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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Guardia costiera a caccia di novellame, multe per oltre 127 mila euro

La capitaneria di porto di Catania ha sequestrato 550 chili di bianchetto rinvenuti all’interno di un furgone isotermico presso il mercato di Acitrezza

Si è conclusa nella notte di domenica l’operazione della Guardia Costiera denominata, non a caso, “Ora Legale”. I militari della direzione marittima di Catania, nel periodo compreso dal 23 al 26 marzo, hanno intensificato le verifiche sulla filiera ittica andando a caccia di novellame, la cui vendita e pesca è vietata in questo periodo.

In mare i mezzi navali hanno perlustrato le acque per reprimere ogni forma di pesca illegale, mentre sulla fascia costiera è stata controllata la filiera commerciale, dai punti di sbarco fino ai ristoranti e agli esercizi commerciali. Lo scopo delle verifiche è stato finalizzato all’accertamento della corretta applicazione delle norme nazionali e comunitarie sulla commercializzazione del novellame, sulla rintracciabilità ed etichettatura dei prodotti e sulla loro conservazione, per reprimere eventuali frodi.

Le sorprese non sono mancate. Gli ispettori hanno scritto 35 verbali di contestazione, con sanzioni per oltre 127 mila euro, fatto 11 denunce all’autorità giudiziaria e sequestrato circa 2200 chili di pesce in tutta la Sicilia orientale. La capitaneria di porto di Catania ha sequestrato 550 chili di bianchetto rinvenuti all’interno di un furgone isotermico presso il mercato di Acitrezza. Il prodotto ittico, una volta verificatane l’idoneità al consumo, è stato interamente devoluto in beneficenza agli enti caritatevoli della zona.

Di particolare rilievo il sequestro eseguito a Milazzo presso il casello di Villafranca tirrena. Dentro alcune casse di polistirolo era nascosto un quantitativo di novellame di sarda pari a 1194 chili e 20 cassette contenenti 115 chili di gambero, destinati al mercato di Palermo e Trapani. L’intero quantitativo del prodotto sequestrato è stato sottoposto a visita da parte del servizio veterinario dell’ASP che lo ha ritenuto non idoneo al consumo umano, in quanto di dubbia provenienza, disponendone la distruzione.

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