rotate-mobile
Cronaca

Covid, chiusa l'indagine sui dati inesatti sull'andamento dell'epidemia in Sicilia

Secondo l'accusa, sulle piattaforme informatiche regionali e ministeriali, nei mesi scorsi sarebbero stati caricati dati non esatti. Ed alla luce dei numeri comunicati, la Sicilia fu classificata a rischio basso e non moderato, a ridosso delle feste di Natale del 2020. Sono cadute, invece, le contestazioni relative ai dati falsi sui decessi "in quanto prive di rilievo penale"

E' stata chiusa l'inchiesta sui dati Covid falsificati che sarebbero stati comunicati dall'assessorato regionale alla Salute della Regione Siciliana al ministero e all'Iss. L'avviso di conclusione dell'indagine è stato firmato dal procuratore aggiunto di Palermo, Sergio Demontis. La tesi dell'inchiesta, partita da Trapani e poi trasferita ai magistrati di Palermo, è che nei mesi scorsi sarebbero stati caricati dati falsi sull'epidemia Covid nell'Isola. Sei sono gli indagati per falso in concorso: l'assessore regionale alla Salute Ruggero Razza, l'ex dirigente generale del Dipartimento regionale per le attività sanitarie e osservatorio epidemiologico (Dasoe) Maria Letizia Di Liberti, il direttore del servizio quattro del Dasoe, Mario Palermo, Salvatore Cusimano dipendente dell'assessorato regionale all'Industria e nipote di Di Liberti e da lei chiamato a lavorare al suo fianco, Emilio Madonia, dipendente di una società privata che si occupava della gestione del flusso dei dati sul Covid, Roberto Gambino, dipendente dell'Asp di Palermo e distaccato al Dasoe. Di Liberti e Madonia devono rispondere anche per "avere indotto in errore il Ministero alla Salute attraverso la comunicazione di dati falsi sull'emergenza pandemica".

L'accusa

Secondo l'accusa, sulle piattaforme informatiche regionali e ministeriali, nei mesi scorsi sarebbero stati caricati dati inesatti sul monitoraggio dell'epidemia in Sicilia. Il Ministero della Sanità e l'Istituto superiore di Sanità, alla luce di questi dati, classificarono la Sicilia a rischio basso e non moderato nella settimana dal 14 al 20 dicembre 2020. Sono cadute invece le contestazioni relative ai dati falsi sui decessi "in quanto prive di rilievo penale". Quando l'inchiesta fu resa nota, un anno fa, l'assessore Ruggero Razza annunciò le sue dimissioni, poi ritirate rientrando nel suo ruolo istituzionale. Tra le frasi contenute nelle intercettazioni che riguardano lui stesso e la dirigente Maria Letizia Di Liberti, c'era un riferimento ai decessi "da spalmare un poco" su più giornate.

Razza si difende: "Le discrasie venivano recuperate settimanalmente"

"L'avviso di conclusione delle indagini è un atto a garanzia della difesa. Da una prima lettura delle contestazioni - afferma l'assessore Razza - sembrerebbe che le indagini abbiano consentito di accertare che non c'è mai stata una valutazione erronea sulla fascia di collocazione della nostra Regione da parte del Ministero, come originariamente ipotizzato, che nessuna 'zona rossa' è stata rinviata e occultata. Oggi - aggiunge - vengono in evidenza alcune discrasie sul form giornaliero che, come mi è sempre stato spiegato, venivano recuperate settimanalmente e che, pertanto, non hanno determinato alcuna incidenza sul quadro epidemiologico. Su queste - continua - lavoreremo con i consulenti tecnici anche perché permane una divergente valutazione con l'Ufficio del Pubblico Ministero sul computo dei dati, che non potevano a nostro avviso essere considerati a cadenza giornaliera, come previsto e come nei fatti operato da tutte le altre Regioni. Speriamo di poterlo adesso ulteriormente chiarire - conclude l'assessore regionale alla Salute - nel corso della fase di difesa che si apre con l'avviso notificato, mantenendo la stessa ottica di rispetto dell'attività degli inquirenti e di confronto tra tesi giuridiche divergenti che abbiamo seguito sino ad ora".

Claudio Fava all'attacco: "Razza ha tradito il patto di lealtà con i siciliani"

"Al di là del rilievo penale, sul quale altri giudici dovranno pronunciarsi, le accuse della procura della Repubblica di Palermo nei confronti dell'assessore Razza e dei suoi più stretti collaboratori confermano un fatto, in sé moralmente più grave dell'ipotesi di reato. Quello cioè che sulle piattaforme informatiche del ministero della Salute e dell'Istituto superiore di sanità furono caricati dati falsi sul Covid". Lo afferma in una nota il presidente della commissione Antimafia dell'Assemblea regionale siciliana, Claudio Fava, che anche un anno fa fu tra i primi a puntare il dito contro Razza. "Di fronte a questa certezza, non può che indignare il tradimento del patto di lealtà con i siciliani rispetto alla tutela della loro salute - aggiunge Fava -. Indignazione che va ben oltre il 'disegno criminoso' di cui parla la procura. Qualunque cosa decisa di fare Razza, da oggi moralmente non è più l'assessore alla salute di alcuno".

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Covid, chiusa l'indagine sui dati inesatti sull'andamento dell'epidemia in Sicilia

CataniaToday è in caricamento