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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Benedettini, lectio magistralis “Le imperdonabili” del professore Antonio Di Grado

Antonio Di Grado ha concluso l’attività di professore ordinario di Letteratura italiana nell’Università di Catania. Ma il suo contributo all’arte è stato sempre fervido e appassionato

Lo scorso giovedi 10 ottobre, presso l'auditorium De Carlo del Monastero dei Benedettini, sede della Facoltà di Lettere e Filosofia di Catania, il professore Antonio Di Grado ha tenuto la sua lectio magistralis “Le imperdonabili”. Titolo che allude a quella lunga schiera di donne, le mistiche, "assorte e coraggiose che hanno visitato i miei studi e i miei sogni nei momenti più felici di questi ultimi anni” , scrive Di Grado.

Da questi studi appassionati ne è venuto fuori il libro “Le amanti del Loin-Près , fresco di stampa. La magistrale lezione di giovedì è stato un congedo, un discorso “sulla soglia", un modo per chiudere in bellezza 45 anni di attività accademica.

Antonio Di Grado ha concluso così l’attività di professore ordinario di Letteratura italiana nell’Università di Catania. Ma il suo contributo all’arte è stato sempre fervido e appassionato. E’ direttore letterario della Fondazione Leonardo Sciascia, designato proprio dallo scrittore stesso. Autore di tanti volumi “ La vita”, “I Turbamenti di Federico De Roberto”, e ultimo “ L’Idea che uccide”. Giovedì mattina l’aula era piena di gente e d’incanto. Momenti intensi che vibravano di cultura, emozioni e speciali sinergie. Ex allievi, studenti in corso (con i quali ha sempre avuto una interazione attiva e curiosa di scambio e arricchimento reciproco), amici e colleghi hanno celebrato le Mistich, donne affette dalla “vertigine della visione (l’Isteria demonizzata da Freud”): da Angela da Foligno fino ad arrivare a Cristina Campo e Anna Maria Ortese.

Ma soprattutto si è celebrata la letteratura che esige lo sconfinamento, che non pretende di catturare la Verità e appropiarsene. Grato e commosso il saluto finale dell’amico, ex allievo e collega Prof. Rosario Castelli: “ Antonio abbraccia tutti i saperi facendo dello sconfinamento la cifra del suo modo di leggere ed interpretare i libri. Ha fatto dell’Università, della chiusa aula, un ponte, un passaggio che porta verso esiti imprevedibili come ha avuto modo di dimostrare oggi”.

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