rotate-mobile
Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Malasanità: associazione a delinquere alla casa di cura Di Stefano-Velona

E' stata disposta la sospensione per la durata di un anno dell’autorizzazione regionale all’attività ambulatoriale e dell’accreditamento presso il Servizio Sanitario Nazionale

I carabinieri del Nas di Catania hanno eseguito un’ordinanza del Gip di Catania, che coinvolge gli amministratori, il direttore sanitario e tre sanitari della casa di cura Di Stefano Velona di Catania. La vicenda trae origine dalla denuncia di un paziente che, recatosi presso la clinica per tre volte a causa del ripresentarsi di una formazione anomala nella sede dei tessuti molli nella cavità mediana dell’inguine sinistro, veniva dimesso con una diagnosi di “lipoma”, effettuata dal sanitario “a vista”, senza cioè l’effettuazione dei necessari esami strumentali e diagnostici. Inoltre, all’interno della cartella clinica, veniva falsamente attestato il rifiuto del paziente all’esame istologico.

La denuncia di un paziente

A distanza di mesi, il signore in questione, recatosi presso un'altra struttura pubblica, scopriva che la massa superficialmente ed erroneamente definita come “lipoma” era, in realtà, una grave formazione tumorale compatibile con una recidiva di mixofibrosarcoma di grado intermedio. Il ritardo nella diagnosi della patologia, derivante dell’omissione, da parte dei sanitari della clinica, dell’effettuazione dell’esame istologico, ha causato al paziente, oltre ad una compromissione della funzione deambulatoria (causata dai numerosi interventi chirurgici, via via sempre più demolitivi) anche una crescita incontrollata della neoplasia, con l’insorgenza di metastasi diffuse in una serie di regioni anatomiche del corpo, con aumento del rischio di recidiva. Gli approfondimenti investigativi, con intercettazioni telefoniche, consulenze tecniche di carattere medico, grafologico e contabile ed altri approfondimenti di carattere tecnico, hanno fatto emergere come il comportamento tenuto dai sanitari, fosse il frutto di una prassi instaurata da tempo dai dirigenti amministrativi e sanitari della clinica Di Stefano Velona, per massimizzare i ricavi a discapito della tutela del diritto alla salute dei pazienti.

Rimborsi 'falsati'

Per alcune prestazioni sanitarie (day service) per le quali veniva previsto un rimborso da parte del Servizio Sanitario Nazionale, veniva omessa l’effettuazione degli esami strumentali e diagnostici in modo tale da incamerare l’intero rimborso pubblico, riducendo al minimo le spese per la clinica. La diagnosi in ordine alla natura delle masse, di volta in volta asportate ai pazienti, veniva lasciata all’intuito del medico. Che, in base alla propria esperienza, decideva quando era necessario effettuare approfondimenti oppure quando poteva evitarsi l’effettuazione dell’esame istologico. Laddove il medico avesse optato per lo svolgimento degli approfondimenti diagnostici, sempre su disposizione dei vertici della Clinica al fine di massimizzare i profitti dell’ente, veniva richiesto al paziente il pagamento di una somma di danaro pari ad 80 euro (a fronte di un esame gratuito), trasformando in una prestazione privata quello che doveva essere un esame gratuito. Dopo un sequestro di circa 4000 cartelle cliniche, esaminate sia sotto il profilo medico che sotto il profilo della corretta tenuta delle stesse, venivano alla luce migliaia di false attestazioni rese dai sanitari in sede di dimissione del paziente, sempre aventi ad oggetto l’effettuazione di esami mai svolti.

Le indagini

Una consulenza grafologica, infine, ha fatto emergere come il Direttore Sanitario della Clinica, in un caso, si fosse sostituito al paziente, falsificandone la firma. Con il provvedimento cautelare il Gip ha dichiarato sussistenti i gravi indizi di colpevolezza in capo a tutti gli indagati destinatari della richiesta di misura, ritenendo sussistente anche il delitto di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di truffe ai danni dello Stato, abusi d’ufficio e falsi in atto pubblico. Con riferimento alla casa di cura, è stata riconosciuta la responsabilità amministrativa dell’ente. Per gli Amministratori della clinica è stata disposta la misura interdittiva del divieto di esercitare uffici direttivi di persone giuridiche ed imprese per la durata di 12 mesi. Per il direttore sanitario e per i tre sanitari è stata disposta la misura interdittiva della sospensione dall’esercizio del pubblico servizio di medico. È stata, inoltre, disposta la misura cautelare reale del sequestro preventivo del denaro, dei beni e delle disponibilità finanziarie e delle altre utilità riconducibili agli indagati ed all’ente stesso. Infine, nei confronti della casa di cura è stata disposta la sospensione per la durata di un anno dell’autorizzazione regionale all’attività ambulatoriale e dell’accreditamento istituzionale presso il Servizio Sanitario Nazionale.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Malasanità: associazione a delinquere alla casa di cura Di Stefano-Velona

CataniaToday è in caricamento