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Giovedì, 25 Aprile 2024
Economia Via Etnea

In due anni hanno chiuso 1400 attività commerciali in città

Drammatica la situazione del terziario. 1400 le attività chiuse, ecco lo sfogo di una commerciante di Corso Italia. Ma arriva il bando a sostegno dei Centri commerciali naturali

La grande crisi che sta vivendo il terziario, determinata dal crollo significativo dei consumi insieme alla concentrazione elevatissima di centri commerciali, ha determinato nella nostra città la chiusura da giugno 2009 a giugno 2011 di circa 1400 aziende del settore, piccole e medie e tra queste, anche, aziende storiche.

Il commercio è morto, noi negozi del centro città non possiamo più resistere– ecco lo sfogo di una imprenditrice di Catania, proprietaria di due storici punti vendita in Corso Italia – neppure la venditina degli sconti ci da un po’ di respiro. Le tasse mi stanno massacrando, lo stipendio mensile da dare alle commesse, i contributi, l’affitto sempre più alto, ormai sono in rosso con le spese. Poi si parla di evasione, ma certo se lo Stato ci massacra continua la commerciante che preferisce rimanere anonima - I politici stiano qui a vedere quanto incassiamo in un mese. Secondo il prof. Monti, quanto dobbiamo guadagnare se già le spese in uscita si aggirano intorno ai 10 mila euro.  Quest’anno noi commercianti della zona non abbiamo neanche festeggiato il Natale, qui siamo tutti rovinati. Ma fare i calcoli è semplice, quanti negozi hanno chiuso nell’ultimo anno?  Io sto vivendo di rendita degli anni passati, dei vestiti e delle borse comprate in precedenza. Nonostante lavoro 24 ore  sono senza soldi,  anche la notte lavoro perché ho le scadenze in testa e le banche dietro il collo”.

Una situazione che fa rabbrividire ma, le ricadute negative stanno colpendo anche i grandi marchi producendo notevoli perdite di posti  di lavoro e l’utilizzo di cassa integrazione straordinaria e in deroga e mobilità ordinaria e in deroga. Alcuni esempi:  Elco, Conforama, Emmezeta, Aiazzone, Unieuro e molti altri.

In soccorso dei negozi del centro definiti Centri Commerciali all’Aperto sembra sia arrivato un sostegno economico dalla Regione. Oggi, infatti, si è tenuto un seminario di studi con relativa illustrazione operativa promosso dall'assessorato comunale alle Attività Produttive per presentare ai commercianti le modalità di partecipazione al bando regionale che mette a disposizione oltre 19 milioni di euro per la concessione di agevolazioni in favore dei Centri commerciali naturali della Sicilia.

Un provvedimento molto atteso dalle piccole e medie imprese siciliane che hanno aderito e tra queste i 30 commercianti di via Etnea che hanno costituito il "Centro Commerciale Naturale Etnea", già regolarmente accreditato presso la Regione Siciliana.
Il Sindaco Raffaele Stancanelli,  giudica la pubblicazione del bando “un passaggio importante per il processo di riqualificazione del commercio nel centro storico di Catania intrapreso assieme ai commercianti di via Etnea e che ora sta dando i suoi frutti concreti”.

Il bando di sostegno ai centri commerciali naturali è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana numero 54 del 30 dicembre 2011. Le risorse finanziarie pubbliche, previste dalla linea di intervento 5.1.3.3 del Programma operativo Fesr Sicilia 2007-2013 ammontano a 19 milioni 295 mila euro.

I centri commerciali naturali sono associazioni costituite prevalentemente da piccole e medie imprese commerciali, artigianali e di servizio, che si aggregano e si organizzano per accrescere la capacità attrattiva, e quindi reddituale, delle imprese che ne fanno parte, per riqualificare l'immagine e migliorare la vivibilità della zona in cui operano valorizzandola sia da un punto di vista commerciale sia turistico.

Secondo le direttive assessoriali, propedeutiche al bando stesso, i benefici consistono: nella concessione di un contributo in conto capitale, a favore del Centro commerciale naturale, nella misura massima del 50 per cento della spesa ammissibile, per un importo non superiore a 25 mila euro (fino a 35 mila euro in alcuni casi); nella concessione di un contributo in conto capitale, a favore delle Pmi aderenti, nella misura del 50 per cento della spesa ammissibile per un importo non superiore a 25 euro (anche in questo caso elevabile a 35 mila euro).


 

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