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Sabato, 20 Aprile 2024
Politica

Scandalo rifiuti al Comune, il 'dispiacere' di Bianco non basta: si chiedono le sue dimissioni

A prescindere dall'accertamento di una eventuale consapevolezza dei fatti oggi contestati dalla Procura, le dimissioni sarebbero, secondo molti, un atto dovuto. A chiederle, infatti, sono molti esponenti della politica anche in vista delle future elezioni

“Abbiamo accertato responsabilità penali. Le responsabilità politiche nella gestione dei rifiuti e nella nomina dei personaggi arrestati, sono altri che le devono denunciare". Glaciale ma chiarissimo il commento del procuratore capo di Catania che, questa mattina, ha esposto i risultati dell'inchiesta che ha portato all'arresto e all'interdizione di due tra i più stretti collaboratori di Enzo Bianco. Esiste una chiara responsabilità politica e "altri" le dovevano denunciare. Il riferimento al primo cittadino sarebbe lampante e, nonostante il suo commento di "dispiacere", le parole di Enzo Bianco, sembrano non bastare. 

Il video della Dia: gli arresti

Le richieste di dimissioni

A prescindere dall'accertamento di una eventuale consapevolezza dei fatti oggi contestati dalla Procura, le dimissioni sarebbero, secondo molti, un atto dovuto. E le prime richieste, a dir la verità, sono già arrivate. A partire dalle forze extra-consiliari, come Catania Bene Comune, ma anche dentro il senato cittadino c'è chi pensa che il passo indietro del primo cittadino sia la scelta migliore per l'intera città. "Fossi nella posizione di Bianco mi dimetterei immediamente - spiega il capogruppo di Grande Catania Sebastiano Anastasi - Lo fare prima di tutto per dare un segnale di dignità e per non macchiare tutta l'attività amministrativa svolta fino a questo momento".

Anche Niccolò Notarbartolo chiede il passo indietro. "Ogni cittadino catanese sa, oggi, perché sta pagando l'imposta sui rifiuti più alta possibile. Sta pagando per la corruzione di altri, per un computer, un cellulare, le vacanze - scrive in una nota - Sta pagando perché il sindaco ha deciso che quelle persone che adesso sono finite indagate dalla magistratura ricoprissero quei ruoli. È stato il primo cittadino, che adesso lamenta una fiducia tradita, ad affidare a quei funzionari e dirigenti servizi fondamentali per la collettività. Adesso, dopo tutto quello che è stato, dopo tutte le parole spese in Consiglio comunale e sulla stampa, dopo le analisi di bandi e gare ponte e documenti amministrativi, non serve più che Bianco parli del suo essere integerrimo. Non servono più i proclami di legalità, perché tanto non ci crede più nessuno. I catanesi non sono stupidi. A prescindere dall'esito delle vicende giudiziarie, Bianco è politicamente responsabile della situazione in cui versa la città. Questo è evidente e innegabile. Per onestà intellettuale e, di più, per decenza - conclude - dovrebbe farsi da parte e lasciare che una nuova classe dirigente, più capace e più onesta, amministri la città".

A sottolineare la responsabilità politica è anche Sebastiano Arcidiacono che, in un commento, chiede al Sindaco di "trarre le dovute conclusioni". "Enzo Bianco lascia un Comune ridotto ai minimi termini, azzerato nei valori della moralità pubblica e in cui urge segnare un'inversione di rotta, per ripristinare legalità ed efficienza e soprattutto garantire il rispetto nei confronti dei cittadini, costretti a subire le gravi disservizi a prezzi salatissimi". "Il sindaco Bianco e l'assessore D'Agata siano conseguenziali - chiosa Arcidiacono - e anziché mettere le mani avanti con ricostruzioni poco convincenti, traggano le conclusioni delle loro scelte dissennate e delle omissioni reiterate".

Netto il Movimento Cinque Stelle che chiede direttamente le dimissioni. "Questa inchiesta pesa come un macigno sull’amministrazione Bianco e rappresenta la pietra tombale sull’esperienza fallimentare del suo mandato che non poteva concludersi in modo peggiore”. “Al netto delle responsabilità penali e di fronte a tre gare d’appalto andate deserte e alle evidenti anomalie, le ‘colpe’ politiche sono gravissime e pesanti, non si doveva – concludono – e non si poteva ignorare quanto stava accadendo, mentre i cittadini continuano a pagare per un servizio scadente e per una raccolta differenziata mai partita".

Il candidato sindaco Emiliano Abramo parla di "fine dell'era Bianco". "Fa tremare - spiega Abramo in una nota - il fatto che, tra le persone coinvolte, ci sia il Ragioniere generale, figura importantissima della macchina amministrativa e uomo di fiducia del sindaco Bianco, tanto da aver ricoperto la carica di capo di Gabinetto e uno dei funzionari della direzione ecologia più vicini al primo cittadino. Non è possibile che l'amministrazione della “presunta legalità”, almeno secondo la narrazione che il sindaco Bianco ha portato avanti in tutti questi anni, non sapesse a chi conferiva fiducia, incarichi e promozioni. Le responsabilità e le scelte politiche si intrecciano con quelle amministrative. Plauso alla Procura che ha scoperchiato un enorme vaso di Pandora. La città ha bisogno di ripartire veramente: L'era di Enzo Bianco è chiusa".

I dettagli dell'inchiesta che ha investito il Comune

Favori ed appalti

Sospetti, ombre, fumi, che - effettivamente - si espandono a macchia d'olio su una vicenda che se fosse confermata in sede processuale confermerebbe le fattispecie di reato contestate ma che, prima di tutto, pongono una gigantesca questione politica: uno degli appalti più delicati nel sistema cittadino, secondo le accuse, è stato utilizzato per pagare i fatterelli privati di due alti dirigenti comunali. Computer e cellulari, ma anche affitti ed assunzioni, in cambio di una torta golosa, del valore di 350 milioni. Scambi di favori sconfortanti, soprattutto perché gli imprenditori che avrebbero tratto vantaggio dal do ut des, sono amministratori di due imprese oggi raggiunte da interdittiva antimafia. Uno scenario decisamente umiliante, ed un danno di immagine pesante per la Pubblica Amministrazione.
 

Le intercettazioni - VIDEO

I fedelissimi del sindaco Bianco coinvolti nell'inchiesta

La vicenda secondo Sebastiano Ardita

Una vicenda che il procuratore aggiunto Sebastiano Ardita definisce "complessa", composta da diversi elementi, tra i quali ci sono "elusione della normativa sull'interdittiva antimafia", "corruzione di pubblici funzionari", "costruzione delle gare in un certo modo", e influenze sulla "modalità di controllo e di esecutività degli appalti". 

Le parole del Sindaco

"La vicenda e il quadro che vengono fuori dall’inchiesta sono torbidi e gravissimi. Essi coinvolgono miei collaboratori, che hanno tradito la fiducia da me riposta in loro - scrive in una nota Bianco - Provo rabbia e amarezza". Ma oltre ad esternare i propri sentimenti verso chi, senza ombra di dubbio, ha seduto fino a ieri alla "destra del padre", il primo cittadino nella prima parte del suo comunicato ha sentito la necessità di spiegare il proprio operato in quelle che, secondo lui, sono state azioni di denuncia del malaffare nel settore dei rifiuti. 

"Ho chiesto che dal principio di rotazione non fosse escluso nessuno, trasferendo il personale ad altri servizi; tant’è che il Fazio, già da alcuni mesi, è stato allontanato dalla responsabilità della esecuzione del contratto. Ho scritto personalmente alla Procura della Repubblica di Catania e all'Anac già in data 20 aprile 2017 e poi il 25 settembre 2017, segnalando l’evidente anomalia della mancata partecipazione alla gara di alcuna impresa". Ma, conclude "tutto ciò non è bastato".  

I dettagli dell'indagine e le accuse - VIDEO

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