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A rischio il futuro della Scuola Superiore di Catania

Dal prossimo anno accademico, secondo il nuovo regolamento della Scuola, la residenzialità obbligatoria e gratuita verrà abolita: sarà eliminato il requisito esclusivo del merito per l'accesso

Quando, nel 1998, l’Università di Catania inaugurò le strutture della sua Scuola Superiore, da più parti si levarono voci di soddisfazione per il primo – e unico – polo d’eccellenza accademica del Meridione. Il modello della Scuola era quello della “Normale” e della “Sant’Anna” di Pisa: offrire a studenti di talento italiani e stranieri, percorsi innovativi e altamente qualificati, che comprendessero momenti di ricerca e sperimentazione, anche a carattere internazionale.

Il regolamento della Scuola prevedeva che l’accesso fosse regolato da un rigoroso concorso pubblico e che, negli anni successivi, gli allievi dovessero sostenere in tempo tutti gli esami previsti dal proprio corso di studi, con una media che fosse almeno del 27/30. A ciò si aggiungeva la frequenza di corsi integrativi di alta specializzazione e una serie di attività coerenti con il proprio percorso formativo.

In cambio di tanto impegno (che di fatto permetteva il raggiungimento della laurea entro i termini ordinari, a differenza di quanto avviene in generale nelle nostre università) gli studenti ricevevano gratuitamente vitto e alloggio all’interno dei locali della Scuola, inserendosi in un vero e proprio “campus” universitario teso a stimolarne la crescita e ad allargarne gli orizzonti.

Ricevevano. Perché dal prossimo anno accademico, secondo il nuovo regolamento della Scuola, la residenzialità obbligatoria e gratuita verrà abolita: sarà eliminato il requisito esclusivo del merito per l’accesso e verrà introdotta anche una tassa in proporzione al reddito. Novità, queste, che rischiano di minare il ruolo e gli scopi della Scuola. E contro tutte queste novità, già da tempo, è montata la protesta da parte di allievi ed ex allievi, molti dei quali oggi inseriti brillantemente nel mondo del lavoro, in Italia e all’estero.

“Quella che doveva essere una struttura universitaria di dimensione euro mediterranea – spiega Paolo Arcidiacono, studente di Giurisprudenza che frequenta la Scuola dal 2008 – con le modifiche previste rischia di perdere la sua vocazione internazionale e di rinchiudersi in un ambito assai limitato. Ciò che ci ha deluso di più è stato il disinteresse da parte dell’Università che ha mostrato di non volere alcun dialogo con noi studenti e di non volersi muovere minimamente dalla sua posizione. Siamo stati trattati come dei ragazzi viziati che non vogliono rinunciare ai loro “privilegi”, quando invece per accadere alla Scuola abbiamo affrontato notevoli sacrifici, e rinunciato ad altri percorsi formativi in prestigiosi Atenei”.

“La frequenza della Scuola - commenta il collega Aldo Busacca, che studia Lettere Classiche - mi ha dato la possibilità di seguire un percorso di alta formazione rimanendo a Catania. La mia crescita culturale, in senso ampio, però è dovuta principalmente alla vita in comunità. Ho imparato molto dalla frequentazione con i miei colleghi, condividendo le mie conoscenze con quelle di studenti di altre facoltà e partecipando ad attività come i circoli letterari e il cineforum. Oggi c’è il rischio concreto che questi vantaggi sfumino del tutto: se la residenzialità diventa facoltativa e soggetta a un contributo da parte dell'allievo, diminuiscono i motivi per risiedere o anche per tentare il concorso di ammissione. I primi ad andarsene saranno gli studenti che abitano a Catania o negli immediati dintorni: preferiranno rinunciare all'alloggio e rimanere a casa. Per gli studenti che, invece, vengono da fuori regione (e ce ne sono stati molti, da tutto il Mezzogiorno) non varrà la pena venire a studiare a Catania piuttosto che in una delle altre scuole d'eccellenza italiane. Sebbene inferiore alle spese di affitto di una stanza a Catania, tale contributo potrebbe essere sufficiente a disincentivare molti dal tentare il concorso”.

Noi allievi - prosegue Busacca - sappiamo benissimo che, in questo periodo di crisi, la coperta è corta per tutti, ma sappiamo anche che a fronte della carenza di fondi, non vi è stato il minimo sforzo nella ricerca di altri investitori privati, il che ci avrebbe permesso di non gravare ulteriormente sul bilancio dell'Ateneo”. “Ci sentiamo spiazzati – conclude Arcidiacono – e temiamo che la conclusione della vicenda sarà lo smantellamento totale della Scuola. Per questo vogliamo che la pubblica opinione si interessi al caso, che non riguarda solo noi, ma l’intera città. Perdere un’occasione formativa di eccellenza come questa sarebbe un grosso danno per tutti”.

Alle critiche, il Presidente della Scuola Superiore Angelo Vanella e il Rettore dell’Università Antonino Recca hanno risposto chiamando in causa i recenti tagli alle risorse universitarie. “Dal 1 gennaio 2011 - ha chiarito Vanella - la Scuola Superiore di Catania (prima gestita da un Consorzio di cui facevano parte anche Regione, Provincia, Comune e alcuni istituti bancari) è diventata a tutti gli effetti una struttura didattica dell’Ateneo e, come tale, sottoposta ad una riduzione di finanziamenti. Ciò sicuramente deve comportare la rinuncia ad alcuni privilegi che non possiamo più sostenere”.

“I finanziamenti annui  - ha aggiunto Recca – sono precipitati da 2 milioni e 100 mila euro a 1 milione e 300 mila euro (800 mila euro dal Miur e 500 mila dall’Ateneo, per 5 anni a decorrere dal 2009); conseguentemente, allo stato attuale, siamo in grado di assicurare il funzionamento della Scuola solo fino al 2014. Nelle more, se l’Ateneo vorrà confermare la presenza di questo istituto, dovrà trovare nuove risorse finanziarie volte a coprirne integralmente l’onerosa gestione”. In difesa della Scuola, si sono mosse le voci dei parlamentari catanesi del PD Enzo Bianco e Giuseppe Beretta. Il primo ha indirizzato una “lettera aperta” al Rettore Recca; il secondo invece ha presentato un’interrogazione al Ministro dell’Università Maria Stella Gelmini.

Intanto, per tenere alta l’attenzione sulla questione, gli allievi della Scuola hanno anche costituito un gruppo su facebook, “Salviamo la Scuola Superiore di Catania”. Gli iscritti sono già 350, e continuano ad aumentare.


 

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