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Cronaca

Festa della Liberazione: Anpi ribadisce il "no" alla guerra, ma aggiusta il tiro sulle armi

Una "prudenza" eccessiva da parte dell'Associazione Nazionale Partigiani nel criticare apertamente l'operato di Putin aveva scatenato, nei giorni scorsi, una valanga di critiche da parte di quasi tutti gli schieramenti politici. Tanto da spingere, due giorni fa, il presidente nazionale Pagliarulo a correggere il tiro sulla resistenza armata degli ucraini. Per Claudio Longhitano, presidente di Anpi Catania, "la resistenza ucraina non ha niente a che fare con quella italiana. Ammiriamo il coraggio di questo popolo che difende la propria identità"

Si celebra oggi, come ogni 25 aprile dal 1945 a questa parte, la festa della Liberazione dell'Italia dal nazifascismo. Una ricorrenza nazionale che, in un contesto di guerra come quello attuale, giustificato da parte russa proprio dalla necessità di "liberare l'Ucraina dai nazisti", assume anche delle nuove sfumature storiche ed ideologiche. Nelle scorse settimane l'Assoziazione Nazionale Partigiani Italiani è stata al centro di roventi polemiche, su scala nazionale, in seguito alle dichiarazioni critiche sulla resistenza armata degli ucraini e sull'opportunità di appoggiare Kiev con l'invio di armi. Aggiungendo anche altra benzina sul fuoco dopo la scoperta del massacro di Bucha. "Serve una commissione d'inchiesta internazionale guidata dall'Onu e formata da rappresentanti di Paesi neutrali - aveva detto l'Anpi tramite una breve nota - per appurare cosa davvero è avvenuto, perché è avvenuto, chi sono i responsabili". Una "prudenza" eccessiva nel criticare apertamente l'operato di Putin aveva scatenato, nei giorni scorsi, una valanga di critiche da parte di quasi tutti gli schieramenti politici ed anche da molti membri della stessa associazione. Tanto che il presidente nazionale Gianfranco Pagliarulo è stato costretto, due giorni fa, a correggere il tiro sul palco del teatro Kursaal Santalucia di Bari. Legittimando, stavolta, l'uso delle armi per resistere all'attacco subito dalla Russia.  "Tutto è nato dall'invasione russa - ha detto partecipando ad un evento dedicato al 77esimo anniversario della Liberazione dell'Italia dal nazifascismo -  moralmente e giuridicamente da condannare e condannata, senza se e senza ma, a cui hanno fatto e stanno facendo seguito uno scempio di umanità e di vita del popolo ucraino e una legittima resistenza armata".

A questo proposito, abbiamo intervistato Claudio Longhitano, presidente della sezione catanese dell'Assoziazione Nazionale Partigiani Italiani, per parlare dei valori della Resistenza italiana in relazione allo scenario bellico est-europeto che ci offre una prospettiva nuova per rileggere con attenzione anche la nostra storia recente.

Perchè è importante oggi ricordare i partigiani italiani?

"E' importante ricordare la Resistenza, momento fondante della democrazia in Italia. I partigiani hanno sconfitto il nazifascismo in italia dopo 20 anni di dittatura fascista. Grazie al loro sacrificio la nostra nazione ha raggiunto la democrazia, con il loro sacrificio. E' un momento fondante della costituzione italiana repubblicana, in cui sono trasfuri i valori della resistenza, che oggi è sempre attaccata e a si vuole cambiare. Anche i catanesi hanno dato un grosso contributo alla lotta di liberazione. Ricordiamo, tra gli altri, il sacrificio e l'impegno di Carmelo Salanitro, Graziella Giuffrida, Beatrice Benincasa, Alfio Anastasi, Salvatore Sortino, Giuseppe Burtone, Carmelo Mio, Innocenzo Privitera, Orazio Costarella, Filippo Mazzaglia, Franco Martelli, Ferdinando Agnini".

Chi può definirsi oggi un "nuovo partigiano"?

"Tutti coloro che guardano alla costituzione repubblicana come il punto di riferimento della vita sociale politica ed economica dell'Italia. Non fanno altro che proseguire le lotti dei partigiani. Falcone e Borsellino, i giornalisti non asserviti, in particolare quelli che hanno dato anche la vita per garantire la libera informazione. Anche tutti i volontari che operano nel sociale, chi soccorre i migranti in mare, chi in generale porta avanti i valori della solidarietà".

Quale valenza assume il 25 aprile in un contesto di guerra che coinvolge anche l'Europa?

"E' oggi ancor più doveroso fare all'articolo 11 della costituzione: 'L'Italia ripudia la guerra'. L'Anpi condanna fermamente la Russia per questa invasione barbara dell'Ucraina. Ma l'invio di altre armi, richieste dal presidente Zelensky ai leader europei, è controproducente. La pace si raggiunge con le iniziative diplomatiche, il confronto, le trattative politiche. Auspichiamo che questa barbarie, che tanto sangue ha sparso anche tra i civili, abbia presto termine".

Come giudica, in questo momento delicato, i combattenti ucraini ed in particolare i componenti del battaglione Azov, decisi a resistere all'assalto russo a Mariupol?

"Sul battaglione Azov non è il caso di intavolare un discorso in questo contesto, perchè la sua storia e le caratteristiche di questa formazione nulla hanno a che fare con i nostri valori. Il popolo ucraino sta difendendo con grande determinazione il proprio territorio e l'Anpi guarda con simpatia alla loro tenacia. La sua 'resistenza' non ha  elementi in comune con quella italiana, a mio avviso. Ma la nostra solidarietà è totale. Proprio per questo abbiamo invitato una donna ucraina alle celebrazioni del 25 aprile che si terranno oggi a Catania, con partenza del corteo alle 9 e 30 da piazza Stesicoro".

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