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Cronaca Barriera / Via Etnea

15 ottobre: 100 indignati catanesi davanti la villa Bellini

Sabato 15 ottobre, Catania è scesa in piazza, insieme ad altre 951 città mondiali, per protestare, pacificamente, contro quella crisi economica che sta devastando la nostra società

Sabato 15 ottobre Catania è scesa in piazza, insieme ad altre 951 città mondiali, per protestare in modo pacifico, contro quella crisi economica che, inesorabilmente, sta devastando la nostra società. Oltre 100 “indignati” si sono dati appuntamento, alle 17.30, davanti la villa Bellini.

La pioggia ha scelto di battere piano ma insistentemente proprio durante il corteo che, a dispetto di tutto, si è svolto regolarmente – racconta  Giovanni Bronzino, tra i manifestanti scesi in piazza sabato 15 ottobre - partenza da villa Bellini con persone venute da tutta la Sicilia per protestare, compresi alcuni giovani di Niscemi che, stanno lottando contro delle antenne militari USA. Ci siamo fermati, solo, davanti la prefettura, sopra di noi lo sguardo impassibile di un gruppo di carabinieri”.

La manifestazione si è conclusa nel locale Nievsky nel centro città, per una riunione durata fino a sera.

Abbiamo intervistato Federico Galletta membro della "Rete Catanese 15 Ottobre" ed organizzatore della protesta di sabato.

Gli indignati a Catania cosa chiedono?

Chiediamo quello che chiedono i movimenti sociali di tutto il mondo: la fine del neo-liberismo, del sistema di vita che mette al centro delle relazioni sociali il denaro ed il capitale ed offre la possibilità a poche banche e multinazionali di governare l'intero globo. Ci siamo dati una piattaforma con quattro punti fondamentali, poche ma chiare rivendicazioni. Il primo è uno slogan: il debito attraverso il quale ci vogliono far pagare il prezzo della loro crisi, non è il nostro, non lo abbiamo contratto, noi non lo paghiamo. Nel secondo punto del manifesto chiediamo di lavorare meno e lavorare tutti. Abolizione, quindi, di tutte le leggi sul precariato, miglioramento delle condizioni di lavoro, eguaglianza retributiva, istituzione di un reddito minimo garantito per chi è disoccupato e non trova lavoro o per chi studia. Nel punto terzo chiediamo che, le risorse dei nostri territori e i beni collettivi, acqua, energia, alimenti, servizi, devono essere sottratti al mercato ed essere gestiti direttamente con la partecipazione dei cittadini. Infine, per ultimo, la cessazione di ogni missione di guerra”.

Si parla di una protesta continua, sarà così?

Lo speriamo, anche perché la situazione dei giovani e dei precari italiani e soprattutto meridionali, che non trovano lavoro, è oramai drammatica. Di fronte a tutto questo le singole manifestazioni, i cortei e i momenti di lotta isolati sono oramai insufficienti, c'è bisogno che tutto il paese entri in uno stato di mobilitazione permanente che inneschi un processo rivoluzionario generalizzato. Si devono occupare le piazze, le scuole, le università ad oltranza, fino alla caduta del governo ed oltre, per conseguire un risultato paragonabile a quello degli Islandesi che hanno rifiutato di pagare il debito, riscritto la propria costituzione, processato i politici e gli economisti responsabili della crisi”.


Cosa pensi di quello che è successo a Roma?

Penso che la Piazza abbia visto esplodere una rabbia a lungo repressa, una rabbia a tratti giusta e sacrosanta contro i simboli di un potere, quello delle banche, oppressivo ed inumano. E, contro uno stato che oramai è percepito solo come forza di polizia e non come servizio sociale, istruzione, sanità, redistribuzione di reddito. Copio una frase di Segolène Royal, la ex candidata dei socialisti francesi all'Eliseo, quando si rivolgeva ai giovani delle Banlieu francesi, dicendogli: "Voi non siete il problema, siete parte della soluzione". Ecco, i giovani in piazza a Roma, anche quelli più arrabbiati ed estremi, non sono il vero problema di questo paese, il vero problema è chi, a destra ed a sinistra, per decenni, non li ha ascoltati. Ma, una rivoluzione non può e non deve nutrirsi solo di rabbia, ma deve essere capace anche di costruire. E credo che questa sarà la sfida dei prossimi mesi” .

Questo nuovo movimento, “gli indignatos”, cambierà qualcosa?

"Sono convinto che siamo solo all'inizio di un grande cambiamento mondiale che ha la possibilità di porre fine alla crisi”.

La protesta degli "indignati catanesi" continua domani, martedì 18 ottobre alle ore 17.30,  in Piazza Stesicoro per un' assemblea pubblica.

 

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