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Martedì, 19 Marzo 2024
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La storia di Paola, omosessuale con il reddito di cittadinanza: "Non trovo un lavoro"

Sempre più spesso il reddito di cittadinanza viene preso di mira nella convinzione che sia solo uno strumento per evitare di lavorare. In questo caso, tra pregiudizi, discriminazioni e offerte irregolari, le cose stanno diversamente

"Le faremo sapere". Le parole, spesso utilizzate per congedare un candidato non ritenuto valido, si ripetono come un mantra a molti colloqui di lavoro sostenuti da Paola (nome di fantasia), quasi 40enne e con il reddito di cittadinanza. Una vita passata alla ricerca di un impiego, Paola ha cominciato a lavorare a 15 anni, maturando esperienze professionali in diversi settori: dall'abbigliamento alla ristorazione, quasi 25 anni di lavoro senza mai un contratto che potesse garantirle condizioni di sicurezza economica. Fino a quando, circa dieci mesi fa, richiede di usufruire del contributo sociale e lo ottiene. "Prendo circa 700 euro - racconta Paola a CataniaToday -, il lavoro lo cerco ma ci sono solo offerte economiche nettamente inferiori a quanto mi assicura il Reddito di cittadinanza". La sua è una storia diversa da quelle che raccontano di beneficiari della misura che non si impegnano nella ricerca di un posto di lavoro. "Le cose talvolta stanno diversamente rispetto a quanto immaginiamo - continua -, ma spesso siamo costretti ad accettare lavori in nero e talvolta mi rimandano a casa al primo sguardo". 

Per questo Paola propende per l'idea che, nel suo caso, a contribuire alla mancata assunzione non siano le competenze o il merito, ma piuttosto l'orientamento sessuale. Sì, perché Paola è omosessuale. "Quando mi presento alla maggior parte dei colloqui - sostiene - spesso basta solo come sono vestita o il mio modo di parlare a convincere il recruiter a non considerarmi". Una circostanza che, al netto dei pregiudizi a cui Paola è ormai abituata, si rivela una perdita di tempo. "Infatti - continua - ho deciso di mettere la foto nel curriculum così non mi chiamano più inutilmente". Ma le discriminazioni non si limitano a queste. "Ho avuto più esperienze come barista e, non per vantarmi, ma sono davvero brava - dice convinta Paola -, quando però mi sento dire che devo necessariamente indossare una minigonna per lavorare, vado via perché per me sarebbe una mancanza di professionalità". 

Discriminazioni e irregolarità, queste ultime, che costituiscono solo alcuni dei motivi per i quali molti fruitori del reddito di cittadinanza non riesocno a trovare un lavoro. "Non siamo tutti fannulloni, tanti sono disponibili a lavorare - dice Paola -, io del reddito di cittadinanza posso prelevare solo cento euro, gli altri sono vincolati alla spesa o all'affitto, ma le bollette le devo pagare in contanti perché sono intestate al proprietario di casa e la disponibilità dei contanti non è sufficiente".  Per questo Paola ha tutto l'interesse a trovare un lavoro che se da una parte potrebbe ridurre o azzerare il contributo, dall'altra la renderebbe più libera di gestire le proprie risorse economiche. "Ma a quarant'anni non posso più permettermi di accettare 500 euro al mese", conclude rassegnata. 

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