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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca

Il libro mastro dello spaccio, così Gaetano Rizzo impartiva gli ordini dal carcere

Lo custodiva nella sua casa, in cucina, sopra un mobiletto. Un documento contabile preciso. Da qui l’inchiesta "Koala" della Procura di Catania che, oggi, ha portato alla custodia in carcere per 14 indagati, agli arresti domiciliari per uno e all'obbligo di dimora e di presentazione alla polizia giudiziaria per altri due

Annotazioni e appunti vari con nomi e numeri di telefono. Un libro mastro con il quale Gaetano Rizzo gestiva un proficuo traffico di stupefacenti, secondo un rinnovato schema operativo. Lo custodiva nella sua casa, in cucina, sopra un mobiletto. Da qui l’inchiesta "Koala" della Procura di Catania che, oggi, ha portato alla custodia in carcere per 14 indagati, agli arresti domiciliari per uno e all'obbligo di dimora e di presentazione alla polizia giudiziaria per altri due.

Il libro mastro

Un vero e proprio documento contabile con cifre inserite accanto ad ogni nome di persona o alias, riconducibili al corrispettivo della sostanza stupefacente venduta. Dall'esame del documento, gli inquirenti hanno notato che le annotazioni erano scritte con grafie differenti e che alcune cifre per importi rilevanti, accostate a delle lettere dell'alfabeto, facevano supporre il riferimento ai fornitori di cocaina di Rizzo. A redigere il documento avrebbe, infatti, contribuito "una persona di fiducia", ovvero la compagna di Rizzo, Lorena Livio, peraltro presente in casa al momento della perquisizione dei carabinieri.

Una contabilità dell'associazione meticolosa gestita da un'organizzazione stabile. L'incasso sarebbe stato di circa 10.000 euro settimanali a fronte di un presunto approvvigionamento di 14.000 euro mensili di cocaina. Ad esempio la lettera B era accostata alla cifra di 10.750,00 e ad un numero telefonico evidenziato nella rubrica del telefono di Rizzo, dove era presente la registrazione della stessa lettera B. 

Una rubrica di 69 persone che, a vario titolo, avevano rapporti di commercio di stupefacenti con Rizzo. Acquirenti e fornitori, gestiti grazie a persone fidate. E gli ordini venivano impartiti direttamente dal carcere. Rizzo, infatti, si serviva di uno o più telefoni cellulari attraverso i quali, dall'interno dell'istituto penitenziario di Caltagirone, continuava a mantenere salvi e assidui i contatti con i suoi collaboratori esterni, dirigendone le attività.

Le intercettazioni

"Dieci meno venti 'formaggio', ventuno e mezza 'giardiniere'...l'ultima chiamata alle 10 meno un quarto è...fino alle dieci devo stare". Così la compagna di Rizzo durante una delle tante telefonate intercettate, rispettando le direttive sui "turni" impartite da lui che, consapevole che la conversazione potesse essere ascoltata dal personale della polizia penitenziaria, chiamava "pub" l'attività di spaccio svolta: "... però il pub chiudilo verso le dieci di sera, che io esco tra un anno...". Oltre agli orari dello spaccio, Rizzo dediceva anche a quale fornitore di stupefacente i sodali dovevano fare riferimento. Una struttura verticistica precisa, una distinzione dei ruoli che garantiva una continuità dello spaccio. E ancora, un linguaggio criptico comune e condiviso, un luogo fisico dove nascondere o confezionare lo stupefacente e una solidarietà tra gli appartenenti al sodalizio. Nulla lasciato al caso.

E la cosa più importante, l'esistenza di una cassa comune nella quale confluivano i proventi del commercio di stupefacenti e che serviva a soddisfare  esigenze e spese del gruppo. Il riferimento alla cassa è proprio in alcuni litigi telefonici intercettati tra Rizzo e la compagna. Rizzo la rimprovera di trafficare con i suoi soldi e Lorena replica stizzita che proprio grazie a questa cassa era riuscita a "mantenerlo" in carcere.

Le misure di custodia

In carcere, secondo la decisione del Gip Simona Ragazzi, 14 persone: Calì Danilo Angelo (irreperibile all’estero); Cannavò Sergio; Crisafi Nicola detto "bummitta"; Faraci Luigi; Livio Lorena Giovanna Antonina; Musumeci Alessia; Pappalardo Giuseppe; Pulvirenti Ernesto detto "Nino"; Rizzo Gaetano; Rizzo Ivan; Scardaci Pio Giuseppe; Strano Gioacchino; Strano Salvatore; Ucchino Antonino detto "il messinese"; Zappalà Daniele Carmelo. Arresti domiciliari, invece, per Privitera Francesco. Infine, deciso l’obbligo di dimora nel comune di attuale domicilio e l’obbligo di presentazione alla Polizia giudiziaria due volte a settimana per Allegra Maria Stefania e Cannavò Salvatore.

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