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Sabato, 20 Aprile 2024
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Come cambierà il reddito di cittadinanza dopo le elezioni del 25 settembre

Nei programmi dei partiti in vista del voto del mese prossimo vengono evidenziate tutte le criticità del sussidio simbolo di questa legislatura, ma è altamente improbabile che cambi qualcosa già nel 2023: tutti gli scenari e le ipotesi con il nuovo governo

Il centrodestra è, secondo tutti i sondaggi, ampiamente in testa in vista delle elezioni del prossimo 25 settembre. Che cosa ne sarà del reddito di cittadinanza, misura simbolo dell'attuale legislatura e cavallo di battaglia del Movimento 5 stelle, se Giorgia Meloni dovesse uscire netta vincitrice dalle urne? E cosa "dicono" in merito al sussidio i programmi dei principali partiti, in base a quello che è dato sapere oggi? C'è chi nell'arco parlamentare propone una strategia di modifiche al reddito di cittadinanza, chi vuole rafforzarlo, chi non disdegnerebbe un sostanziale passo indietro molto vicino all'abolizione.

Reddito di cittadinanza: i programmi dei partiti

Il M5s nel suo programma non entra nello specifico e accenna semplicemente a "Misure per rendere più efficiente il sistema delle politiche attive. Monitoraggio delle misure antifrode". Giuseppe Conte intende "rafforzare" il sussidio "attraverso l’aggiornamento della scala di equivalenza per famiglie numerose e disabili e la possibilità di renderlo compatibile con lo svolgimento di lavori stagionali fino a una certa soglia di reddito annuo". 

Il Pd di Enrico Letta vorrebbe che si prestasse maggior attenzione alle indicazioni dalla commissione Saraceno, "a partire dall’ingiustificata penalizzazione delle famiglie numerose e/o con minori". Chiara Saraceno è la professoressa messa a capo del comitato scientifico che nel novembre scorso ha presentato una relazione sulle modifiche da apportare al Rdc. Dieci proposte, perlopiù di buonsenso, illustrate insieme al ministro del Lavoro Andrea Orlando. Il Rdc va perfezionato secondo i dem, che propongono anche di ridurre il periodo minimo di residenza in Italia per accedere al Rdc, al momento fissato in 10 anni per i cittadini stranieri.

Europa Verde e Sinistra italiana hanno di recente dichiarato che è necessario "difendere e rafforzare il reddito di cittadinanza, con l’obiettivo strategico di arrivare a un vero reddito universale di base".

Più Europa ritiene utile una rivisitazione del reddito di cittadinanza per tornare al reddito di inclusione,, dando anche al collocamento privato la possibilità di prendere in carico le presone che percepiscono il reddito di cittadinanza.

Molto critici verso la misura sono Matteo Renzi e Carlo Calenda. Nel loro programma il reddito di cittadinanza viene definito uno strumento "pensato male" con "troppi obiettivi" e che "ha mostrato tutti i suoi limiti". Puntano a modifiche "che introducano maggiormente la ricerca di un impiego" e rendano "più giusti e inclusivi i criteri d'accesso". Propongono lo stop al sussidio dopo un primo rifiuto di un'offerta congrua, un limite di due anni per trovare lavoro a cui segue la riduzione di un terzo e la presa in carico dai servizi sociali comunali.  La base da cui partire sarebbe quella tracciata dal premier Mario Draghi, ovvero che si dovrebbe continuare ad aiutare chi non può lavorare. Chi invece può essere occupato e rifiuta l’offerta di lavoro dovrebbe perdere il beneficio economico, secondo il cosiddetto terzo polo. La proposta di Calenda sarebbe quella di coinvolgere nella riforma del reddito di cittadinanza anche le agenzie private per il lavoro e non solo i centri per l’impiego, così da avere più strutture che potranno collocare le persone.

Forza Italia ha in mente un reddito di cittadinaza solo per chi non è in grado di poter lavorare, per le famiglie più povere, e propone di ridurre i beneficiari e destinare più risorse agli anziani con pensione più basse e agli invalidi".

La Lega spinge per una "seria rivisitazione" del sussidio (con criteri di accesso più stringenti), e per una sorta di "voucher formazione" per riassorbire i disoccupati nel mercato del lavoro. Per il Carroccio il reddito deve essere erogato dal Comune di residenza, che meglio conoscerebbe il cittadino e le sue reali necessità. Si accenna anche al "Reddito di reciprocità", ovvero chi riceve sussidi dal Comune deve mettersi a disposizione della collettività con lavori utili. 

Nel programma comune del centrodestra, sottoscritto anche singolarmente da Fratelli d'Italia, alla voce "Stato sociale e sostegno ai bisognosi" si liquida il discorso in un punto: "Sostituzione dell’attuale reddito di cittadinanza con misure più efficaci di inclusione sociale e di politiche attive di formazione e di inserimento nel mondo del lavoro". Resta dunque una visione dello strumento sia come misura sociale per chi non è in condizione di lavorare che come attrezzo per le politiche attive, per introdurre le persone al lavoro, restringendo in qualche modo il perimetro dei beneficiari e la durata dell'aiuto economico.

I moderati di Lupi, Toti e Brugnaro chiedono di reindirizzare al sostegno alle imprese parte dei fondi attualmente stanziati per il sussidio.

Cosa succederà dopo le elezioni del 25 settembre

Fino al 25 settembre se ne parlerà tanto, ma è difficile che arrivino parole più nette di così da Meloni, Salvini o Berlusconi sul reddito di cittadinanza. In primis, perché a ricevere il sussidio sono nuclei di qualsiasi colore politico e attaccare il reddito di cittadinanza non è una strategia che porta voti nell'immediato. E poi perché anche in caso di futura sostituzione del reddito di cittadinanza con sussidi di altro tipo (impensabile lasciare anche solo per un mese senza un sostegno minimo milioni di famiglie in povertà assoluta), la transizione sarebbe complessa, delicata e senz'altro non immediata. Secondo i dati Inps, oltre 2 milioni di nuclei familiari, ovvero circa 4,65 milioni di persone, hanno ricevuto il pagamento di almeno una mensilità di reddito di cittadinanza. Milioni di voti.

E' molto diffiche che qualcosa cambi da gennaio 2023, tanto per intenderci. Di modifiche sostanziali al reddito di cittadinanza se ne parlerebbe solo più in là, negli anni a venire. Il nuovo governo, qualsiasi esso sia, inizierà a operare a pieno regime probabilmente intorno alla fine di ottobre, e avrà altre urgenze: in primis, solo una manciata di settimane per scrivere la nuova legge di bilancio e le urgenze a ottobre e novembre saranno dunque altre. Per l'anno prossimo eventuali novità al sussidio saranno dunque marginali.

Tra le misure di politiche attive del lavoro e di contrasto alla povertà il reddito di cittadinanza è una delle più popolari e diffuse; istituita con decreto legge nel gennaio 2019, è diventata operativa dal 6 marzo dello stesso anno. Lo scorso anno il reddito di cittadinanza era stato opportunamente rifinanziato in legge di bilancio. Nel 2021 è costato quasi 9 miliardi di euro. Tra qualche mese spetterà al nuovo governo decidere come muoversi ma abolire il sussidio da subito non è un'opzione. Tra l'altro un sussidio anti-povertà c'è in tutti i Paesi europei, aprire una crisi sociale cancellandolo - per di più in un autunno che sul fronte economico si preannuncia a dir poco "faticoso" per le famiglie italiane - non è nell'interesse di nessun politico, slogan a parte.

Non sarà cancellato

L'unica certezza è che il reddito sarà al centro della campagna elettorale nei prossimi 20 giorni. Perché è un tema d'impatto e molto polarizzante. Non è difficile immaginare che il Movimento 5 stelle, ad esempio, incentrerà gran parte della sua campagna elettorale per recuperare consensi sulla difesa a oltranza del sussidio. Basta ascoltare cosa diceva ieri sera l'ex premier: "Con un caro bollette e oltre 700 euro di costi in più andiamo a togliere la protezione sociale? Durante la pandemia c’è stato un assalto ai supermercati. Fui costretto a trovare un meccanismo per distribuire dei buoni pasto ai più indigenti. Qui si scherza con il fuoco, Lo fanno politici di mestiere che guadagnano 500 euro al giorno e si scatenano contro chi guadagna 500 euro al mese", ha detto il leader del M5s, Giuseppe Conte, intervistato a Zona Bianca, in onda su Retequattro. E, sempre ieri, anche uno molto critico come Carlo Calenda è sembrato molto più cauto che in passato: "Non sono contrario al reddito di cittadinanza. Chi non può lavorare, non è in condizioni di farlo, deve continuare a prenderlo - ha detto Calenda a una manifestazione elettorale a Catania - Chi può lavorare deve essere formato. Oggi in Italia, ad esempio, mancano tremila saldatori. Chi rifiuta il lavoro deve perdere il sussidio. E contemporaneamente siamo favorevoli al salario minimo in modo da garantire uno stipendio decoroso".

In sintesi: la cancellazione del reddito di cittadinanza non è un'opzione realistica nel futuro prossimo, chiunque vinca le elezioni.

Fonte: Today.it

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