Aumenti dei costi di raccolta per Comuni che non differenziano: Catania nel mirino
Le basse percentuali di raccolta differenziata del Comune di Catania, travolto dallo scandalo rifiuti, fanno prevedere aumenti dei costi per i cittadini, così come previsto da una decisione del governo regionale
La decisione regionale è stata presa: con un avviso di pubblica utilità, pubblicato per fronteggiare l'emergenza rifiuti in cui si trovano tantissime realtà siciliane, il Dipartimento delle Acque e dei Rifiuti - diretto dall'ingegnere Salvo Cocina - ha stabilito nuove misure che prevedono il conferimento in discariche fuori dal territorio siciliano e, quindi, un prevedibile aumento dei costi di raccolta per quei Comuni in cui i livelli intermedi di raccolta non arriveranno almeno al 35% del totale entro il 31 maggio 2018. Una percentuale che fa tremare le amministrazioni vista la certezza, matematica, dell'impossibilità di raggiungerla nei tempi utili. Il Comune di Catania - travolto dallo scandalo che ha coinvolto due tra i collaboratori piu stretti del sindaco Enzo Bianco - è infatti ferma al 9,4% (dati di Marzo 2018). Una situazione che, stando alle accuse della Procura della Repubblica, è dovuta anche alla mancata applicazione delle sanzioni previste dal capitolato sottoscritto dai gestori del servizio, le ditte Ecocar e Senesi. Entrambe raggiunte da interdittiva antimafia ma attualmente in attività dopo che la gara per il nuovo appalto è andata deserta per la quarta volta di fila.
In questo scenario di stallo, Palazzo degli Elefanti dovrebbe riuscire a far raggiungere agli attuali o ai nuovi gestori, circa 26 punti percentuali in 15 giorni, per evitare un aumento dei costi che - con tutta probabilità - andranno inseriti nella Tari e, quindi, a carico del contribuente catanese. "La causa primaria della attuale situazione emergenziale, conclamata dalla dichiarazione di stato di emergenza è essenzialmente dovuta alle notevoli quantità di rifiuto indifferenziato che gran parte dei Comuni siciliani conferiscono in discarica in ragione della inefficiente raccolta differenziata - si legge nell'avviso pubblicato sul sito della Regione - Il valore medio regionale di raccolta differenziata in Sicilia nel 2016 è stato pari al 15.40% (ispra) e nel 2017-18, pure in crescita, si mantiene molto lontano dal 65% fissato dalla vigente normativa nazionale e regionale. Pertanto, in Sicilia, il ricorso alle discariche è notevole ed abnorme in quanto oltre l’80% del rifiuto prodotto annualmente (2.350.000 t) finisce in discarica provocando il rapido esaurimento delle stesse".
Per questo motivo il presidente della Regione Nello Musumeci "ha imposto alle amministrazioni comunali che non svolgono un efficace servizio e basse percentuali di differenziata, tutte le misure per aumentarne i livelli. Inoltre, con l’Ordinanza n.3 del 8 marzo 2018, Il Presidente ha imposto, fermo restando l’obiettivo del 65% di raccolta di più cogente, di raggiungere entro il 31 maggio 2018 un valore intermedio di raccolta differenziata pari almeno al 35%".
Ma il punto che fa temere per gli aumenti in bolletta è quello che parla della necessità di far riferimento a discariche fuori dalla Regione. "Il presidente - si legge ancora - ha disposto che il dipartimento dovrà contingentare ai Comuni il Rur da conferire in discarica nella misura massima del 70% del quantitativo totale prodotto nel periodo di riferimento. Da ciò ne consegue che i comuni che non raggiungono il 35% di differenziata entro la data saranno autorizzati a conferire nelle discariche una quantità di rifiuti non superiore al 70%. Le quantità eccedenti (peraltro prodotte in violazione alla norma sull’obbligo della raccolta differenziata) saranno pertanto quelle che, prioritariamente, dovranno essere smaltite fuori Regione".