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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Caso Raciti, l'avvocato Lipera: "Speziale adesso è libero ma il suo caso è una ferita aperta"

Parla il legale che, sin dall'inizio, ha seguito il caso del tifoso accusato e condannato per l'omicidio dell'ispettore di polizia Filippo Raciti durante gli scontri del derby Catania Palermo nel 2007

La detenzione di Antonino Speziale è finita da poche ore e il suo legale Giuseppe Lipera sta continuando a ricevere chiamate, mail e sollecitazioni da tutta Italia per la grande eco che il "caso" ha avuto a seguito delle nuove testimonianze emerse grazie al lavoro delle Iene.

L'inviato del programma Ismaele La Vardera ha raccolto e mandato in onda delle testimonianze che cambierebbero la posizione di Speziale che ha finito di scontare oltre otto anni di carcere per omicidio preterintenzionale. Il tifoso etneo è stato riconosciuto come colui il quale, durante gli scontri del derby Catania Palermo del 2007, ha causato la morte dell'ispettore Filippo Raciti scagliando l'ormai tristemente noto "sottolavello" in lamiera.

Le nuove testimonianze, raccolte dalle Iene, raccontano una versione diversa che punterebbe ad attribuire la morte del funzionario di polizia a un incidente avvenuto durante gli scontri tra tifosi e forze dell'ordine. Un mezzo utilizzato dalla polizia avrebbe impattato inavvertitamente contro Raciti provocandone poi la morte per le ferite riportate. A sostenere con pervicacia l'innocenza di Antonino Speziale è stato, sin dal principio e non solo per dovere d'ufficio, l'avvocato Giuseppe Lipera che rende merito "al lavoro di tanti cronisti, da ultimo La Vardera delle Iene per il lavoro svolto".

"E' dal 2007 che lancio appelli - ha dichiarato l'avvocato - e ho sempre chiesto di parlare. Chiunque avesse avuto delle informazioni avrebbe potuto giocare un ruolo determinante. Adesso sono arrivate queste testimonianze: quando esse saranno divenute dei verbali allora chiederemo la revisione del processo. Speziale è innocente"-

Avvocato, come sta Antonino Speziale adesso?

"Sta come può stare un uomo che ha scontato 8 anni di carcere. E' entrato ragazzino e ora è un uomo. Dobbiamo dargli il tempo di riprendersi e di riabituarsi al mondo. Lo stesso vale per la sua famiglia che purtroppo porterà per sempre una ferita e lo sconforto di questi lunghi anni lontano dal proprio figlio".

Quindi, chiederà la revisione del processo. Perché secondo lei sin dall'inizio il teorema accusatorio si è concentrato soltanto su Speziale scartando altre ipotesi?

"Non è la prima volta che accade. Chi frequenta come me le aule di giustizia sa che questi fatti accadono e spesso non hanno la ribalta mediatica come nella vicenda di Speziale. In Sicilia abbiamo avuto un noto precedente: il caso Gallo, il famoso "morto vivo" di Avola. Dopo la sparizione di un uomo viene condannato per omicidio il fratello ma anche in quel caso il lavoro di inchiesta di un grande giornalista, Enzo Asciolla, ha ribaltato il caso: il "morto vivo" viene ritrovato. Infatti il fratello era sparito volontariamente dalla circolazione e quindi non vi era nessun omicida. Da lì si ebbe l'introduzione nel codice della revisione del processo".

I servizi delle Iene, altre inchieste giornalistiche e le sue arringhe si sono concetrate sulla mancanza di prove determinanti eppure si è arrivati a una condanna che dovrebbe andare "oltre ogni ragionevole dubbio"...

"Le risultanze delle indagini apparivano lacunose e anche la sentenza della Cassazione in istruttoria lo dice. Ma basti pensare che il rinvio a giudizio in prima battuta per Speziale era per omicidio volontario e poi degradato in preterintenzionale. E stiamo parlando di un omcidio senza testimoni, con la scena del lancio del sottolavello non vista da nessuno e con le risultanze scientifiche che hanno escluso che quell'oggetto potesse essere compatibile con le ferite mortali che hanno provocato il decesso dell'ispettore".

Alla fine della detenzione di Speziale, quali sono le sue sensazioni da legale ma anche da uomo che ha seguito tutta questa travagliata vicenda?

"Di questo caso ne parla tutta Italia, le persone per strada mi fermano e mi chiedono informazioni, mi chiamano da Aosta a Palermo, mi scrivono per esprimere solidarietà al ragazzo. Un caso divenuto di dominio pubblico. Per me è una ferita aperta. Spero che prima di morire venga riconosciuta l'innocenza di Speziale".

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