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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Femminicidio Giordana Di Stefano, condanna a 30 anni per Luca Priolo

Il 7 ottobre del 2015 uccise l'ex fidanzata con 48 coltellate nella sua auto perché la giovane mamma e danzatrice aveva rifiutato di ritirare la denuncia per stalking a suo carico

Trent'anni di reclusione. E' questa la sentenza emessa dal Gup Rosalba Recupido del tribunale di Catania nei confronti di Luca Priolo, ex fidanzato e assassino di Giordana Di Stefano,  processato con il rito abbreviato. Il 26enne il 7 ottobre del 2015 ha ucciso barbaramente la giovane mamma dalla quale aveva avuto una bambina, oggi di 6 anni,  proprio un giorno prima dell'udienza per stalking a suo carico. La piccola Asia adesso porta il cognome Di Stefano, grazie alla battaglia condotta dalla madre di Giordana, Vera Squatrito, che da anni lotta per avere giustizia per sua figlia e per tutte le vittime di femminicidio.

La relazione, le minacce, lo stalking

Giordana ha conosciuto il suo assassino quando aveva 15 anni. Luca era il suo primo amore. Poco dopo è rimasta incinta, una gravidanza tanto voluta dalla giovane danzatrice quanto osteggiata dall'allora fidanzato. Il giorno dell'omicidio Giordana e Luca non stavano più insieme da tempo, ma condividevano una figlia, la piccola Asia, che allora aveva solo quattro anni. Così come ci ha raccontato la mamma, Vera Squatrito, Giordana per anni aveva vissuto una relazione conflittuale con il ragazzo, aveva subìto una gelosia eccessiva, morbosa, e tante, troppe limitazioni. Dopo aver lasciato il ragazzo Giordana aveva deciso di crescere sua figlia da sola e di continuare a dedicarsi alla danza, la sua grande passione. Ma quell'abbandono Luca non lo aveva mai accettato davvero: così Giordana veniva continuamente ossessionata da messaggi, telefonate, appostamenti, ingressi in casa di notte, richieste di ogni genere per riallacciare la relazione. La giovane allora, dopo una serie di episodi allarmanti, nel 2013 aveva scelto di denunciare l'ex fidanzato per stalking. 

Il femminicidio e la fuga dell'assassino

 Luca Priolo ha ucciso Giordana con 48 coltellate 24 ore prima dell'inizio del processo per stalking, avvicinandola con l'ennesima richiesta di chiarimento. Giordana è stata massacrata nella sua auto tra la notte del 6 e la mattina del 7 ottobre, trovata poche ore dopo dai carabinieri che la stavano cercando a seguito della denuncia di scomparsa della madre Vera, che da tempo temeva per la vita di sua figlia. Priolo dopo l'omicidio ha tentato la fuga, ma è stato fermato a Milano e ha confessato l'omicidio, negando però la premeditazione. L'assassino ha parlato di un "raptus" non programmato dopo la decisa scelta della ragazza di non ritirare la denuncia per stalking nei suoi confronti.

Il processo e la perizia psichiatrica: "Priolo era lucido"

Luca Priolo è stato processato con rito abbreviato e il Gup ha deciso che l'assassino fosse sottoposto a perizia psichiatrica. Per i periti Priolo  "era lucido" quando ha accoltellato la giovane mamma. "Non si evincono elementi di piscopatologia che possono avere scemato la sua capacità di intendere o di volere, né prima, né durante, né dopo l'evento delittuoso" si legge nella relazione dello psichiatra che ha esaminato il profilo psicologico dell'omicida. Per questa ragione il Pm Alessandro Sorrentino aveva chiesto per Luca Priolo l'ergastolo, che con il rito abbreviato scelto dall'imputato equivale a 30 anni di reclusione, così come deciso in primo grado dal tribunale etneo. 

L'avvocato Ignazio Danzuso: "Giustizia è stata fatta"

Subito dopo la lettura della sentenza, attesa in un clima di grande tensione, l'avvocato della famiglia di Giordana, il legale Ignazio Danzuso ha detto: "Abbiamo ottenuto tutto ciò che è previsto dalla legge in un processo con il rito abbreviato, ovvero 30 anni e sono state riconosciute anche tutte le aggravanti, fra cui la premeditazione dell'omicidio e la crudeltà". La madre di Giordana, Vera Squatrito, visibilmente provata ha affermato: "E' stato dato il giusto rispetto a mia figlia, continuerò a lottare affinché questi assassini abbiano pene severe e certe. Spero che i trent'anni vengano confermati anche in appello e in cassazione".

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