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Catania, stravincono i Cinque Stelle e scompare la Sinistra

Nella provincia etnea il Movimento Cinque Stelle sradica del tutto la sinistra e segna una delle sue vittorie più importanti. La Sinistra, dopo il disastro del Pd, dovrà capire ora cosa fare

Che fare? Si chiedeva Lenin in una delle sue più importanti opere politiche, pensando alla costituzione di una forza rivoluzionaria proletaria. E la domanda, all'indomani della totale devastazione delle liste della Sinistra, a Catania come in tutto il resto del territorio italiano, sembra un triste memento per i molti dirigenti e i pochi militanti. Nella provincia etnea - che, per inciso, non ha mai dato vita a movimenti socialisti di rilievo negli ultimi 20 anni - il Movimento Cinque Stelle sradica del tutto la sinistra e segna una delle sue vittorie più importanti. Raggiungendo una media del 47 percento tra Camera e Senato e riportando in Parlamento Giulia Grillo, Mario Giarrusso e Nunzia Catalfo, accompagnati dalle new entry, Eugenio Saitta, Laura Paxia, Tiziana Drago e Simona Suriano.

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La sconfitta è invece sonora a sinistra. A partire dal Partito democratico renziano, rappresentato a livello locale da Valeria Sudano e Luca Sammartino. I due giovani 'padroni' del partito etneo, nonostante il record di Sammartino durante le consultazioni regionali, non esplodono in quest'ultimo appuntamento, ben rappresentando in nuce il fallimento della linea politica e della mutazione genetica imposta dalla segreteria di Matteo Renzi. A Misterbianco, alla Camera, Sammartino ha ottenuto circa l'11 per cento dei voti, mentre nel collegio di Catania, al Senato, Sudano è rimasta ferma al 12. Il sogno romano di Sudano tuttavia si realizza con il plurinominale, dove viene eletta, mentre Sammartino rimane saldo all'Ars, riflettendo sulle prossime mosse. Nel plurinominale dovrebbe avercela fatta anche Francesca Raciti, presidente del Consiglio comunale di Catania, ma il dato è ancora da confermare.

Elezioni 2018, risultati Camera: chi ha vinto nel collegio di Misterbianco

Elezioni 2018, risultati Camera: chi ha vinto nel collegio di Acireale

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Tonfo dem anche ad Acireale dove il deputato regionale Nicola D'agostino, leader di Sicilia Futura e candidato alla Camera con il Pd, è rimasto fermo al 10. A pesare, secondo alcuni, anche i recenti fatti giudiziari che hanno portato all'arresto del sindaco Roberto Barbagallo, amico e 'creatura politica' di D'Agostino. Cifre simili anche per l'avvocato Maria Grazia Panitteri che, a Paternò, rimane ferma intorno all'11 per cento, 'schiacciata' dal 50 del candidato grillino Eugenio Saitta.

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Disastro anche per Liberi e Uguali. L'unione delle tre sigle, Mdp-Art1, Possibile e Sinistra Italiana, nel catanese come nel resto dello stivale, non ha portato i risultati sperati e sembra mettere la parola 'fine' all'esperimento pre-elettorale. Un'esperienza che, come dimostrato dalla riottosità della base a livello locale, non era piaciuta sin dall'inizio, considerato soprattutto il mancato ascolto dei territori al momento della composizione delle liste. Guglielmo Epifani, paracadutato dalla segreteria romana come capolista del collegio plurinominale di Catania, ottiene cifre bassissime, e la lista si attesta ferma intorno al 2 per cento. Unici a festeggiare nononostante il loro 1 per cento sono i militanti di Potere al Popolo. La nuova formazione che mette insieme l'area di Rifondazione comunista, il Pci e alcuni centri sociali come l'ex Opg Je so pazzo di Napoli, considerato il poco tempo a disposizione per l'organizzazione, ha effettivamente portato a casa un buon risultato. 

Il boom dei Cinque Stelle a Catania

A sinistra, soprattutto in vista delle prossime amministrative, la strada è dunque tutta in salita. I risultati delle politiche non fanno dormire sonni tranquilli al primo cittadino Enzo Bianco che, vista la batosta del Partito democratico a livello nazionale ed il peso ridimensionato, dovrà capire ora come muoversi, con chi allearsi e chi intercettare. Stesso discorso vale per le realtà a sinistra del PD a cui spetta capire se intraprendere nuovamente l'idea dell'unità, sul modello della lista Cento passi cha ha portato all'elezione di Claudio Fava, o imporre la presenza di un'opposizione più movimentista all'interno del Senato cittadino. 

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