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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca Cappuccini / Via Cappuccini

Cooperative sociali costrette a chiudere, ultimo grido d’allarme

A denunciare questa drammatica situazione, durante un incontro presso la camera di Commercio, sono stati il presidente di Legacoop Giansiracusa, il direttore provinciale di Confcooperative Ventura e il presidente di Unicoop Contarino

Ancora pochi mesi e le cooperative sociali di Catania saranno costrette a chiudere”.  E’ questo il grido di allarme lanciato oggi dai rappresentanti di Agci, Confcooperative, Legacoop, Unci ed Unicoop, che rappresentano in città la totalità delle circa 40 cooperative sociali che operano per conto del Comune e che danno lavoro a circa mille addetti,  assistendo non meno di 6 mila utenti svantaggiati. Il credito complessivo vantato dalle coop sociali  si aggira oggi intorno a 21 milioni di euro.

Continua la protesta delle Coop sociali

Stamattina a denunciare questa drammatica situazione, durante un incontro con la stampa tenutosi alla camera di Commercio, sono stati il presidente di Legacoop Catania Giuseppe Giansiracusa, il direttore provinciale di Confcooperative Luciano Ventura e il presidente di Unicoop Rosario Contarino.

“A pagare il prezzo della crisi sono come al solito i servizi sociali e in particolare gli assistiti e le cooperative sociali con i loro lavoratori – hanno dichiarato i rappresentanti delle centrali cooperative - quelle coop sociali che fin qui hanno nei fatti finanziato l’Amministrazione anticipando con proprie risorse il costo del servizio pur di darvi continuità e rispondere così alle esigenze di assistenza dell’utenza”.

I rappresentanti delle centrali cooperative, ma in sala erano presenti anche molti presidenti di cooperative che operano nel sociale, hanno chiesto un tavolo di confronto istituzionale con il Comune di Catania e il neo presidente della Regione Rosario Crocetta per trovare in tempi rapidi una soluzione che permetta il pagamento degli arretrati e la pianificazione sicura dei pagamenti futuri.

 “Il ritardo di pagamento del Comune nei confronti delle cooperative sociali – hanno continuato i rappresentanti delle associazioni di categoria - è mediamente di sette mesi, nonostante la normativa regionale imponga pari dignità di trattamento per i lavoratori comunali e quelli delle cooperative sociali. Eppure queste sono pagate dopo il personale dell’amministrazione, dopo le municipalizzate, dopo le imprese di pulizia, dopo tutti. Le cooperative hanno fin qui anticipato i corrispettivi ai lavoratori ed i costi per assicurare i servizi”.

A spiegare come la situazione sia ormai giunta ad un punto di non ritorno sono stati i presidenti delle coop sociale  etnee raccontando le difficoltà che le loro aziende devono affrontare giorno per giorno per garantire stipendi agli operatori e servizi agli assistiti.

Storie di ordinaria disperazione di aziende che cercano di lavorare rispettando le regole senza che la controparte faccia lo stesso.

“Ogni nucleo familiare a cui fa capo ogni singolo lavoratore delle cooperative sociali, adesso non c’è la fa più a reggere il peso delle difficoltà, dei conti da pagare e dei costi familiari ai quali non riesce a fare fronte – ha spiegato il direttore di Confcooperative Luciano Ventura -  l’Amministrazione deve prendere atto di una situazione che è ormai al limite della sostenibilità.  Le cooperative sociali ed i loro lavoratori vogliono risposte chiare. Pagare il corrispettivo di un mese, quando ne mancano all’appello altri sei non risolve il problema”.

“Il Comune trovi la soluzione, dica la verità ai suoi cittadini, se può sostenere o meno la spesa per i servizi sociali – ha dichiarato il presidente di Legacoop Giuseppe Giansiracusa – promuova un piano vero sui servizi sociali dato che delle tante annunciate rivoluzioni gli assistiti non se ne sono ancora accorti e men che meno se ne sono accorte le cooperative. Il settore sociale a Catania è al collasso e per questo noi rivolgiamo un appello accorato alle Istituzioni a partire dalla Regione, dalla Prefettura e dalla Curia Arcivescovile. I lavoratori del sociale e gli assistiti non possono più aspettare.”

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