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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

FSI-CNI: Contro le aggressioni e la carenza degli Infermieri, presentate interrogazioni parlamentari

Contro le aggressioni e la carenza degli infermieri negli ospedali siciliani, sono state presentate due interrogazioni parlamentari proposte dal sindacato Fsi-Cni: una al Ministro degli Interni e una al Ministro della Salute

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di CataniaToday

Contro le aggressioni e la carenza degli infermieri negli ospedali siciliani, sono state presentate due interrogazioni parlamentari proposte dal sindacato Fsi-Cni: una al Ministro degli Interni e una al Ministro della Salute.
 
Per quando riguarda le aggressioni, lo scorso 1 agosto un'infermiera è stata aggredita al pronto soccorso dell'ospedale "Vittorio Emanuele" di Catania e sempre nello stesso ospedale un medico volontario è stato picchiato e minacciato dai parenti di un degente. Il 5 agosto a Palermo all'ospedale "Villa Sofia" i familiari di un uomo a cui era stato assegnato un "codice verde" hanno preso a pugni due infermieri. Una situazione insostenibile in merito alla quale il Coordinamento Nazionale Infermieri aderente alla Federazione Sindacati Indipendenti vuole trovare al più presto una soluzione.
 
“E’ ormai da tre anni che ci battiamo – spiega Calogero Coniglio, segretario regionale del Cni-Fsi e delegato regionale della Fsi – Abbiamo portato avanti lotte e denunce contro le aggressioni, segnalazioni ad aziende e regione sulla carenza infermieristica e sulle sottodimensionate dotazioni organiche. Ma non abbiamo ancora ottenuto risposte. Abbiamo così accolto con piacere la disponibilità del senatore Scavone: è un' occasione utile per portare le problematiche  della categoria in Parlamento dando così una rilevanza a livello nazionale”.
 
In particolare, la questione relativa alle aggressioni nei pronto soccorso è stata rimarcata dal Coordinamento Nazionale Infermieri (con nota prot. 121/14 del 17 febbraio 2014) alle nove Procure siciliane, ai prefetti ed ai sindaci di Palermo e Catania, nonché resa nota tramite diverse comunicazioni indirizzate alle Istituzioni ed alla stampa, ma sempre senza alcun riscontro.

“Abbiamo avanzato una richiesta di incontro al questore di Catania – precisa Coniglio - finalizzata alla reintroduzione delle postazioni di polizia in seno alle strutture di pronto soccorso dei presidi ospedalieri "Garibaldi", "Vittorio Emanuele" e "Cannizzaro" di Catania che risultano da tempo in perenne sovraffollamento e privi di vigilanza. Ma nulla”.
 
Per quanto riguarda la carenza degli infermieri negli ospedali, Coniglio precisa che il sindacato “ormai da tre anni denuncia continuamente a direzioni e stampa con fatti e numeri, la vergognosa situazione. Basta confrontare gli standard del personale infermieristico con le regioni del nord e chiedere ai cittadini siciliani. E’ sufficiente fare solo un esempio, in Sicilia siamo circa 38 Infermieri ogni 10 mila abitanti, ma basta spostarsi verso il Nord per rendersi conto della sproporzione, in Friuli Venezia Giulia sono 72 Infermieri ogni 10 mila abitanti. Continuiamo ad assistere a tagli nelle strutture e nelle corsie, non parte l’assistenza territoriale e le persone non riescono a farsi curare perché i ticket sono troppo alti e le liste d’attesa sono troppo lunghe. E’ necessario cambiare subito registro convocando le organizzazioni sindacali per discutere in merito alla riorganizzazione della rete ospedaliera. Altrimenti, si rischia lo sfascio della sanità siciliana”.
 
“Adesso – conclude Coniglio –chiediamo al Ministro dell'interno di attivarsi per la reintroduzione delle postazioni di polizia negli ospedali siciliani e al Ministro della Salute la soluzione per colmare la carenza infermieristica della regione rideterminando le sottodimensionate dotazioni organiche. Chiediamo di monitorare la situazione di emergenza nella quale, da tempo, giacciono le strutture ospedaliere dell’isola per riportare così gli ospedali ad essere quei luoghi sicuri dove garantire tranquillità ai pazienti ed ai professionisti che vi operano”.

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