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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca Zafferana Etnea

Un anno dopo il sisma a Fleri, la commerciante: "Stato assente: riaperto grazie agli amici"

A 365 giorni dal terremoto la comunità della frazione di Zafferana Etnea fa i conti con una ricostruzione ancora nemmeno iniziata e con l'emergenza affrontata in totale solitudine

Dopo 365 giorni dal sisma di Santo Stefano, che ha colpito nove Comuni della provincia etnea, Catania Today è andata nei luoghi maggiormente colpiti dal terremoto per capire e comprendere cosa è stato fatto ma, soprattutto, cosa non è stato fatto per ricostruire e riprendere la vita prima che "la forza della natura" cambiasse - in maniera inesorabile - esistenze e abitudini.

Abbiamo parlato con cittadini, commercianti, sindaci, istituzioni, sacerdoti per mettere insieme un quadro quanto più attuale a un anno da quel 26 dicembre che ha costretto centinaia di persone a vivere in albergo, decine di commercianti a chiudere bottega e altre centinaia di famiglie a cercare un'abitazione.

Fleri - un anno dopo

Sino al 31 dicembre di quest'anno vi saranno ancora diversi nuclei familiari negli alberghi e, dal 2020, dovranno lasciare le strutture alberghiere. Il nostro viaggio è partito da Fleri, una delle frazioni maggiormente colpite dal sisma.

Il reportage, un anno dopo

Via Vittorio Emanuele e i negozi chiusi

Il paradigma di questo terremoto è via Vittorio Emanuele, la strada che taglia la frazione. E' rimasta chiusa per circa sette mesi e su di essa insistevano diverse attività commerciali che, a causa del sisma, hanno chiuso o hanno subito danni gravissimi.

Dopo tanti mesi via Vittorio Emanuele è tornata percorribile, in un unico senso di marcia, soltanto in estate inoltrata. Lo stabile che ospitava una macelleria è crollato e su di esso campeggia uno striscione emblematico: "Rivoglio la mia casa e il mio lavoro".

Anche lo stabile che ospitava un tabacchi e un bar è chiuso e irremediabilmente danneggiato. La farmacia della frazione, invece, ha la porta sbarrata. Non ha mai riaperto dal 26 dicembre 2018, ma dalla vetrina traspare la vita che c'era a Fleri e che si è fermata di botto, senza preavviso.

Si vede qualche calcinaccio all'interno, i cartonati con le "promozioni" e le "pubblicità" dei farmaci per i mali di stagione a terra ma - soprattutto - lungo tutti questi mesi, è rimasto incredibilmente in piedi l'albero di Natale montato per festeggiare la natività del 2018. Moltissime sono le case che mostrano crepe, pezzi di intonaco mancanti, altre sono danneggiate in maniera molto più seria. Alla fine della via c'è la Chiesa che ha subito ingenti danni e che si è spostata in un saloncino poco distante per non disperdere la comunità parrocchiale di Maria SS. del Rosario.

La "resistenza" delle sorelle Ferlito

Titolari di una piccola bottega di generi alimentari, epicentro della vita di Fleri, le sorelle Ferlito sono l'esempio di una comunità che resiste e che si è sbracciata pur di ripartire. Il sisma aveva, infatti, distrutto completamente i locali, nonché danneggiato in maniera seria la loro abitazione.

"La paura, da quel 26 dicembre 2018, mi è rimasta addosso - spiega la signora Cettina Ferlito - e il solo sapere che verrà un'altra nottata di Santo Stefano mi fa star male perché riaffiorano i ricordi di quei momenti in cui ho visto la casa che tremava. Ma la nostra attività commerciale va avanti da generazioni e abbiamo riaperto, dopo sei mesi, dalle macerie. Questo soltanto grazie all'aiuto degli amici e dei muratori che hanno lavorato nonostante noi non avessimo subito i soldi per pagare quanto fatto".

"Ringrazio immensamente il muratore che si è rivelato una persona eccezionale e anche grazie a lui ho riaperto a fine giugno - prosegue la signora - . Sono stati sei mesi difficili e sono stata abbandonata da tutti, specie dai parenti. Mia mamma, che ha 88 anni, per due mesi dopo il terremoto non è riuscita a parlare".

Malgrado tutto la piccola bottega di generi alimentari di Fleri è tornata a lavorare e qui, per un vincolo di comunità, tornano anche diversi nuclei familiari che dalla frazione sono stati costretti a migrare in comuni vicini per via dei danni subiti dalle loro abitazioni.

Se la comunità si è compattata attorno a chi fa impresa a Fleri, secondo i commercianti, lo stesso non può dirsi per lo Stato: "Non mi hanno aiutato per niente - sottolinea la signora Ferlito -. Dovevo riaprire in un mese, invece da soli ce ne abbiamo messi sei utilizzando soltanto i nostri fondi e le nostre energie".

In questi mesi difficili un aiuto è arrivato dalla fede. Nonostante la Chiesa sia inagibile. "Mi sono avvicinata ancora di più alla religione - conclude la commerciante di Fleri - ed è stato un grande conforto. Dopo il terremoto ci siamo ritrovati a pregare ogni giorno ed è servito tanto in quei momenti, dobbiamo continuare ad essere uniti".

Ma c'è chi dell'emergenza di Fleri se ne è approfittato alzando a dismisura i canoni di affitto per chi cercava una abitazione. Quindi chi si è trovato la casa danneggiata e inagibile a causa del sisma, ha dovuto fronteggiare anche prezzi più raddoppiati per reperire un immobile nelle zone limitrofe.

L'auspicio di questa piccola e laboriosa comunità è quello di ricostruire più in fretta possibile. La farmacia si è spostata in una casetta di legno, la Chiesa è ancora transennata ma la signora Ferlito non perde la speranza: "Vogliamo riparare al più presto le nostre abitazioni per fare in modo che tutti possano tornare a vivere a Fleri".

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