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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Civita / Piazza del Duomo

"Non si può premiare chi ha basse percentuali di differenziata": il botta e risposta tra Regione e Comune

Il disavanzo di circa 15 milioni di euro nel piano economico finanziario sulla gestione dei riifuti solidi urbani del comune di Catania impone un aumento della Tari. Per attenuarlo ci si affida a palazzo d'Orleans

"Chi non ha rispettato i criteri minimi e non ha ottenuto il 65 per cento di raccolta differenziata non può pesare quanto chi ha raggiunto l'obiettivo. Se Catania ha basse percentuali, noi di certo non possiamo premiarla come gli altri". Calogero Foti, dirigente generale al dipartimento regionale Acqua e rifiuti, chiuderebbe così, con parole che non fanno ben sperare, la questione sul plafond di fondi regionali da distribuire ai Comuni per attenuare i costi del conferimento in discarica e con cui l'amministrazione intenderebbe procedere a una riduzione del tanto discusso aumento della Tari. Intanto si terrà oggi la riunione per stabilire modalità e criteri di ripartizione della somma complessiva disponibile che, secondo le indiscrezioni di palazzo comunale, ammonterebbe a circa 45 milioni di euro da distribuire ai Comuni siciliani. Un'ipotesi però smentita dallo stesso sindaco facente funzioni Roberto Bonaccorsi. "Al momento c'è un dibattito su provenienza e ammontare dei fondi - spiega l'assessore al Bilancio a CataniaToday - si ipotizza un ricorso anche a circa 240 milioni di fondi Poc ma prima di potere parlare di quantum, dovranno stabilire modalità e criteri di ripartizione".

Su questo neanche la Regione intende sbilanciarsi. "Dobbiamo prima capire chi è in regola e chi ha fatto un'attività che sia rendicontabile per elargire effettivamente un ristoro - chiosa Foti - l'amministrazione comunale può dire quello che vuole: abbiamo un problema di conferimento in discarica, se un Comune riesce a differenziare conferisce meno rispetto ad altri e i costi si abbassano, altrimenti no". E le ridotte percentuali di raccolta differenziata in città, sebbene in aumento rispetto al passato, non farebbero ben sperare in relazione alla cifra di cui potrebbe beneficiare Palazzo degli Elefanti. Circostanza che renderebbe più lontana l'ipotesi del ritiro definitivo della proposta di aumento e probabile il tentativo per ridurre l'incremento, per il momento ipotizzato del 18 per cento, di qualche punto percentuale.

Il punto 

Mancano circa 15 milioni di euro per potere approvare il Piano economico finanziario (Pef) per la gestione dei rifiuti solidi urbani - ovvero il documento che contiene la previsione di ricavi, costi e utili del servizio - nel rispetto delle prescrizioni di legge. Che, tra le altre, prevedono che l'approvazione del Pef possa avvenire solo se il rapporto tra costi e ricavi sia in equilibrio. Attualmente il Pef che andrà al vaglio del Consiglio comunale presenta costi di gestione pari a circa cento milioni di euro e quasi 85 milioni di euro di ricavi: senza un aumento della Tari recuperare il gap e portare in parità i due parametri risulterebbe impossibile. Del resto, è questo il tenore della nota allegata alla proposta di deliberazione: "Per il periodo di cinque anni, decorrente dall'anno dell'ipotesi di bilancio riequilibrato, ai fini della tassa dello smaltimento rifiuti solidi urbani, gli enti che hanno dichiarato il dissesto devono applicare misure tariffarie che assicurino complessivamente la copertura integrale dei costi di gestione del servizio - si legge nel parere del Collegio dei revisori dei conti del 21 giugno -. Per i servizi a domanda individuale il costo di gestione deve essere coperto con proventi tariffari e con contributi finalizzati almeno nella misura prevista dalle norme vigenti". Per questo l'aumento, in conseguenza dell'incremento dei costi di conferimento, nonostante le richieste dell'opposizione di eliminare la proposta dall'ordine dei lavori, sembrerebbe inevitabile. La questione tiene banco dopo la delibera di giunta arrivata al senato cittadino nei giorni scorsi. E la cui votazione è stata rinviata a seguito della decisione di carattere nazionale che ha posticipato i termini per l'approvazione del bilancio preventivo dal 30 giugno al 31 luglio per tutti i Comuni. La proposta ha suscitato le ire dell'opposizione che all'ultima seduta si era presentata con circa cinquanta cittadini in protesta, per lamentare la Tari più alta d'Italia e un servizio di raccolta differenziata che stenta a decollare, con cumuli di rifiuti sparsi per la città. Circostanza, questa, che non agevola il Comune nell'assegnazione di fondi supplementari. 

Il dissesto e i prossimi passi dell'amministrazione

Si tratta del secondo aumento della Tari durante il corso di questa sindacatura. Il primo si ebbe nel 2019, al momento dell'insediamento della giunta guidata dal sindaco Salvo Pogliese. "In quel caso siamo stati costretti a varare l'aumento della Tari per responsabilità di chi c'era prima di noi", replica Bonaccorsi. Il riferimento è al dissesto finanziario in cui versa il Comune di Catania. Ad aggravare il quadro c'è l'evasione fiscale che sfiora il 49 per cento, lamentata dai consilieri comunali di opposizione Graziano Bonaccorsi e Sara Pettinato. "La percentuale di evasione è un dato acclarato - incalza l'assessore al Bilancio e sindaco facente funzioni - ma che non incide in nessun modo al piano finanziario e al piano tariffario, quello che serve invece è il maggiore imponibile che abbiamo già accertato". Si tratta di circa cinque milioni di euro che il Comune avrebbe recuperato dai cosiddetti evasori totali, contribuenti fantasma che non hanno mai pagato una bolletta. "Abbiamo contribuito ad aumentare l'ammontare complessivo delle iscrizioni a ruolo - continua Bonaccorsi -, e questo ci ha permesso di attenuare i maggiori oneri derivanti dal conferimento in discarica (questi ultimi passati da circa 107 a 240 euro a tonnellata) e incrementare gli introiti da 83 a 88 milioni di euro". Un aumento dei ricavi che, però, non riesce a coprire totalmente i costi di gestione pari a circa 102 milioni di euro. "La norma ci impone di riportare in equilibrio i conti per cause non addebitabili all'ente - sostiene Bonaccorsi -, il nostro interlocutore in questo caso è la Sicula Trasporti, al momento sotto sequestro con tre commissari nominati dalla procura, considerato che gli aumenti scaturiscono dai maggiori costi, noi non potevamo prenderne atto". Una circostanza che escluderebbe il ritiro della proposta di aumento, come richiesto dall'opposizione. "Noi possiamo solo sperare in fondi regionali o nazionali che entro settembre ci permettano di tornare in Consiglio e valutare una diminuzione dell'incremento - aggiunge - ed entro novembre (alla scadenza del saldo Tari, ndr) ci permettano di erogare un ristoro ai contribuenti - conclude Bonaccorsi-, perché il Comune è vittima, non carnefice". La patata bollente tornerà tra i banchi del consiglio alla fine del mese. 

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