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Assemblea Territoriale Idrica

Catania Acque, in arrivo la "super partecipata": in ballo la gestione dei finanziamenti del Pnrr

Nel nuovo soggetto confluiranno Sidra, Ama, Sogip e naturalmente Acoset, con il suo bagaglio di ben 20 comuni soci nell'area etnea. Il nuovo assetto influirà significativamente sui posti di sottogoverno, soprattutto alla luce dell'ultima “faida” politica consumata ai piedi dell'Etna. Fatuzzo (Sidra): "La frammentazione è servita a qualcuno per mantenere le posizioni"

Entro il 31 dicembre 2021 dovrà essere costituito il gestore unico dei servizi idrici di riferimento per l'Assemblea Territoriale Idrica Catania 2. Nella nuova società “Catania Acque S.p.A.”, confluiranno Sidra per il Comune di Catania, Ama per Paternò, Sogip per Acireale e naturalmente Acoset con il suo bagaglio di ben 20 comuni soci nell'area etnea. Oltre questo termine, la mancata costituzione del gestore unico comporterà l'impossibilità, per gli attuali attori, di poter presentare la richiesta di accesso, su scala nazionale, ai finanziamenti per gli interventi nel settore idrico integrato: in sintesi, niente soldi del Pnrr. Il percorso verso il gestore unico era stato già tracciato, ma in assenza di un quadro chiaro sulla sfera di influenza politica che caratterizzerà questa nuova “super-partecipata”, gli attori coinvolti si sono presi tutto il tempo necessario per risolvere questioni in sospeso, definire nuovi equilibri e sopratutto approvare lo statuto del nuovo "caravanserraglio". Certo è che il nuovo assetto influirà significativamente sui posti di sottogoverno, soprattutto alla luce dell'ultima “faida” politica consumata ai piedi dell'Etna. Dal canto suo Acoset ha di recente dato l'ultimatum ai Comuni soci, chiedendo, attraverso i loro Consigli Comunali, di deliberare entro il 15 dicembre l'autorizzazione all'ingresso in Catania Acque, mentre Sidra – come ha spiegato il suo presidente Fabio Fatuzzo a CataniaToday - “ha già da tempo approvato tutti i percorsi di competenza” e che “i ritardi sono dovuti ai passaggi che devono essere consumati, soprattutto in una struttura complessa come il Comune di Catania”. Molti Comuni infatti avevano già nel marzo scorso dato il via all'autorizzazione, ma delle modifiche apportate allo Statuto hanno reso necessario un ulteriore passaggio deliberativo. Si tratta dei soci di Acoset: Aci Bonaccorsi, Aci S. Antonio, Adrano, Belpasso, Camporotondo Etneo, Catania (solo per la frazione di S. Giovanni Galermo), Gravina di Catania, Mascalucia, Nicolosi, Pedara, Ragalna, S. Agata Li Battiati, S. Giovanni La Punta, S. Gregorio, S. Maria di Licodia, S. Pietro Clarenza, Trecastagni, Tremestieri Etneo, Valverde e Viagrande.

Ora però il percorso è obbligato e rimane solo da vedere come si ridefiniranno gli equilibri all'interno del nuovo assetto societario che sarà chiamato a gestire i servizi idrici. “La questione – continua Fatuzzo – è legata anche all'anomalia catanese, dove la frammentazione è servita a qualcuno per mantenere le posizioni. Ancora non si è parlato di nuovi assetti societari e in questa fase, personalmente, è un aspetto che non mi interessa – dichiara ancora Fatuzzo – anche se naturalmente il nuovo management sarà espressione delle amministrazioni comunali coinvolte”. Resta da capire se questo processo di unificazione “forzata” ristabilirà equilibri o ne romperà altri: “Dal mio punto di vista dovrebbe essere più semplice indicare il Consiglio di amministrazione o l'amministratore unico, cosa che secondo me è da preferire, visto che è una figura privilegiata anche dalla legge, poi si possono fare scelte diverse. La razionalizzazione sta già nel fatto di passare da 4 società ad una sola, possono operare tanti risparmi nella gestione e maggiore efficienza del servizio, l'unificazione per me è un fatto positivo – commenta Fatuzzo - ma è necessario che questo poi si tramuti nella concretezza delle scelte”. Ma l'avvento del gestore unico potrebbe anche mettere fine a quelli che Fatuzzo definisce “errori” nella gestione di Acoset: una serie di profili di irregolarità che sono state anche oggetto di un suo esposto alla magistratura del luglio di quest'anno. Se da un lato la costituenda società potrà giocare un ruolo nella progettazione degli interventi, dall'altro erediterà tutte le criticità legate alle condizioni delle reti idriche del territorio, vecchie e inefficienti, manutenzione carente e soprattutto il costo del servizio che si riversa sui contribuenti.

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