Disturbi alimentari e la luce in fondo al tunnel: la tesi della catanese Nunzia Barbera
La ragazza, 22 anni e originaria di Bronte, ha realizzato un lavoro su un problema che affligge oltre 200 mila persone in Sicilia. Lei stessa soffre di anoressia a seguito di un episodio di cyberbullismo ma ha trovato la forza di parlare e di affrontare il problema trovando speranza e offrendo soluzioni
Lo scorso 15 marzo si sono tenute diverse iniziative in occasione della giornata nazionale contro i disturbi dell'alimentazione. A contraddistinguere la riccorenza è un fiocchetto lilla: la giornata è stata promossa per la prima volta nel 2012 da un'associazione ligure e l’iniziativa è partita da un padre, Stefano Tavilla, che ha perso la figlia Giulia a soli 17 anni per bulimia (in lista d’attesa per ricovero in una struttura dedicata) e ricorre proprio a marzo quando la ragazza non ce la fece.
La storia che arriva da Bronte è quella di Nunzia Barbera, una ragazza di 22 anni che sta combattendo contro un disturbo alimentare, l'anoressia, e che ha trovato la forza di dedicare la sua tesi di laurea proprio per sviscerare cosa comporti attraversare questo tunnel. Nunzia infatti è una studentessa dell'Accademia delle Belle Arti e si è laureata nel settembre del 2021 realizzando un percorso fotografico, di cui anche lei è stata modella, e un tool visuale per prendere coscienza dell'eventuale esistenza di disturbi alimentari.
"E' opinione comune che i disturbi alimentari - ci racconta la studentessa- riguardino solo le donne. Invece ci sono tanti casi tra gli uomini e purtroppo sono in aumento. La mia tesi mi ha fatto prendere coscienza e mi ha fatto capire molto. Io soffro di disturbi alimentari da 5 anni da quando dopo un episodio di cyberbullismo ho iniziato ad avere paura del cibo e timore del mio corpo".
La tesi raccoglie, infatti, diversi scatti esemplficativi del rapporto tra corpo e cibo scavando nei meandri dell'anima e della mente. "La consapevolezza è fondamentale - prosegue Nunzia Barbera -. Il punto principale è che chi ha questi problemi è diviso a metà tra la voglia di uscirne e l'altra metà con le proprie paure. C'è un dolore intrinseco e il corpo diventa quasi una prigione".
Con il professore Di Silvestro la studentessa ha compiuto un viaggio fotografico sul dolore aggiungendo poi nella seconda parte anche le modalità per capire il fenomeno: "Prima c'è il dolore e la presa di coscienza e poi ho sviluppato un software che può essere un aiuto come strumento diagnostico. Con le immagini l'arte non esprime solo il dolore ma aiuta. Il corpo femminile delle foto è il mio e ciò mi ha aiutata ancora di più a essere consapevole. Credo che serva molto così come serva molto l'aiuto della famiglia".