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Cronaca

Truffe per falsi incidenti stradali, chiesto il giudizio per 77 persone

Tra gli indagati, unitamente a pregiudicati e gente comune, figurano un medico ortopedico, un medico legale, due infermieri professionali, un assistente socio-sanitario, un fisioterapista, un consulente assicurativo e due avvocati

Rinvio a giudizio per 77 persone ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alle frodi assicurative, falsa testimonianza, frode assicurativa, accesso abusivo ad un sistema informatico e reati in materia di falso.

Le indagini, condotte dalla squadra mobile, hanno evidenziato l’esistenza di una associazione per delinquere finalizzata alle truffe ai danni di compagnie assicurative, avente quale promotore ed organizzatore Antonino Arena, conosciuto come “Nino ‘u fungiutu” o “ ‘u puppittaru”.

"Si tratta di uno stralcio, con conseguente approfondimento investigativo, di quelle che l’8 maggio del 2012 avevano dato luogo all’operazione 'Nuovo corso' durante la quale era stata disarticolata l’organizzazione mafiosa dei Cursoti, della quale faceva parte Antonino Arena, con il successivo sequestro, eseguito il 15 aprile 2013, di beni mobili e immobili a carico dello stesso Arena", si legge nella nota della Questura.

Le truffe venivano poste in essere inscenando falsi incidenti stradali con danni a cose e persone, grazie alla complicità di consulenti assicurativi, avvocati, medici ed altro personale sanitario. E’ stato messo in luce un articolato sistema basato o sulla falsa dichiarazione resa al Pronto Soccorso da persone che facevano ricorso alle cure ospedaliere e che riferivano di avere subito traumi a seguito di incidenti stradali, in verità dovuti a eventi diversi, o sulla manomissione dei sistemi informatici per il rilascio di certificati di Pronto Soccorso non veritieri, dai quali sarebbero emersi traumi in realtà inesistenti. Le prime certificazioni non veritiere venivano poi implementate con altra documentazione, altrettanto falsa, relativa a visite specialistiche, nonché al rilascio di testimonianze mendaci.

Lo “schema tipo" di falso sinistro prevedeva il coinvolgimento di un danneggiato fisico - che poteva o meno coincidere con il proprietario del mezzo danneggiato - un responsabile dell’incidente (assicurato) ed un testimone. In alcuni casi gli indagati avevano assunto posizioni differenti in relazione a diversi incidenti.

Tra i diversi casi esaminati si riscontrava che persone che in base alla documentazione acquisita risultavano essere state vittime di incidente stradale, con conseguente frattura della gamba e relativa ingessatura, circolavano tranquillamente per le strade del centro a bordo di motociclo senza alcun presidio ortopedico. In altro caso, ad esempio, il conducente di un motociclo che figuratamente aveva riportato fratture multiple per essere stato investito da un’autovettura, in realtà, aveva perso il controllo del proprio mezzo a causa di un cane che aveva attraversato la strada e che il referto redatto correttamente da personale dell’autoambulanza intervenuto era stato falsificato e, nella parte relativa alle cause dell’incidente ed alle parti coinvolte, la trascrizione “moto-cane” era stata sostituita con quella “moto-auto”.

"Le indagini si sono rivelate particolarmente lunghe e complesse essendo state acquisite presso gli ospedali cittadini e diverse compagnie assicurative - che hanno presentato querela per truffa - numerosissimi fascicoli relativi a cartelle mediche ed infortuni stradali per una buona parte dei quali erano state liquidate cospicue somme di denaro che venivano suddivise tra gli “attori” coinvolti. In relazione ad uno dei sinistri esaminati la somma liquidata ammontava a 100.000,00 euro", si legge nella nota.

Le indagini hanno evidenziato che Arena - soggetto affiliato al clan dei Cursoti fatto, per il quale è stato già condannato in primo grado per lo stesso periodo dei fatti in contestazione - era capo e promotore di una vera e propria organizzazione dedita alle truffe assicurative - composta da persone a lui legate dal vincolo di appartenenza allo stesso ambiente malavitoso, che si avvaleva del contributo e della collaborazione stabile di insospettabili professionisti. Tutti si muovevano in stretta sinergia con il fine di predisporre documentazione idonea a fronteggiare un eventuale giudizio civile ed ai controlli operati dalle compagnie assicurative, che in taluni casi avevano avviato approfondimenti sulla dinamica degli incidenti. Tra gli indagati, unitamente a pregiudicati e gente comune, figurano un medico ortopedico, un medico legale, due infermieri professionali, un assistente socio-sanitario, un fisioterapista, un consulente assicurativo e due avvocati.

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