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Venerdì, 29 Marzo 2024
Formazione

Accoglienza migranti, concluso il progetto “Family in Tow(n)”

Un momento di riflessione sulle prospettive di accoglienza, sui processi di integrazione socio-culturale dei nuclei familiari migranti

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di CataniaToday

E’ giunto al termine il progetto “Family in Tow(n) realizzato da Asa Onlus, in partenariato con Acli Catania e cofinanziato dalla Fondazione Sicilia. Per l’occasione una tavola rotonda dal titolo “Family in Town(n); scoperte sul campo - Analisi, buone prassi e prospettive. Ricongiungimento familiare e processi di integrazione dei nuclei migranti" (evento accreditato per gli Assistenti Sociali al CROAS Sicilia) hanno consentito di restituire l’esperienza del progetto, grazie alla presenza degli operatori che hanno esposto i risultati ottenuti e la metodologia operativa. Un momento  di riflessione sulle prospettive di accoglienza, sui processi di integrazione socio-culturale dei nuclei familiari migranti.

Il progetto è nato dall’esigenza di migliorare la dimensione esistenziale dei migranti, principalmente valorizzando e affermando il ricongiungimento familiare. Sperimentando un modello alternativo di inclusione socio-culturale, grazie al progetto "Family in Town(n)" sono stati approntati nel corso dell'anno, presso la sede provinciale delle Acli di Catania, i servizi di consulenza per la richiesta di ricongiungimento familiare, assicurando parallelamente supporto psicologico, sociale, culturale e burocratico. L’attività degli Sportelli è stata sostenuta da un team composto da un consulente legale, due mediatori culturali e uno psicologo con esperienza pluridecennale nel settore, costantemente aggiornato sulla normativa vigente e la relativa giurisprudenza, sulla mediazione linguistica e culturale, sulla psicologia interculturale. I servizi progettuali hanno coinvolto 21 migranti, di cui la maggior parte di sesso maschile (13 uomini e 8 donne) e coniugati. La maggior parte degli utenti proviene dall’Africa; si trova in Italia con regolare permesso di soggiorno ed ha usufruito della formazione civico-linguistica; l’utenza senza regolare permesso di soggiorno ha invece usufruito dello sportello legale per avere sostegno nelle procedure di richiesta del permesso di soggiorno.

Di fatto i servizi offerti dal progetto sono stati utili soprattutto per la presenza dello sportello civico-linguistico (per maggiori dettagli sui risultati del progetto www.asaonlus.com). Le attività del progetto, gli incontri e i seminari organizzati hanno permesso, inoltre, di tessere una rete con altre associazioni del territorio, in particolare modo con l’associazione Trame di Quartiere e con la CRI Comitato di Catania. Luca Lo Re, presidente di Trame di Quartiere, ha portato l’esperienza dell’associazione Trame di Quartiere, che da anni vive a stretto contatto con le difficoltà di integrazione in un quartiere, quello di San Berillo, caratterizzato da un’alta presenza di immigrati; Stefano Carmelo Principato, presidente CRI Comitato Catania, ha invece raccontato concretamente quanto sia fondamentale ed importante il lavoro dei volontari del CRI Catania, in contatto continuo con bisogni ed esigenze dei migranti. Per il presidente Asa Onlus, dott.ssa Maria Virigllito, il progetto è stato un modo per saldare l’attività delle varie associazioni presenti nel territorio: “Solo con la collaborazione tra le varie realtà associative è possibile un’azione concreta ed incisiva nel territorio. La tutela dei diritti dei minori, la salvaguardia della famiglia è fondamentale poiché è il perno su cui si fonda l’intera Comunità”.

Riguardo agli obiettivi e ai risultati raggiunti, il Presidente Acli Catania, Agata Aiello, ha sottolineato l’importanza di agire concretamente sul territorio, a sostegno della famiglia e dei soggetti più fragili della Comunità: principi cardine delle Acli, pienamente condivisi con l’associazione Asa Onlus. Per la dott.ssa Mariella Spoto, che ha partecipato in rappresentanza dell’Ordine degli Assistenti Sociali della Sicilia (di cui è Vice presidente) all’evento iniziale e finale di disseminazione del progetto: “il progetto – ha affermato - è stato un valido strumento, concreto, per poter pienamente attuare processi di integrazione avendo sempre come obiettivo la salvaguardia della famiglia”. Per Rosalba Mirci, direttrice e coordinatrice del progetto: “Il progetto realizzato è la piena dimostrazione di quanto sia importante operare in collaborazione e sinergia con le altre associazioni, poiché solo così è possibile realizzare una comunione umanitaria”. Hanno composto il team del progetto: Silvia Dizzia, e Leja Ida Chiara Cassia, mediatrici culturali;Sana Ben Dhiab, mediatrice culturale e volontaria del progetto; Letizia Enrica Vasta, consulente legale; Amelia Reina, psicologa-psicoterapeuta; Lucia Borghi, docente del corso civico-linguistico.

Il personale coinvolto nel progetto ha agito in condivisone, corresponsabilità, cooperazione, sinergia, nel rispetto di ruoli e competenze specifiche, per la piena attuazione degli obiettivi previsti. Hanno composto il team di progetto: Silvia Dizzia, e Leja Ida Chiara Cassia, mediatrici culturali, entrambe impegnate con il comitato di Catania in qualità di operatrici di RFL (Restoring Damily Links), Sana Ben Dhiab, mediatrice culturale e volontaria del progetto, ha collaborato con molte associazioni del territorio e la sua presenza è stata importante perché ha contribuito a dare una prospettiva maggiormente consapevole dell’accoglienza. Le mediatrici culturali sono state fondamentali non solo per la funzione di mediazione linguistica, ma anche e soprattutto per facilitare la comprensione dei contesti culturali di appartenenza dei singoli beneficiari. Letizia Enrica Vasta, consulente legale, ha offerto consulenza ed orientamento in merito alle pratiche burocratiche da espletare per il ricongiungimento familiare, per il permesso di soggiorno e rinnovo del permesso di soggiorno, informazioni in generale sui problemi legali (problemi relativi al lavoro e ai contrati di lavoro), ha facilitato il rapporto con le istituzioni. Amelia Reina, psicologa-psicoterapeuta, è stata fondamentale per la gestione emotiva delle problematiche dei migranti, nel “contatto” del migrante del proprio bagaglio esperienziale, nella gestione delle dinamiche psicologiche ed esistenziali del migrante, nello specifico quelle relative al ricongiungimento familiare.

Lucia Borghi, docente del corso civico-linguistico, ha studiato pedagogia e antropologia. Dal 2005 partecipa a diversi progetti di tutela, informazione, advocacy e insegnamento della lingua italiana alle persone migranti, in Lombardia e in Sicilia. Durante il corso civico-linguistico ha implementato lo sviluppo di competenze relative alle quattro abilità linguistiche (ascoltare, parlare, leggere e scrivere) tramite una metodologia didattica che ha privilegiato l’approccio comunicativo, trattando anche temi di educazione alla cittadinanza. Durante il progetto si sono organizzati tre seminari: “Mediterraneo e Accoglienza – Il ruolo dei mass media nei processi di integrazione”, evento accreditato per gli Assistenti Sociali al CROAS Sicilia; “L’accoglienza migrante, servizi approntati nel territorio – Una proposta per lavorare in rete”, in collaborazione con l’Associazione Africa Unita; “Legàmi Familiari- Ricongiungimento familiare e pratiche di RFL (Restoring Family Links)”, in collaborazione con CRI – comitato Catania. Gli incontri hanno permesso di sviluppare riflessioni e confronti sulle relazioni fra assetti istituzionali, modelli organizzativi e lavoro di comunità, sulle competenze professionali, sulle diverse forme di partecipazione e sviluppo della comunità, al fine di concertare azioni valide e durature da portare avanti e innescare meccanismi che in grado di condurre a risultati concreti in termini di empowerment.

La fiducia reciproca e i rapporti umani instaurati tra il team di progetto e i differenti contesti con cui ci si è interfacciati si sono rivelati il reale valore aggiunto di un progetto che ha avuto a cuore, ed ha affrontato, non soltanto le concrete e quotidiane problematiche dell’integrazione, ma anche la costruzione di un contesto paritario in cui ognuno, mantenendo la propria identità ed il proprio ruolo, ha messo l’una e l’altro a servizio della comunità.

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