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Martedì, 19 Marzo 2024
Cronaca

La festa di Sant'Agata entra nel vivo: i luoghi da visitare e le leggende da scoprire

A svelarci qualche itinerario da non perdere è la professoressa Maria Teresa Di Blasi, Presidente BCSicilia e grande conoscitrice delle tradizioni Agatine. Il Museo Diocesano di Catania o la Chiesa di Sant'Agata La Pedata di Palermo. E ancora la leggenda dell'impronta che si trova nella Chiesa del carcere e di quella che si trova custodita a Mascali insieme alle impronte dello zoccolo del diavolo

Sant'Agata ritorna tra la gente. Entra nel vivo quella che è considerata la terza festa religiosa più famosa al mondo, dopo la Settimana Santa di Siviglia e la Festa del Corpus Domini di Guzco in Perù. Una delle processioni più importanti e partecipate tanto da essere stata dichiarata, nel 2005, patrimonio dell'Unesco, come Bene Etno-antropologico della città di Catania. E, dopo due anni di restrizioni a causa della pandemia, quest'anno le aspettative sono tante. Ma anche i dubbi, vista la delicata crisi istituzionale che sta attraversando la città.

Si prevede una grande  partecipazione di cittadini e turisti ad una festa che sembra non finire mai. Dal 3 al 6 febbraio, tanti i momenti da non perdere. I fuochi d’artificio in piazza Duomo, la Messa dell’Aurora, la processione alla marina, la salita dei Cappuccini e quella di Sangiuliano e, infine, il canto delle suore di clausura. 

199609_1004212964613_8089920_nE sono tanti anche i luoghi dedicati al culto di Sant'Agata, da visitare prima o durante la festa. A svelarci qualche itinerario da non perdere è la professoressa Maria Teresa Di Blasi, Presidente BCSicilia e grande conoscitrice delle tradizioni Agatine. Il Museo Diocesano, prestigiosa sede barocca, con i suoi arredi liturgici legati a Sant’Agata e le preziose opere, ad esempio. "Qui é visibile la bellissima Vara di Sant'Agata, il fercolo realizzato totalmente in argento. Bellissime le sale, ad esempio, quella dedicata alla Santa con preziosi reperti come l'antica porta di legno che chiudeva la 'cammaredda', la nicchia della Cattedrale dove vengono riposte le reliquie, poi sostituita da una porta più pesante. Presenti anche frammenti del fercolo di Sant'Agata che fu bombardato durante la seconda guerra mondiale e che si conservano nelle vetrine". E, ancora, tra le realizzazioni più preziose c'è il paliotto (rivestimento che copre la parte anteriore dell’altare) realizzato dallo scultore messinese Saverio Corallo nel 1726, che decorava originariamente l’altare maggiore della Cattedrale. "Sulla cornice superiore, da sinistra a destra, si notano alcune scene, come il processo, la fustigazione, il taglio delle mammelle, la visita di San Pietro ad Agata in catene e il rogo", aggiunge.

La storia di Sant'Agata è il simbolo della forza di tutte le donne, affette da patologie al seno o che hanno subito violenze fisiche e psicologiche dai propri aguzzini. Una storia tristemente attuale. Ma c'è una caratteristica che la distingue dalle altre Sante. "C'è un continuo riferimento ai suoi piedi, al suo camminare, al suo incedere da qualche parte - spiega Di Blasi - Non solo la leggenda  dell'impronta che si trova nella Chiesa del carcere, ma pensiamo anche che a Palermo c'è la Chiesa di Sant'Agata La Pedata dove si conserva, dentro una teca, una incisione che rappresenta la cosiddetta 'pedata' della Santa martire: secoli fa, lasciando Palermo, vi poggiò il piede per allacciarsi il sandalo e di conseguenza lasciò impressa sulla pietra stessa miracolosamente ammorbidita, la sua orma".

E ancora ci sono paesini del Nord dove si narra la leggenda che Sant'Agata lasciò la sua impronta sulla neve. Nella zona di Mascali, invece, c'è un luogo dove si dice siano conservate le impronte di Agata insieme a quelle dello zoccolo del diavolo. La leggenda racconta che un giorno mentre la giovane Agata, da Mascali si dirigeva verso Catania, vide il diavolo che cercava di tentarla, lei così chiese l’aiuto dell’Altissimo, riuscendo a far fuggire impaurito il Diavolo, sparendo nel nulla. "Sono chiaramente leggende ma è come se Agata volesse queste lunghissime processioni che, infatti, caratterizzano la festa in suo onore", commenta.

"Per quanto riguarda i giorni della festa - conclude Di Blasi - ognuno ha un momento che preferisce. Ma, ormai, tutta la festa è seguita con uguale attenzione dai catanesi. Quest'anno, ancora di più dopo lo stop forzato, si attende una grande partecipazione e confidiamo nella grande macchina organizzativa che c'è dietro". 

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