codice semplici ed efficaci per rappresentare al boss in carcere la loro intenzione di essere a disposizione e di poter fornire chiarimenti in merito al loro comportamento, certi che i figli di Zuccaro li avrebbero messi in cattiva luce. La lettere era firmata “le tue nipoti Luigina e Carmelina”.

Dai colloqui con il padre emerge il comportamento di Andrea Zeta che, senza mezzi termini ed entrando anche in contrasto con la madre, parla al genitore delle difficoltà del fratello in merito alla gestione dei rapporti con gli altri clan.

"Tu non puoi entrare all'improvviso e dire: "ce lo fai fare a noialtri", diceva al padre in merito all'incontro con il clan Cappello per la gestione della sicurezza della discoteca.

"Lui lo sa che è in torto", diceva Filippo al padre Maurizio biasimando il comportamento del fratello "rampante". Ed è proprio il cantante neomelodico da 180mila follower su Facebook, nel corso dei successivi colloqui in carcere, ad informare il padre dell'abbandono del fratello dell'affare della Vecchia Dogana dopo nemmeno un mese: "Se n'è uscito da là Rosario. Te I 'hanno detto no? Se n'è uscito, ha avuto discussioni".

Le discussioni si riferiscono ai sistematici tentavi di sabotaggio, messi in atto da Massimiliano Salvo che avrebbe inviato intere "squadre" di ragazzi in scooter per creare scompiglio all'ingresso e all'interno del locale e mettendo in difficoltà il servizio di sicurezza gestito da Rosario Zuccaro. Quest'ultimo così decide di mollare la presa e lasciare, solo dopo 25 giorni, l'Ecs Dogana.

La chiosa del padre Maurizio, dal carcere, è sibillina: "Filippo, purtroppo ha voglia di piangere quanto vuole".


 

 

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