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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Giudici di pace, sciopero contro inerzia del governo sulla riforma

Si asterranno dalle udienze da oggi al 17 maggio,i vice procuratori onorari e i giudici onorari di pace addetti ai tribunali ordinari sciopereranno dal 13 al 17 maggio

I Giudici di pace si asterranno dalle udienze e dagli altri servizi di istituto da oggi, lunedì 6, al 17 maggio. I vice procuratori onorari e i giudici onorari di pace addetti ai tribunali ordinari sciopereranno dal 13 al 17 maggio. Ad annunciarlo sono le associazioni UNAGIPA, FEDERMOT, ANGDP e COGITA.

Lunedì prossimo, giorno 13, alle ore 10.30 si terrà un sit-in degli aderenti allo sciopero, davanti al tribunale di Catania in piazza Verga. L’astensione è determinata dalla “persistente inerzia del Governo circa il varo della riforma riguardante la magistratura onoraria, nonostante la previsione al punto 12 del Contratto di Governo del necessario superamento della Riforma Orlando”. Secondo le associazioni di categoria, “le proposte dei tecnici nominati dal Ministro Bonafede nel tavolo tecnico ministeriale istituito col dichiarato intento di condurre rapidamente alla individuazione di una proposta legislativa condivisa dalle categorie interessate, sono state completamente disattese. Il provvedimento normativo di superamento della legge Orlando -proseguono le sigle sindacali- doveva essere presentato alle associazioni per le loro osservazioni entro 20 giorni da quel 7 marzo, ed emanato entro le elezioni europee del 26 di maggio”. “E invece nessuna promessa è stata mantenuta”, denunciano UNAGIPA, FEDERMOT, ANGDP e COGITA. “Ad oggi –viene spiegato- non vi è stata alcuna convocazione del Tavolo tecnico o politico finalizzata all’esame dell’articolato, ma solo un rincorrere di voci contrastanti e non ufficiali. A ciò si aggiunge la sorprendente dichiarazione del Ministro Bonafede del 23 aprile scorso, durante una visita al Tribunale di Marsala, con la quale, nell’illustrare le nuove risorse che ha richiesto ed ottenuto per il comparto Giustizia, ha così definito la categoria: “La giustizia , finora ha funzionato anche grazie ai precari della magistratura, vice procuratori, giudici onorari. Noi abbiamo pensato anche a loro. Certo non diventeranno Magistrati, ma avranno una vita più dignitosa.”

Impariamo da tale imbarazzante asserzione –scrivono le associazioni di giudici di pace, vice procuratori e giudici di pace onorari- che anche il Ministro è a conoscenza del fatto che siamo “PRECARI” e quindi LAVORATORI e non semplici volontari come ci definisce la riforma Orlando e come continua a definirci la stessa tecnostruttura del suo ministero che ha scritto la riforma della magistratura onoraria per il suo predecessore. Il Ministro afferma che non diventeremo magistrati, nonostante lo siamo già e come tali amministriamo la giustizia” osservano. “I cittadini italiani devono sapere che le sentenze del primo grado di giudizio emesse negli ultimi trenta anni da giudici di pace e da giudici onorari di tribunale sono nulle poiché emesse da un NON MAGISTRATO in violazione della Costituzione e dell’Ordinamento Giudiziario che pur ci prevedono e disciplinano nel loro interno” sbottano UNAGIPA, FEDERMOT, ANGDP e COGITA. Neanche i suggerimenti formulati nei due comunicati dell’Associazione Nazionale Magistrati il cui avvicinamento alle istanze della nostra categoria –chiariscono- è stato tanto apprezzato dalle scriventi associazioni, sono stati tenuti minimamente in considerazione. Inaspettatamente, raggiunta tale inattesa “quadratura del cerchio”, a frapporre ostacoli al recepimento dell'accordo raggiunto con l'ANM è stato il Ministero della giustizia che lo aveva caldeggiato. Si assiste, infatti, al sovrapporsi di dinieghi provenienti sia dal vertice politico, incapace di reperire le pur modeste fonti di finanziamento di tale progetto unitario, sia dalla tecnostruttura, sin troppo ancorata alla difesa del testo congegnato nella precedente legislatura, i cui limiti applicativi e la cui inattuabilità politica –concludono le organizzazioni- appaiano ormai universalmente conclamati, rendendo evidente la necessità di un loro superamento nella direzione concertata da tutte le componenti della magistratura”.

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