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Cronaca

Fsi-Usae: contro aggressioni e carenza di Infermieri presentate due interrogazioni parlamentari

Contro le aggressioni e la carenza degli infermieri negli ospedali siciliani, sono state presentate due interrogazioni parlamentari proposte dal sindacato Fsi-Usae Federazione Sindacati Indipendenti aderente alla confederazione Unione Sindacati Autonomi Europei: una al Ministro degli Interni e una al Ministro della Salute

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di CataniaToday

Contro le aggressioni e la carenza degli infermieri negli ospedali siciliani, sono state presentate due interrogazioni parlamentari proposte dal sindacato Fsi-Usae Federazione Sindacati Indipendenti aderente alla confederazione Unione Sindacati Autonomi Europei: una al Ministro degli Interni e una al Ministro della Salute.
 
"E’ ormai da sei anni che ci battiamo – spiega Calogero Coniglio, segretario territoriale di Catania e Coordinatore Nazionale della Fsi-Usae – e siamo attenti a denunciare l'allarmante escalation delle aggressioni in danno al personale sanitario all’interno degli ospedali siciliani, vedasi, tra le richieste di intervento, la nota Prot. 121/14 del 17.02.14 con la quale si evidenziavano alcune aggressioni avvenute a Catania e a Palermo. Abbiamo così accolto con piacere la disponibilità dei senatori Scavone e Compagnoni: è un' occasione utile per portare nuovamente le problematiche  della categoria in Parlamento dando così una rilevanza a livello nazionale”.
 
“Inutili sono risultati i tentativi di confronto, dialogo, coordinamento e le richieste di azione dichiara Coniglio - indirizzate nell’ordine alle nove Procure siciliane, ai Prefetti ed ai Sindaci di Palermo e Catania, alla Stampa, al Questore di Catania, per ripristinare postazioni di Polizia quantomeno in seno alle strutture di pronto soccorso dei P.O. Garibaldi, Vittorio Emanuele e Cannizzaro di Catania, in perenne sovraffollamento e prive di controllo, al Presidente della Regione Sicilia, all’Assessorato alla Salute presso la Regione Sicilia, al Sindaco di Catania ed al Ministro della Giustizia”.
 
“Priva di concreto effetto, altresì, l’interrogazione a risposta scritta - 4/02620 del 07.08.2014 da noi promossa ed indirizzata al Ministero dell’Interno e della Salute. Da ultimo, un Dossier da noi denunciato ha quantificato, negli ultimi 5 anni, nei vari presidi ospedalieri siciliani, circa 48 aggressioni (41 denunciate proprio dalla nostra sigla sindacale): ben 12 nel 2015 e 14 nel 2016”.
 
“L’aggressione del 01.01.2017 al pronto soccorso del Vittorio Emanuele di Catania in cui un medico è stato massacrato per avere negato il rilascio, a soggetti non autorizzati, nel rispetto della legge, delle generalità di una paziente è un evento dal quale si evince una palese mancanza di sicurezza – continua Coniglio - laddove un gruppo di malviventi ha avuto facile ingresso e uscita dal pronto soccorso, pur in presenza di porta allarmata e codificata ed ha bloccato le uscite di sicurezza nelle more del pestaggio. Laddove, ancora, il pronto soccorso in questione è ubicato in pieno centro storico, in quartiere degradato, considerato a rischio, con alto tasso di pregiudicati e scarsa, se non nulla, presenza di unità di polizia locale, per cui l’adibizione di un presidio dell’esercito scoraggerebbe detti malviventi a porre in essere condotte criminose e restituirebbe, al presidio sanitario, come al personale ed agli utenti, sicurezza e adeguata tutela”.
 
“Abbiamo ritenuto – prosegue Coniglio - che le concause delle aggressioni possono individuarsi nei considerevoli tempi di attesa, soprattutto presso i pronto soccorso, atti a favorire esasperazione, nella insufficienza di posti letto, aggravata dalle misure del Governo Monti e del Decreto Balduzzi, nell’accesso indiscriminato di visitatori presso le strutture sanitarie, nella perdurante grave carenza di personale infermieristico che consegue a provvedimenti che, negli ultimi anni, hanno applicato considerevoli tagli alla spesa sanitaria, provocando ripercussioni sul sistema dell'offerta dei servizi a scapito della erogazione dei livelli essenziali di assistenza che continuano ad essere fruiti grazie all’abnegazione del personale sanitario in forze, sottoposto a stressanti condizioni di lavoro, nella scarsezza di vigilantes e di videosorveglianza, nella mancanza di postazioni di polizia se non di carattere amministrativo, nel mancato rispetto di misure normative volte alla prevenzione della violenza vedi la Raccomandazione n. 8/2007 Ministero della Salute e D.Lgs. n.81/2008”.
 
“Le Conseguenze di ogni episodio di aggressione si ripercuotono sugli operatori sanitari anche a livello psicologico, comportando un aumento della soglia abituale di stress ed incidendo, negativamente, sulla dignità del lavoratore, sull’ambiente di lavoro e sulla qualità delle prestazioni  sanitarie erogate. Non sottacendo che gli operatori sanitari, vittime di frequenti aggressioni, per tutelarsi, sono, oggi, obbligati a stipulare un’idonea assicurazione per i rischi derivanti dall’esercizio dell’attività professionale, in quanto l'azienda ospedaliera non copre la colpa grave”.
 
“Nell’interrogazione promossa abbiamo rilevato che ci si trova dinnanzi ad una progressione di violenze, difficilmente arrestabile in forma autonoma e risulta non oltremodo tollerabile lo stazionamento della attuale situazione di pericolo, destinata solo ad aggravarsi, apparendo non più rinviabile la necessità di disporre ed adottare valide soluzioni volte ad assicurare la sicurezza di chi opera per la salute dei siciliani. Per questa organizzazione sindacale la soluzione ideale andrebbe ricercata provvedendo con l’ampliamento del sistema di controlli, previo adibizione di postazioni di polizia, esercito, guardie giurate, aumento del personale, formazione del personale, rendendolo idoneo a rispondere a situazioni di pericolo ed un’incisiva campagna di sensibilizzazione del cittadino su ruolo e funzioni degli operatori sanitari”.
 
“Sulla carenza di personale infermieristico in Sicilia è una vergognosa situazione, siamo circa 38 Infermieri ogni 10 mila abitanti, ma basta spostarsi verso il Nord per rendersi conto della sproporzione, in Friuli Venezia Giulia sono 72 Infermieri ogni 10 mila abitanti e continuiamo ad assistere a tagli nelle strutture e nelle corsie, non parte l’assistenza territoriale e le persone non riescono a farsi curare perché i ticket sono troppo alti e le liste d’attesa sono troppo lunghe.“
 
“Abbiamo chiesto, con le interrogazioni parlamentari  presentate, quali iniziative, il Ministro dell’Interno e della Sanità, intendono, con impellenza, adottare al fine di monitorare la situazione di emergenza nella quale, da tempo, giacciono le strutture ospedaliere siciliane, allo scopo di arrestare e scongiurare il fenomeno delle aggressioni in danno agli operatori sanitari siciliani e riportare, all’interno degli ospedali, serenità ai pazienti ed ai professionisti che vi operano e medesime alle nove prefetture siciliane, al Presidente della Regione Crocetta, ai componenti dell’Ars, all’assessore della salute Gucciardi e ai Sindaci Bianco e Orlando con nota Prot. N. 2.052 del 4 gennaio 2017
 
“Per l’ennesima volta – conclude Coniglio – chiediamo al Ministro dell’Interno, nello specifico, se intende attivarsi per la reintroduzione delle postazioni di polizia soprattutto all’interno dei pronto soccorso del catanese e quelli più a rischio della Regione, che risultano da tempo privi di adeguata vigilanza e quali iniziative intenda adottare il Ministro della Salute al fine di assicurare un aumento del numero degli infermieri e personale sanitario e la modifica delle sottodimensionate dotazioni organiche per primarie esigenze assistenziali per scongiurare le drammatiche conseguenze che ne deriverebbero.”

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