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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Fucilate dinanzi al comune di Misterbianco: il consigliere Dc Paolo Arena ucciso per il "tradimento" ai Tuppi

Si fa chiarezza dopo 28 anni sull'assassinio di Paolo Arena avvenuto nel 1991. Grazie alle dichiarazioni di un pentito e a un pizzino sono stati scoperti i mandanti, gli esecutori e i contorni della misteriosa vicenda

Era il 29 settembre 1991 quando il piombo e il sangue finirono proprio dinanzi all'uscio del municipio di Misterbianco. Erano gli anni della mafia dei Tuppi e del Malpassotu e di una città rampante ed emergente proprio come una certa classe politica.

Dopo 28 anni, grazie all'operazione "Gisella", è stata scritta la parola fine alla vicenda dell'omicidio di Paolo Arena, consigliere comunale di Misterbianco della Democrazia Cristiana, freddato dai killer che scapparono a bordo di un'Alfa 75 e che non furono più trovati.

Chi era Paolo Arena

Consigliere, già assessore ai lavori pubblici (e quindi assessorato appetibile per interessi criminali) tra il 1980 e il 1985, dipendente dell'unità sanitaria locale 35 di Catania finita all'epoca sotto la lente degli investigatori per diverse opacità. Arena era un uomo politico noto e in auge nonché fedelissimo dell'onorevole Nino Drago e ben inserito nella corrente andreottiana della Democrazia Cristiana.

Si stava recando in una riunione e accanto a lui vi era un altro esponente della politica locale, il capogruppo Dc Paolo Reina che venne risparmiato dai killer. Una coincidenza? Fatto sta che qualche mese dopo l'omicidio di Arena si vedrà recapitare un avviso di garanzia per associazione mafiosa e favoreggiamento proprio per quel brutale assassinio. La sua posizione verrà poi archiviata.

I rapporti con la mafia

Il primo a parlare dei rapporti di certa politica con la mafia è Pietro Saitta. Il pentito, infatti, spiega ai magistrati dei collegamenti di Arena con le famiglie malavitose e viene tirata in ballo la vicenda dell'acquisto di un pozzo per l'approvigionamento idrico cittadino da parte del Comune. Un acquisto che sarebbe stato favorito da Arena a un prezzo molto superiore del reale prezzo di mercato, con un ingente guadagno per il boss.

A chiarire i rapporti tra il consigliere e la mafia ci ha pensato il procuratore Zuccaro: "Arena è stato ucciso poiché è transitato dal gruppo di Nicotra, i Tuppi, a quello del Malpassotu". Infatti dalle dichiarazioni del pentito Cavallaro si è ricostruita l'intera vicenda. Lo stesso collaboratore di giustizia, con Gaetano Nicotra come mandante - fratello di Mario, il boss ucciso nel 1989 -, è stato l'esecutore materiale dell'omicidio.

Video | L'intervista al procuratore Zuccaro

Omicidio che va inquadrato in un preciso periodo storico dei Tuppi. Il clan, avendo perso il suo leader assassinato nel 1989, aveva deciso di spostarsi in Toscana per riorganizzarsi e al contempo passare in rassegna tutti i "traditori" transitati con il Malpassotu e procedere alla loro eliminazione.

Tra questi vi era il politico della Dc. L'indicazione è contenuta in un pizzino, ritrovato a casa di Gaetano Nicotra e finito nelle carte processuali di un procedimento tenutosi a Firenze, dove vi era proprio il nome di alcune persone da eliminare e spiccava quello di Paolo Arena.

I contorni dell'omicidio

"La vicenda del pozzo non c'entra nell'omicidio Arena - hanno spiegato gli inquirenti nel corso della conferenza stampa -. Piuttosto tramite Arena il clan veniva prima a conoscenza di appalti e altri vantaggi. In quel periodo vi erano appalti per milioni e milioni di lire e la famiglia mafiosa gestiva un uomo politico con molto seguito nella Dc e vicino a noti politici".

Gli inquirenti infatti fanno riferimento ai fatti raccontati dal pentito Cavallaro e, con la comprova del pizzino, tratteggiano il quadro di un omicidio politico mafioso.

"Dopo qualche anno dall'omicidio - ha detto il procuratore Carmelo Zuccaro - si individuò un movente probabile, cioè il tradimento che i Nicotra addebitavano ad Arena. I Tuppi lo accusavano di aver voltato le spalle al gruppo appoggiando, per la concessione degli appalti, il gruppo di Orazio Pino riconducibile al Malpassotu. La svolta è stata data dalla collaborazione di Luciano Cavallaro e il pizzino ritrovato ci consente di avere una conferma documentale delle ragioni per cui i Nicotra decidono di uccidere Arena".

Orazio Pino, recentemente assassinato in Liguria, però non c'entra in questa indagine come ha chiarito lo stesso Zuccaro e quindi non vi sono ulteriori elementi che potrebbero aiutare a far luce su un omicidio altrettanto misterioso.

28 anni di misteri

Per quasi un trentennio, quindi, l'omicidio di Arena - in una città sconquassata dalla lotta tra i Tuppi e gli uomini del Malpassotu - rimarrà un mistero. Dalla Dc la narrazione è stata quella della "vittima di mafia". Al funerale del consigliere lo stesso Nino Drago disse che "Paolo Arena è stato assassinato perché ha voluto contrastare l’infiltrazione della criminalità organizzata nella vita amministrativa del comune di Misterbianco. Voglio ricordare la sua correttezza come pubblico amministratore e come uomo di partito”.

Addirittura poco dopo l'omicidio qualcuno, con un accento del Nord, telefonò all'Ansa rivendicando l'assassinio di Arena in nome delle Brigate Rosse.

Reina in consiglio comunale subito dopo i fatti di sangue seguirà la linea di Drago e parlerà di un "uomo che ha pagato con la vita il tentativo di opporsi alle infiltrazioni mafiose nel comune".

Però il comune di Misterbianco fu poi sciolto per infiltrazioni mafiose e altro sangue macchiò la città, come quello di un geometra dell'ufficio tecnico. Venne anche arrestato il comandante dei vigili urbani di allora con l'accusa di aver chiuso un occhio su alcuni abusi edilizi di Pulvirenti, alias il Malpassotu.

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