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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Contratti di solidarietà Almaviva e lo stop dell'Inps, una "pezza" sino a maggio

Un accordo di solidarietà tipo B in deroga sino al 2016 consentirà ai lavoratori di Almaviva, di tamponare la questione dello "stop" ai contratti di solidarietà decisi dall'Inps a seguito della riclassificazione dell’azienda dal settore Industria ai Servizi

Un accordo di solidarietà tipo B in deroga sino al 2016 consentirà ai lavoratori di Almaviva, di tamponare la questione dello "stop" ai contratti di solidarietà decisi dall'Inps a seguito della riclassificazione dell’azienda dal settore Industria ai Servizi. È questo il risultato del faccia a faccia romano tenutosi oggi tra le RSU nazionali e l' azienda. A rischiare, in queste settimane, sono soprattutto le migliaia di lavoratori delle sedi di Catania (con 1200 dipendenti più 600 precari), Palermo, Roma, Milano, Napoli e Rende.

L'accordo consentirà dunque di allungare i tempi sino al maggio 2016, ma già a gennaio i sindacati accenderanno una vertenza che punta ad ottenere su 2 risultati: ammortizzatori sociali ordinari e non in deroga, e rispetto del art.24 bis mai applicata dal 2012 che regola le delocalizzazioni delle attività tramite obbligatorietà di comunicazione da parte delle aziende ai ministeri di competenza di spostamenti di lavoro all'estero. Il contratto di solidarietà di tipo b prevede un trattamento di integrazione del 50 per cento (invece del 70 per cento) da dicembre. Per i mesi di dicembre e gennaio saranno invece garantiti stipendi e tredicesima.

"È di certo un punto a nostro favore ma non è la soluzione. Gennaio sarà il mese della lotta e dello sciopero nazionale per i lavoratori di Almaviva, compresi dunque quelli di Catania - commenta il segretario generale della Slc Cgil di Catania, Davide Foti- protesteremo davanti il ministero e chiederemo l'apertura di un apposito 'tavolo' su regole e applicazioni delle leggi nel settore. Stigmatizziamo, sindacati e lavoratori, la presa di posizione dell'Inps e ribadiamo la latitanza della Regione Sicilia, ma anche del Comune di Catania, rispetto ad una crisi di una delle aziende più importanti e grandi del nostro territorio. Non si possono ignorare quasi duemila famiglie coinvolte in un caso che rivela come il diritto al lavoro nel nostro Paese diventi sempre più un terreno di lotta anziché un dato di fatto vigente in una normale democrazia ".

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