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Martedì, 23 Aprile 2024
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Università, rapporto Almalaurea: "In crescita la soddisfazione dello studente per l'esperienza a Catania"

Migliorano l’età media dei laureati in corso e il voto medio di laurea, entrambi superiori ai dati nazionali, e anche le retribuzioni dei laureati a un anno e a 5 anni dal conseguimento del titolo  

Quasi il 77% dei neolaureati sceglierebbe nuovamente l’Università di Catania per il loro percorso universitario. Quasi la metà degli studenti etnei completa il percorso di studi in regola, anche con un voto medio superiore al dato nazionale. Confermato anche il trend di crescita delle retribuzioni medie dei laureati a un anno e a cinque anni dal conseguimento del titolo. Sono i dati principali che emergono dal XXIII Rapporto sul Profilo e sulla Condizione occupazionale dei laureati condotta dal Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea e resa nota stamattina che ha coinvolto 76 atenei aderenti e per l’Università di Catania ben 6.360 i laureati nel 2020 (oltre 291mila a livello nazionale) di cui 3.553 di primo livello, 1.707 magistrali biennali e 1.062 a ciclo unico, i restanti in altri corsi pre-riforma.

Il profilo dei laureati dell’Università di Catania

Confermato il trend di crescita del dato relativo agli studenti dell’ateneo catanese che si iscriverebbero nuovamente all’Università di Catania: il 69,1% (nel 2019 il dato era del 65,1% e nel 2018 del 60,6%) sceglierebbe nuovamente stesso corso e stesso ateneo, il 7,5% cambierebbe corso.
Nel complesso lo studente dell’Università di Catania è soddisfatto per l’esperienza universitaria appena conclusa: l’87,2% dei laureati per il rapporto con il corpo docente (l’84,9% nel 2019 e l’83,4% nel 2018) e l’82% per il carico di studio ritenuto adeguato alla durata del corso (il 77,7% nel 2019, il 74,4% nel 2018). In merito alle infrastrutture messe a disposizione dall’Ateneo il 71,6% dei laureati considera le aule adeguate (nel 2019 il 67,3%, nel 2018 il 64,9%). Più in generale l’89,6% dei laureati si dichiara soddisfatto dell’esperienza universitaria nel suo complesso (nel 2019 l’86,7%, nel 2018 l’85%).
Gli studenti catanesi conseguono il titolo di laurea mediamente a 26,4 anni (media nazionale, 25,8 anni): nel dettaglio 25 anni per i laureati di primo livello, 28,2 anni per i magistrali biennali e 27,3 anni per i magistrali a ciclo unico. Sul dato incide il ritardo nell’iscrizione al percorso universitario: non tutti i diplomati, infatti, si immatricolano subito dopo aver ottenuto il titolo di scuola secondaria superiore.
Notevole balzo in avanti sul dato relativo ai laureati in corso: il 46% nel 2020, un dato ben superiore al 41,3% del 2019 e al 39% del 2018: in particolare il 41,8 tra i triennali, il 58,3% tra i magistrali biennali e il 41,9% tra i magistrali a ciclo unico. In crescita anche il voto medio di laurea: 104,3 su 110 (103,9 nel 2019 e 103,8 nel 2018). Un dato superiore a quello medio nazionale (103,2 su 110). Nel dettaglio il voto medio registrato è di 101,8 per i laureati di primo livello, 109 per i magistrali biennali e 105,3 per i magistrali a ciclo unico.
Altra nota positiva: il 63,5% dei laureati ha svolto tirocini riconosciuti dal proprio corso di studi. Un dato nettamente superiore alla media nazionale (57,6%). Nel dettaglio il 70,1% tra i laureati di primo livello e il 64,5% tra i magistrali biennali (valore, quest’ultimo, che cresce all’87,9% considerando anche coloro che l’hanno svolto solo nel triennio).
Migliora anche la percentuale degli studenti che nel 2020 hanno compiuto un’esperienza di studio all’estero riconosciuta dal corso di laurea (Erasmus in primo luogo): il 7,3% dei laureati (5,7% nel 2019 e il 5,4% nel 2018): il 6,6% per i triennali e il 9% per magistrali biennali (quota, quest’ultima, che sale all’11,1% considerando anche coloro che le hanno compiute solo nel triennio). Il 50,8% dei laureati, in linea con il dato del 2019, ma nettamente superiore al dato siciliano (47,2%) ha svolto un’attività lavorativa durante gli studi universitari: il 51,1% tra i laureati di primo livello e il 58,4% tra i magistrali biennali.

La condizione occupazionale dei laureati dell’Università di Catania

L’indagine, in questo caso, ha riguardato complessivamente 11.754 laureati dell'Università di Catania. I laureati di primo livello. Ad un anno dal titolo (conseguito nel 2019) sono stati coinvolti 3.519 laureati e dall’Indagine emerge un tasso di occupazione, seguendo la definizione adottata dall’Istat, del 56,9%. Tra gli occupati il 22,3% prosegue il lavoro iniziato prima della laurea, il 12,8% ha, invece, cambiato lavoro; il 64,9% ha iniziato a lavorare solo dopo il conseguimento del titolo. Il 21,7% degli occupati può contare su un lavoro alle dipendenze a tempo indeterminato, mentre il 43,2% su un lavoro non standard (in particolare a tempo determinato). Il 10,4% svolge un’attività autonoma, mentre il lavoro part-time coinvolge il 31% degli occupati. Aumenta la retribuzione media: 1.109 euro mensili netti (nella precedente rilevazione era pari a 1.083 euro). Il 51,0% (+7 punti rispetto al dato dello scorso anno) degli occupati considera il titolo molto efficace o efficace per il lavoro svolto. Il 47,3% (anche in questo caso quasi 7 punti in più) ha dichiarato di utilizzare in misura elevata, nel proprio lavoro, le competenze acquisite all’università.

I laureati di secondo livello. Ad un anno dal titolo (conseguito nel 2019) sono stati coinvolti 2.574 laureati, mentre quelli del 2015 contattati a 5 anni sono 2.877 (di cui 1.688 magistrali biennali e 1.189 magistrali a ciclo unico). A un anno dalla laurea il tasso di occupazione è pari al 56,2% (58,9% tra i magistrali biennali e 52,8% tra i magistrali a ciclo unico). Il 21,4% prosegue il lavoro iniziato prima della laurea, il 9,2% ha cambiato lavoro; il 69,2% ha iniziato a lavorare solo dopo il conseguimento del titolo. Tra i laureati magistrali biennali le percentuali sono, rispettivamente, pari a 28,7%, 11,4% e 59,7%; tra i magistrali a ciclo unico sono pari a 10%, 5,9% e 84,1%. Gli occupati con contratto a tempo indeterminato sono il 20,9%, cresce il dato dei lavoratori part-time (37,8%). Il 17,8% svolge un’attività autonoma. Tra i magistrali biennali le percentuali sono, rispettivamente, pari a 24,7%, 41,4% e 11,2%; tra i magistrali a ciclo unico sono pari a 14,9%, 32,2% e 28,4%. Il lavoro part-time coinvolge il 28,7% degli occupati. Aumenta la retribuzione media (1.316 euro mensili netti, nella precedente rilevazione era pari a 1.183 euro). Cresce anche il dato degli occupati ritiene la laurea conseguita molto efficace o efficace per il lavoro che sta svolgendo (70,1%, nella precedente rilevazione era del 63,3%); il 59,8% (+6 punti rispetto al dato dello scorso anno) dichiara di utilizzare in misura elevata, nel proprio lavoro, le competenze acquisite durante il percorso di studi.

A cinque anni dalla laurea il tasso di occupazione dei laureati di secondo livello del 2015 è pari al 79,7% (+1% sul dato 2019), mentre il tasso di disoccupazione è pari al 9,7% (lo scorso anno 11,8%). Lieve flessione del dato relativo agli occupati assunti con contratto a tempo indeterminato (49,2%, lo scorso anno il 50%). Il lavoro non standard coinvolge il 22,5% degli occupati, mentre il 21,6% svolge un lavoro autonomo. Tra i magistrali biennali le percentuali sono, rispettivamente, pari a 51,9%, 27,9% e 14,3%; tra i magistrali a ciclo unico sono pari a 44,4%, 12,7% e 34,8%. Il lavoro part-time coinvolge il 14% degli occupati. Aumentano le retribuzioni: in media 1.460 euro mensili netti (1.379 nella precedente rilevazione). Il 76,3% (il 68,4% lo scorso anno) degli occupati ritiene la laurea conseguita molto efficace o efficace per il lavoro svolto; il 61,8% (55,1% nel 2019) dichiara di utilizzare in misura elevata, nel proprio lavoro, le competenze acquisite all’università. Il 71,6% dei laureati è inserito nel settore privato, mentre il 26,5% nel pubblico. La restante quota lavora nel non-profit 1,9%. L’ambito dei servizi assorbe l’83%, mentre l’industria accoglie il 15,3% degli occupati; 1,7 la quota di chi lavora nel settore dell’agricoltura.

Il rettore Francesco Priolo dell’Università di Catania

"Anche quest’anno il Report Almalaurea relativo alla qualità dell’offerta e dei servizi del nostro ateneo conferma la crescita del gradimento complessivo dei neolaureati per l’Università di Catania sia sul piano didattico e formativo, sia delle strutture – commenta il rettore Francesco Priolo -. Questi dati premiano le azioni e le strategie di questa governance, ma ovviamente dobbiamo continuare a lavorare incessantemente per migliorare i corsi di studi adeguandoli sempre più alle nuove esigenze del mondo del lavoro. Al tempo stesso stiamo lavorando in sinergia con altri enti istituzionali e di ricerca, con interventi mirati alla Terza missione, per rendere l’ateneo e il territorio etneo più attrattivi e anche per favorire l’inserimento nel mondo del lavoro dei nostri laureati grazie ai tirocini formativi nelle aziende e ai programmi di interscambio internazionale".

"Il report, inoltre, conferma il tasso di inserimento dei laureati dello scorso anno e la crescita constante della retribuzione media nonostante l’impatto negativo della pandemia sul mondo del lavoro nel 2020 – osserva il rettore -. Il titolo di laurea si conferma ancora una volta fondamentale per accedere al mondo del lavoro, soprattutto di qualità, e per favorire questo processo stiamo definendo nuovi percorsi virtuosi in sinergia tra comunità accademica, istituzioni e imprese. Anche per il prossimo anno accademico, proprio per incentivare le immatricolazioni nel nostro ateneo, abbiamo confermato la ‘no tax area’ fino a 20 mila euro ed, inoltre, abbiamo aumentato il numero dei corsi di studio ad accesso libero".
 
 
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