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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Muore al Vittorio Emanuele, ma la famiglia lo scopre dopo dieci giorni

Carmelo Gulino, camionista di Coccaglio, provincia di Brescia, svela il racconto agghiacciante. L'uomo ha saputo della morte di suo padre, ricoverato all'ospedale Vittorio Emanuele, soltanto dieci giorni dopo il decesso. L'avvocato della famiglia indaga sulla vicenda

Le feste portano con se una storia assurda. Protagonista Carmelo Gulino, camionista di Coccaglio, provincia di Brescia. L'uomo ha raccontato al Corriere di aver saputo della morte di suo padre, ricoverato all’ospedale Vittorio Emanuele, solo dieci giorni dopo il suo decesso.

I particolari della confessione sono agghiaccianti: il padre infatti, Bartolo Gulino, 85 anni, catanese, aveva chiamato il figlio per l'ultima volta esattamente il 15 dicembre. Da allora il figlio Carmelo racconta di aver provato centinaia di volte a mettersi in contatto con il padre, ma il telefono ha sempre squillato a vuoto.

Soltanto una notizia, come racconta Carmelo al Corriere, avuta dopo aver indagato in seguito ad una chiamata casuale ricevuta il giorno di Santo Stefano: “Dall’ospedale Vittorio Emanuele di Catania ci hanno confermato che mio padre era stato ricoverato lì, ma non risultavano uscite. Avrei dovuto sentire la patologia chirurgica, e sa cosa mi hanno risposto? Che il reparto era stato chiuso per ristrutturazione. Ma nessuno ha saputo dirmi dove fosse mio padre”.

Subito dopo allora la figlia di Carmelo, Roberta, approda in territorio etneo. E subito da un amico viene a sapere che il nonno era stato trasferito alla casa di cura Madonna del Rosario. Viene inoltre a sapere che era arrivato il 18 dicembre e la stessa sera era morto per un’embolia polmonare:

Fulmine a ciel sereno che scatena la rabbia dei familiari e del figlio Carmelo. Così l'uomo continua nel racconto, come riporta il Corriere: “Mi hanno spiegato che più volte hanno provato a contattarci su tre numeri – dice Carmelo – uno del medico di base, l’altro sconosciuto, il terzo? Un’altra utenza di mio padre. Si figuri, chiamavano il morto per dirgli che era…morto”. Eppure, “sul telefonino c’erano tutti i nostri numeri di emergenza, bastava sbloccare la tastiera”.

La salma giace adesso al cimitero di Catania dopo l’intervento del Comune. Carmelo si commuove dicendo al quotidiano di non sapere nemmeno come hanno vestito il padre per la sepoltura. Adesso l’avvocato della famiglia ha chiesto le cartelle cliniche in attesa di fare luce sulla vicenda.

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