Perché non accada mai più! Il piccolo Giovanni Benedetto e gli ospedali etnei
Perché non accada mai più. Per la seconda volta nell'arco di pochi mesi il piccolo Giovanni Benedetto si è trovato a lottare tra la vita e la morte. Giovanni è un bimbo prematuro. Nato alla 25^ settimana di gestazione, pesava solo 840 gr e presentava grave prematurità e difficoltà respiratorie. A seguito di un grave malore occorso alla mamma quando era alla 23^ settimana gestazionale - malore che aveva determinato serie minacce di aborto - si è dapprima atteso per oltre due ore l'arrivo di un'ambulanza; quindi si apprendeva con incredulità e sgomento che in nessuno dei Presidi Ospedalieri Catanesi vi era disponibilità di posti in terapia intensiva neonatale. Quanto sopra nonostante l'urgenza e la criticità chiaramente rappresentate dalla dottoressa della Clinica. Dopo un'attesa interminabile, l'unico Presidio della Sicilia Orientale resosi disponibile ad accogliere una mamma prossima ad un parto pre - termine è stato il Reparto di Ostetricia e Ginecologia del Policlinico di Messina, diretto dal Prof. Triolo. Qui professionalità ed attenzioni amorevoli di medici ed infermieri hanno scongiurato il parto per ben due settimane, regalando al piccolo nascituro altro tempo per crescere e svilupparsi all'interno del grembo materno. Successivamente, quando si era alla 25^ settimana di gestazione, la criticità delle condizioni di madre e nascituro hanno suggerito ai sanitari di intervenire per far nascere il piccolo Giovannino. Immediatamente dopo la sua venuta alla luce, il piccolo veniva trasferito presso il reparto di Terapia Intensiva Neonatale diretto dal Prof. Barberi; Responsabile la Dott.ssa Eloisa Gitto. Medici e infermieri con la loro professionalità, umanità e competenza, sono riusciti a salvare la vita del piccolo Giovanni. Faccio da genitore questa premessa per rappresentare con forza lo sdegno che provo per quanto accaduto. Appare infatti inconcepibile che i numerosi Ospedali di Catania non siano nelle condizioni di far fronte a situazioni di emergenza come quella sopra descritta a causa - non di carenza di professionalità o competenze (bensì) - di mancanza di risorse, di posti letto o per protocolli eccessivamente rigidi. Tanto più ove si consideri che quanto sopra non costituisce un - seppur sfortunato - fatto isolato. Ed infatti il 23 aprile u.s. il piccolo Giovanni Benedetto, a causa di una bronchite degenerata in polmonite e di severe crisi respiratorie, veniva portato d'urgenza dai genitori al Pronto Soccorso Pediatrico dell'Ospedale Garibaldi di Nesima. Qui veniva tempestivamente soccorso dai Sanitari ma, per la seconda volta, gli veniva negato il ricovero per mancanza di posti letto nel reparto di Terapia Intensiva. Del pari il ricovero veniva negato da tutti gli altri Ospedali Etnei. Ancora una volta, il piccolo Giovanni ha dovuto affrontare un lungo viaggio verso il Policlinico di Messina e vista la gravita' di salute del piccolino i medici di turno dell'ospedale Garibaldi di Nesima decisero, trattandosi di un trasporto a rischio, l'intervento di un pediatra e di un rianimatore a bordo. Àncora una volta, generosità, dedizione e competenza del personale Medico e paramedico hanno avuto la meglio sulla malattia. Racconto tutto questo perché si sappia. Perché si smuovano le coscienze. Perché altri piccoli ed altri genitori non debbano vivere esperienze come queste. Il mio è un grido di aiuto rivolto a chiunque possa intervenire per migliorare efficienza ed organizzazione della Sanità in Sicilia. Concludo ringraziando ancora una volta tutti i medici ed i paramedici del reparto di terapia intensiva del Policlinico di Messina che fanno del loro lavoro una Missione I genitori D'Urso Giuseppe e Anna Lisa Gagliani