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Unict, la “grande trasformazione” del sistema socio-economico: il convegno

Le indicazioni per superare la fase post pandemia promosse nel corso dell'iniziativa della Società Italiana di Sociologia Economica

Attivare interventi che favoriscano una “grande trasformazione” del sistema socio-economico italiano incentivando gli investimenti delle imprese in sviluppo, l’innovazione e l’integrazione tra politiche industriali e della ricerca. Ma anche agevolare la transizione digitale, ecologica ed energetica ridefinendo il diritto allo studio per la formazione terziaria e il rapporto tra tempi di studio e tempi di lavoro lungo tutto l’arco della vita e, inoltre, stabilendo un nuovo rapporto tra pubblico, privato e terzo settore. Sono le “indicazioni” emerse dal V Convegno della Società Italiana di Sociologia Economica dal titolo “L’Italia alla prova dell’emergenza: istituzioni, mercati, società” organizzato, tra gli altri, dai docenti Davide Arcidiacono, Maurizio Avola, Anna Cortese e Rita Palidda, sociologi economici del Dipartimento di Scienze politiche e sociali dell’Università di Catania. Un convegno che ha registrato, nei quattro giorni di attività, gli interventi di oltre 300 partecipanti e la presentazione di 200 lavori, tra paper e poster, divisi in 50 sessioni e sei poster break sui molteplici temi legati alle conseguenze socio-economiche della pandemia come le trasformazioni del lavoro e la diffusione dello smart working, la crescita della povertà e le politiche di contrasto, le innovazioni nella pubblica amministrazione e le politiche socio-sanitarie, le relazioni industriali e lo sviluppo territoriale. Dal confronto tra gli studiosi è emersa, inoltre, l’importanza dello sguardo sociologico nell’analisi dell’impatto socio-economico della crisi in atto, fornendo spunti di rilievo per policy makers e istituzioni sulla gestione del post-pandemia.

Nel corso della prima sessione plenaria, dal titolo “Istituzioni, mercati e società alla prova della pandemia” - aperta dai docenti Vania Patané (prorettrice dell’Università di Catania), da Giuseppe Vecchio (direttore del Dipartimento di Scienze politiche e sociali), da Maurizio Avola (responsabile locale del comitato scientifico e organizzativo) e dal presidente della Sisec Gabriele Ballarino (Università di Milano) – sono intervenuti l’economista Emanuele Felice dell’Università di Chieti-Pescara, l’ex Ministro dell’Università Gaetano Manfredi, la politologa Manuela Moschella della Scuola Normale Superiore e la sociologa Rita Palidda. Coordinati dal giornalista Dario Di Vico, i relatori si sono confrontati sull’impatto sociale ed economico della pandemia, nonché sulle prospettive future, soprattutto in termini di policy. Tramite focus specifici ci si è soffermati sul declino economico e sulle disuguaglianze interne al nostro paese, sulla conciliazione tra tempi di vita e di lavoro e sulla ridefinizione dei confini tra lavoro produttivo e lavoro riproduttivo in epoca di smart working, sui cambiamenti che hanno interessato l’università e la ricerca scientifica, sul ruolo delle istituzioni europee e sui cambiamenti negli orientamenti delle politiche dell’Unione. La seconda plenaria, dedicata alla presentazione e discussione del volume collettaneo, “Mediterranean Capitalism Revisited”, curato da Luigi Burroni (Università di Firenze), Emmanuele Pavolini (Università di Macerata) e Marino Regini (Università di Milano), una raccolta di contributi dei maggiori esperti di politiche sociali, economiche e del lavoro dell’Europa meridionale, sono state analizzate le principali caratteristiche socio-economiche e istituzionali che definiscono il “capitalismo mediterraneo” di Italia, Grecia, Portogallo e Spagna e le sue difficoltà a fornire risposte valide alla sfida della globalizzazione, a partire dalla scarsa capacità di generare innovazione ed emanciparsi da un modello di sviluppo basato su piccole imprese ad alta intensità di lavoro, tanto per la carenza e l’inefficienza degli investimenti pubblici, come in istruzione e ricerca, quanto per i ridotti investimenti privati in R&S. Nella sessione, coordinata da Ivana Fellini dell’Università di Milano-Bicocca, i tre autori si sono confrontati con Anke della Hertie School of Governance di Berlino e Cathie Jo Martin della Boston University, riflettendo sulle ragioni principali alla base delle deboli performance delle economie dei paesi dell’Europa del Sud e della lenta ripresa seguita alla crisi economica iniziata nel 2007-2008. Nella terza plenaria dal titolo “Lavoro e disuguaglianze in Europa”, coordinata da Anna Cortese, Valentina Di Stasio dell’Università di Utrecht e Nazareno Panichella dell’Università di Milano si sono soffermati sul tema della persistenza della discriminazione etnica nei mercati del lavoro europei, con particolare riferimento al ruolo della religione e dei simboli ad essa associati (come il velo per le donne musulmane), mentre Mariacristina Rossi dell’Università di Torino e Giorgio Cutuli dell’Università di Trento sulle disuguaglianze di genere e, in modo particolare, sugli squilibri nel binomio lavoro-famiglia tra uomini e donne durante la pandemia.

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