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Pubblica istruzione

Classifica Censis sulle università italiane, l'ateneo di Catania è in coda

"La scuola e le università statali siciliane sono agli ultimi posti su tutti i fronti", commenta il segretario della Flc Cgil Sicilia, Adriano Rizza

"La scuola e le università statali siciliane sono agli ultimi posti su tutti i fronti. Una situazione sconfortante, che si trascina da decenni, rispetto alla quale tutti i governi che si sono succeduti hanno gravi responsabilità". Lo dice il segretario della Flc Cgil Sicilia, Adriano Rizza, commentando l’ultima istantanea scattata dal Censis sulla qualità delle università italiane.

Nella classifica complessiva relativa al 2022/2023, la migliore è risultata l’università di Camerino, seguita dal Politecnico di Milano e dall’università di Siena.Tra i mega atenei statali, quelli con oltre 40.000 iscritti, la prima posizione è occupata anche quest’anno dall’università di Bologna, seguita dell’università di Padova e La Sapienza di Roma. Tra i grandi atenei statali,  il numero degli iscritti è compreso tra 20.000 e 40.000, al primo posto c’è l’università di Pavia, seguita da quella di Perugia e dall’università della Calabria.

La classifica dei medi atenei, in cui il numero degli iscritti è compreso tra 10.000 e 20.000, è guidata dall’università di Siena, al secondo posto Trento e al terzo Sassari.Tra le piccole università, quelle con meno di 10.000 iscritti, al primo posto troviamo l’università di Camerino, seguita da Macerata e Reggio Calabria. In coda le università siciliane. Sui 58 atenei e politecnici statali, Palermo è al 42esimo posto, Catania al 53esimo e Messina al 56esimo, seguita solo dall’università del Molise e da Napoli Federico II.

"L’Isola continua a essere in fondo alle classifiche come tempo pieno - aggiunge Riza -. Infatti, solo il 7 per cento degli studenti siciliani usufruisce di questo importante servizio. Mentre, ad esempio, in Lombardia questo numero sale ad oltre il 50 per cento. La Sicilia – continua Rizza – è, invece, ai primi posti delle classifiche negative. Possiede un patrimonio edilizio scolastico tra i più vetusti e inadeguati d’Italia e un indice di dispersione scolastica oltre il 21 per cento, con punte del 25 per cento in alcuni territori, rispetto a una media nazionale del 12,7 per cento".

"A fronte di tutto questo – si chiede il segretario regionale della Flc Cgil – il governo Meloni cosa fa? Accorpa le scuole di piccole dimensioni, riducendo il numero dei dirigenti e del personale Ata e aumentando il loro carico di lavoro. Allo stesso tempo sta portando avanti una riforma scellerata, quella sull’autonomia differenziata, che consente alle regioni più ricche di trattenere il gettito fiscale per finanziare servizi essenziali come la scuola o la sanità e abbandonando quelle più povere al loro destino. Questa politica – conclude Rizza – è inaccettabile. Continueremo a batterci in ogni sede perché la politica si renda conto che la scuola non è un costo inutile ma un investimento da fare per il futuro delle nuove generazioni e per la crescita del nostro Paese".

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