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Cronaca

Coniugi uccisi a Palagonia, iniziato il processo: i figli chiedono giustizia

Il duplice omicidio è avvenuto nell'agosto del 2015. Mamadou Kamara, migrante del Cara di Mineo, è stato condannato all'ergastolo ma ha fatto appello. La rabbia e il dolore dei famigliari

Aveva una giacca della tuta bianca e rossa e lo sguardo puntato sulla sua traduttrice. Così Mamadou Kamara ha trascorso la mattinata di ieri nell'aula del tribunale di Catania mentre si è celebrata la prima udienza del processo che lo vede protagonista. Kamara, ivoriano di 23 anni, è stato condannato in primo grado all'ergastolo per l'atroce omicidio dei coniugi Solano a Palagonia.

In una calda giornata di fine agosto del 2015 l'uomo, allora 18enne ospite del  Cara Mineo, con una furia cieca e assassina si era introdotto nella casa di Vincenzo Solano, di 68 anni, e della moglie Mercede Ibanez, di 70. L'anziano era stato ucciso per primo, poi Kamara ha abusato sessualmente la donna e poi l'ha scaraventata giù dal balcone.

Aveva lasciato tracce ovunque nell'abitazione e per di più era rientrato al Cara indossando alcuni abiti, sporchi di sangue, proprio di una delle sue vittime: Vincenzo Solano. Una volta fermato dai militari all'ingresso della struttura d'accoglienza partirono le indagini e l'arresto. Si è dichiarato innocente ma troppe le prove che lo inchiodano. Chi è entrato nella villetta di Palagonia parla di scene da macelleria messicana. Per questa ragione, messo alla sbarra anche da alcuni filmati delle telecamere di sorveglianza, per Kamara era arrivato l'ergastolo lo scorso febbraio, con un anno di isolamento diurno.

Poi, però, l'uomo con i suoi legali si è appellato alla sentenza e ieri si è riaperto - con il dolore dei famigliari - un nuovo capitolo della vicenda giudiziaria. Un capitolo che costa dolore a Rosa Solano, la figlia, che prima di entrare in udienza, con l'associazione UNAVI (Unione Nazionale Vittime) e la presidente Paola Radaelli, ha esposto uno striscione all'esterno del tribunale per chiedere giustizia.

I genitori di Rosa Solano erano emigrati da giovani dai rispettivi paesi d'origine e, per una vita, avevano lavorato in Germania. La villetta di Palagonia era l'emblema dei loro sacrifici e il loro sogno: avrebbero voluto godere la pensione e il calore degli affetti, ma sulla loro strada hanno incrociato Mamadou Kamara che, dopo averli pedinati, li ha seguiti sin dentro la loro abitazione scatenando poi una furia cieca contro i due anziani.

"Siamo noi le vittime - ha spiegato a Catania Today Rosa Solano - ma non abbiamo avuto nessuna assistenza da parte dello Stato e nessun segnale dal Governo quando accadde la tragedia. Oggi chiedo che nessuno sconto di pena venga applicato e, anzi, chiediamo proprio la certezza della pena. Gli omicidi commessi sono stati due ma l'ergastolo è solo uno e non è sufficiente. Ho fiducia nei giudici e spero che si mettano una mano sulla coscienza: questo dramma è accaduto alla mia famiglia ma poteva capitare a chiunque".

In più per i figli dei coniugi barbaramente uccisi c'è la beffa di dover pagare le tasse e le spese relative alla villetta di Palagonia nonché tutte le spese legali e per i trasferimenti: "La casa è sotto sequestro dall'agosto del 2015 ma siamo costretti a pagare tasse e utenze. Non capiamo perché non sia stata dissequestrata e perché non si prevede una sospensione, per questi casi, del pagamento dei tributi. In più ho dovuto sostenere, nel corso dei vari processi, tutte le spese per gli spostamenti da Milano, dove vivo e lavoro, a Catania. Ma a noi, figli delle vittime, non pensa nessuno. Non ho avuto nessun aiuto: il vero ergastolo è quello che viviamo noi ogni giorno".

Per questa ragione la signora Solano, con l'UNAVI, sta portando avanti una battaglia a tutela dei congiunti delle vittime e presenti all'udienza vi erano anche i genitori di Lorenzo Clarsi Appiani, l'avvocato ucciso all'interno del tribunale di Milano del 2015.

"L'uomo che ha ucciso i miei genitori - ha concluso la signora Solano - non ha mai chiesto perdono. Speriamo che questo processo si concluda presto per chiudere finalmente il cerchio". La prossima udienza sarà celebrata il 5 marzo.

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