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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Concorsi truccati all'università, l'associazione Trasparenza e Merito scrive a Mattarella

Una lunga lettera aperta per chiedere il rispetto della meritocrazia e un nuovo corso dentro gli atenei italiani dopo lo scandalo Catania

Una lettera aperta articolata che contiene il grido di dolore di chi ha subito sulla propria pelle le ingiustizie del sistema universitario italiano. L'associazione Trasparenza e Merito, che da tempo lotta contro le distorsioni degli atenei ottenendo anche importanti vittorie giudiziarie, ha preso carta e penna e scritto al presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Dopo l'inchiesta "Università bandita" che ha fatto emergere un vero e proprio sistema di concorsi truccati dentro l'ateneo di Catania l'associazione chiede - anche al presidente Conte e al ministro Bussetti - di rivedere completamente l'intero sistema di reclutamento. La missiva, scritta a nome di oltre 400 tra docenti e ricercatori, contiene precisi riferimenti e proposte per cambiare l'università.

"Un sistema di reclutamento dei docenti fondato su trasparenza e merito non è solo una scelta etica doverosa - si legge nella lettera - ma prima di tutto un dovere civico che deve impegnare l’intera collettività. Occorre assicurare all'istruzione, formazione e ricerca i più alti standard qualitativi e non livellarle verso il basso attraverso sistemi di reclutamento fondato non sulla competenza, sulla valutazione comparativa dei titoli e delle pubblicazioni, bensì sullo scambio di favori, dove ogni concorso pubblico appare già scritto e predeterminato nel suo esito. In una parola: una farsa. Ma non è solo una questione etica e una scelta civica. Una istituzione fondamentale quale quella universitaria non può pensare di perpetrare le sue opache regole di gestione in modo da garantire continuità a un potere sottratto a qualsivoglia controllo o verifica di legalità".

"La sistematica negazione di elementari diritti - prosegue la missiva - per chi con sacrificio, entusiasmo e passione ha rinunciato a molto nella vita per un ideale fatto di studio, di ricerca, di insegnamento, di sana competizione basata sui risultati scientifici e non su intrallazzi di varia natura, mina alle sue fondamenta principi costituzionalmente riconosciuti, come il diritto al lavoro e alla giustizia. Ogni genitore che con sacrificio investe, non solo economicamente, in un suo figlio per spingerlo allo studio e alla ricerca scientifica oggi sa che tutto potrebbe essere speso invano, perché in un Paese come il nostro se non si fa parte della schiera dei privilegiati, se non si è affiliati a un gruppo di potere, a nulla serviranno le capacità, le competenze e i brillanti successi conquistati con i propri meriti, o anche all’estero, poiché altri «eletti» e predestinati lo precederanno in qualsiasi concorso universitario gestito come oggi leggiamo nelle sentenze della giustizia amministrativa, nelle inchieste come quella denominata “Università bandita”, nelle segnalazioni che quotidianamente pervengono alla nostra associazione. Il prezzo che il Paese è costretto a pagare è diventato insostenibile".

Quindi l'associazione chiede una università diversa "nel nome della cultura, dell’istruzione, della legalità" proponendo, nuovamente, novità come:riduzione dell’autonomia alle università; abolizione dei concorsi locali e attivazione di commissioni nazionali sorteggiate (tra tutti i docenti dei settori) allargate ad almeno 5-7 membri; punteggi per titoli e pubblicazioni stabiliti a livello centrale dal Miur e uguali per tutte le classi di concorso (dal dottorato ai concorsi per ordinario) ed obbligo da parte delle commissioni di motivare i punteggi; penalizzazioni in percentuale sui fondi ordinari per gli atenei che si rendono colpevoli di non vigilare con i loro uffici sulle irregolarità (ad esempio il 35% in meno per chi propone bandi profilati, per chi non sanziona conflitti di interessi e illogicità di valutazione e non adegua le commissioni alle norme previste dall’Anac); sospensioni e multe pesanti per i commissari che si sono macchiati di irregolarità a livello di giustizia amministrativa o di reati penali ai concorsi.

Così - conclude la lettera - "è necessario uno scatto di orgoglio da parte di quella componente seria, buona e onesta del mondo universitario affinché l’istituzione esca dall’ignobile pantano delle inchieste giudiziarie e da un sistema di potere clientelare e autogestito e si affidi invece all’efficienza e al buon andamento imposto dall’art. 97 della nostra Costituzione, per ritornare a dare dignità all’altissimo ruolo istituzionale che il nostro ordinamento affida all’Università e alla sua classe docente".

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