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Cronaca

L'Arancino conquista l'Antartide grazie ad uno chef catanese

Dalla calda Catania al deserto di ghiaccio del Polo Sud. E' l'avventura che Luca Ficara ha intrapreso, ormai dal 2015, come "Chef manager", partecipando a quattro spedizioni italiane in Antartide

Dalla calda Catania al deserto di ghiaccio del Polo Sud. E' l'avventura che Luca Ficara ha intrapreso, ormai dal 2015, come "Chef manager", partecipando a quattro spedizioni italiane in Antartide: una nella stazione scientifica italo-francesce denominata “Concordia” situata a 3233 metri sul livello del mare e a 1200 km dalla costa antartica; tre nella base italiana "Mario Zucchelli" nell'area di Baia Terra Nova, sulla costa antartica di Scott.

Diplomato alla scuola alberghiera Ipssar di Catania, ha colto l'occasione di lavorare in un luogo estremo, uno dei più inospitali in assoluto. "Lavorare in Antartide  - spiega a CataniaToday Ficara - rappresenta una sfida continua non solo per le condizioni climatiche proibitive e per la gestione logistica dei prodotti alimentari ma anche per le aspettative del personale scientifico e logistico che vive e lavora qui, lontano da casa per svariati mesi. Per questi motivi il lavoro di squadra in cucina è fondamentale al fine di garantire standard qualitativi quanto più simili a quelli italiani".

Ma nello specifico qual è il suo ruolo?

"Come chef manager sono responsabile non solo dell'aspetto alimentare della cucina ma anche di quello gestionale. Le mie mansioni, infatti, riguardano la supervisione e la partecipazione nella preparazione dei cibi, la gestione del personale in linea di distribuzione, la lavastoviglie, l'inventario dei prodotti alimentari e degli accessori da cucina, la creazione dei menu, la programmazione dei turni del personale, la sicurezza in cucina e infine la pulizia".

Luca Ficara, chef in Antartide

Come si vive in Antartide?

"Le condizioni di vita e di lavoro in Antartide non sono affatto semplici, in particolare a Dome C, sede della stazione Concordia, dove ho trascorso un intero anno con temperature che oscillavano tra i - 30 gradi in estate e i – 80 gradi in inverno. Pur essendo a una quota di 3233 metri sul livello del mare, per via dello schiacciamento dei poli, era come trovarsi a 4 mila metri di altitudine, con tutte le conseguenze che ciò comportava come freddo glaciale e carenza d’ossigeno. Nella base Mario Zucchelli, dove attualmente mi trovo, invece le condizioni di vita sono meno proibitive per via dell’influsso del mare che, oltre a ricordarmi la mia amata Catania, rende il clima più mite, pur permanendo temperature inferiori allo zero e venti che possono soffiare fino a 250 km/h. Inoltre nei mesi dell'estate australe (da ottobre a febbraio) il sole non scende mai al di sotto dell'orizzonte, mentre nel lungo inverno polare non si vede sorgere per circa 4 mesi. Vivere in Antartide è, insomma, come essere su un altro pianeta, non a caso il continente antartico è anche chiamato Marte bianco. Ma ormai onsidero questa sconfinata landa ghiacciata come una seconda casa".

Pregi e difetti di questa esperienza...

"Nonostante il freddo gelido, il vento sferzante, il buio polare e l’isolamento, vivere e lavorare in questo posto ai confini del mondo resta un’esperienza unica grazie alla quale ho scoperto qualcosa in più di me stesso, dei miei compagni di viaggio e soprattutto della natura in generale, vera protagonista e maestra di queste mie avventure tra i ghiacci".

Recentemente ha cucinato il famoso Arancino. E' stato apprezzato dai ricercatori del Pnra?

"Tutto è iniziato quando qualcuno a cena ha sollevato la domanda 'si dice arancino o arancina'?. Si è così accesa tra i presenti una vecchia diatriba che divide da anni palermitani e catanesi. Così insieme a Roberto Mollica, mio amico e fidato collaboratore in cucina, abbiamo deciso di mettere da parte l’annosa questione proponendo e realizzando una serata gastronomica a tema. Protagonista assoluto quello che poi abbiamo chiamato 'arancino antartico'. Abbiamo preparato oltre 300 arancini antartici per tutto il personale che vive e lavora in base. E dopo aver mostrato loro come si mangia l’arancino a Catania, vale a dire partendo da sotto e terminando verso la punta, tutti quanti si sono cimentati nell’impresa terminando in men che non si dica tutti gli arancini. Roberto e io non avevamo alcun dubbio sulla riuscita della serata. E' stato un grande successo. Sua maestà l’arancino ha conquistato anche l’Antartide!".

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