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A cura di Fabio Rao

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Turismo ad alta quota: Etna, le vie della lava

Alle pendici del vulcano, la ferrovia Circumetnea attraversa un variopinto panorama: il tour su binari, dai tortuosi dislivelli fra il monte e il mare, comprende e si snoda dai comuni di Catania

Rimaniamo la città dell'aeroporto. E quella “ai piedi dell'Etna”. Sbuffa e offre spettacolo. E' uno dei vulcani più monitorati al mondo; coi suoi crateri sommitali che si innalzano al cielo ad ogni eruzione; croce e delizia per i suoi abitanti collocati alle falde che in centinaia di migliaia soffrono i disagi causati dalla sua cenere, dai boati, dai fumi ed eruzioni di magma. L'Etna, detto il “Mongibello” o semplicemente la “montagna”, si staglia - al momento - a quota 3.357 metri sul livello del mare; è notoriamente il vulcano attivo più alto d'Europa, nonché dal 2013 Patrimonio dell'umanità per l'Unesco. Niente male come biglietto da visita, per viaggiatori e turisti. Meta di escursioni sotto i tremila metri, con passeggiate in un paesaggio nero di pietra lavica e quasi lunare, dagli antichi o più giovani crateri. Dalla Bocca nuova, all'antico Cratere centrale, fino al piccolo cratere di Nord-est ed a quello di Sudest, da anni il cuore pulsante ed incandescente della montagna incantata.

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Ci si arriva in auto e poi a piedi fino ad alta quota. Un inferno che si affaccia ad oriente verso il Mar Ionio. Eruzioni “lente”, quelle del Mongibello, che danno sempre un po' di margine di tempo, per mettersi al riparo. Ai piedi della bocca di Sudest, che s'impone agli sguardi dei curiosi e degli escursionisti, dai comuni etnei di Nicolosi, Zafferana e Linguaglossa; ecco pronte le seggiovie di Piano Provenzana e del rifugio Sapienza. Per salire ai crateri, occorre sempre essere accompagnati da una guida alpina siciliana, o da una delle guide vulcanologiche dell'Etna. C'è anche chi percorre i sentieri naturali del Parco e chi percorre strade zigzagando fra orti e viti: intorno a Sant'Alfio crescono i più grandi castagni millenari d'Italia.

Sul versante dei centri abitati di Nicolosi e Zafferana, si distendono le grandi ginestre, o se preferite i “fiori del deserto” descritti dal poeta Leopardi. Alle pendici del vulcano, la ferrovia Circumetnea attraversa un variopinto panorama: il tour su binari, dai tortuosi dislivelli fra il monte e il mare, comprende e si snoda tra i comuni di Catania, Paternò, Adrano - il cui territorio è collocato all'interno del Parco dell'Etna -, Bronte - dove si coltivano i migliori pistacchi italiani -, Randazzo, Giarre - città posta a metà strada tra Catania e Taormina -, Riposto, Biancavilla, Misterbianco, Belpasso, Santa Maria di Licodia, Linguaglossa, Piedimonte Etneo, Fiumefreddo di Sicilia.

Per un turismo “mordi e fuggi”, si può anche salire qualche ora dalle spiagge, coi bus fuoristrada, fino ai piedi dei crateri. E se vi trovate a passare da Sant'Alfio, sul versante orientale a circa settecento metri, nel parco dell'Etna, non potete non andare a far visita al monumentale gigante naturale: il millenario Castagno dei cento cavalli. Radicato ai piedi della montagna, è un immenso oggetto verde legato a una leggenda: “Giovanna d'Angiò, diretta a Napoli, si trovava di passaggio in questa contea quando si imbatté in un violento temporale. La donna pare abbia trovato riparo sotto le fronde dell'enorme albero. Insieme a lei il suo seguito, cioè oltre cento persone tra scorta e damigelle. La leggenda prosegue con risvolti piccanti. Si racconta che la regina di Napoli, notoriamente dedita a rapporti amorosi”, “si sia deliziata con alcuni favoriti.

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Diciamo subito che gli storici hanno smentito questo episodio, in quanto Giovanna D'Angiò non mise piede in Sicilia. Un'altra versione ha però identificato la protagonista con Giovanna d'Aragona, rinomata per la sua avvenenza” (da Enzo Di Pasquale, “La Sicilia che nessuno conosce”, Roma 2020). E se per lo scrittore tedesco Johann Wolfgang von Goethe, che nell'Ottocento nel suo viaggio in Italia, scrisse che “L'Italia senza la Sicilia non lascia immagine alcuna nello spirito. Qui è la chiave di ogni cosa”; noi diremo anche, che la Sicilia senza Sua maestà il vulcano, perderebbe una buona parte della sua unica e spettacolare bellezza.

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