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Cronaca

E' ufficiale la soppressione del Tar di Catania, chiuso dall'1 ottobre 2014

La firma del Presidente Giorgio Napolitano è arrivata. Il Decreto Legge n° 90 è operativo. Salvo stravolgimenti in sede di conversione parlamentare, la sede del Tar di Catania sarà soppressa a partire dall'1 ottobre 2014

Nonostante gli appelli delle istituzioni e dei politici etnei, è arrivata l'ufficialità per la chiusura del Tar di Catania. L'articolo del Dl che prevede la chiusura delle sedi distaccate dei tribunali amministrativi è stato pubblicato in Gazzetta ( Misure urgenti per la semplificazione e la trasparenza amministrativa e per l'efficienza degli uffici giudiziari - Serie Generale n.144 del 24-6-2014).

In particolare il testo sancisce che ”A decorrere dal 1° ottobre 2014 sono soppresse le sezioni staccate di tribunale amministrativo regionale, ad eccezione della  14 sezione autonoma per la Provincia di Bolzano. Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, sentito il Consiglio di Presidenza della giustizia amministrativa, da adottare entro il 15 settembre 2014, sono stabilite le modalita’ per il trasferimento del contenzioso pendente presso le sezioni soppresse, nonche’ delle risorse umane e finanziarie, al tribunale amministrativo della relativa regione. Dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, i ricorsi sono depositati presso la sede centrale del tribunale amministrativo regionale”. 

Un provvedimento che, per il Codacons, provocherà un enorme danno alla regione e ai suoi abitanti, allungando i tempi della giustizia e privando i cittadini siciliani dei loro diritti.

“Siamo pronti a tutte le azioni legali per contrastare questa abnorme misura che anziché migliorare l’efficienza della Pubblica Amministrazione, finisce per ottenere l’effetto opposto, danneggiando gli utenti della giustizia – afferma il Segretario Nazionale, Francesco Tanasi – lanciamo oggi un appello ai Parlamentari eletti in Sicilia chiedendo loro di fare le barricate sia al Senato che alla Camera e di non votare la conversione in legge del decreto. Si tratta infatti per terzo TAR d'Italia per numero di ricorsi, la cui soppressione comporterà un elemento di maggiore costo sociale per la collettività, costretta ad affrontare ingenti spese legali e di trasferta per l'esercizio del diritto di difesa, con un intollerabile allungamento dei tempi della giustizia, già ai record storici nel nostro paese”.

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