Due casi opposti si ritrovano tra le carte dell'operazione antimafia eseguita dagli agenti della squadra mobile etnea. Il titolare di un frantoio, dopo l'arresto del suo estortore, racconta come la riscossione del pizzo fosse iniziata nel 1984, in lire, per arrivare fino ai giorni nostri. Nessuna denuncia presentata da parte sua. Diverso il caso di un imprenditore attivo nel settore della ristorazione, che si reca in questura dopo un tentativo di intimidazione e dà il via alle indagini che hanno portato all'arresto di 21 persone appartenenti al gruppo di Lineri del clan Santapaola-Ercolano
Nel caso dell'operazione "Terra bruciata", che ha fatto luce sulla gerarchia del gruppo randazzese dei "Mussi 'i ficurinia", con al vertice Salvatore Sangani, gli "amici" incaricati di riscuotere il pizzo erano davvero figure legate fin dall'infanzia alle vittime. In uno dei casi accertati, l'esattore cerca di smarcarsi da questo ruolo, accettato per paura di ripercussioni. A questo punto la famiglia mafiosa va su tutte le furie e cerca una soluzione per non perdere "il contratto" estorsivo
La vittima è un 37enne, titolare di un bar nel centro cittadino di Acireale. L'arrestato, per mesi, avrebbe chiesto il "pizzo" in cambio di protezione. L'esercente, stanco delle richieste si è allora rivolto ai carabinieri che, intervenuti, hanno colto il malvivente con "le mani nel sacco"
Si tratta di un giovane imprenditore agricolo di Biancavilla che, per mostrare la sua gratitudine, ha donato 1.200 chili di arance ad alcuni centri che svolgono attività di sostegno verso i più bisognosi
L'eurodeputato ha fatto visita al rappresentante dell'omonima azienda a seguito del suo rifiuto di pagare il pizzo e della denuncia che ha consentito agli inquirenti di individuare gli estortori
Il commento dell'attore etneo, intervistato dall'AdnKronos, sul "re dei torroncini" l'imprenditore Giuseppe Condorelli che denunciando il racket ha fatto arrestare 40 persone
La vittima è un imprenditore agricolo paternese, che nel tempo ha subito innumerevoli furti, danneggiamenti e introduzione abusiva di animali al pascolo con distruzione delle colture
Dopo aver intascato 620 euro da una prima estorsione con la scusa di "aiutare un amico in carcere", Alessio Virgillito si era ripresentato in un caf , chiedendo altri 500 euro. Ad ammanettarlo ci hanno pensato i carabinieri